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  • Giovedì 3 novembre 2016

Abu Bakr al Baghdadi ha parlato

In un messaggio diffuso questa notte, il leader dello Stato Islamico ha chiesto ai suoi di continuare a combattere e ha attaccato Arabia Saudita e Turchia

Abu Bakr al Baghdadi a Mosul, nel giugno 2014 (Militant video via AP)
Abu Bakr al Baghdadi a Mosul, nel giugno 2014 (Militant video via AP)

Nella notte tra mercoledì e giovedì lo Stato Islamico (o ISIS) ha diffuso un messaggio audio del suo leader Abu Bakr al Baghdadi, il primo dal dicembre 2015. Nel messaggio, Baghdadi ha parlato di una «guerra totale» e di un «grande jihad» e ha invitato i miliziani dello Stato Islamico a continuare a combattere contro le forze della coalizione internazionale, senza tirarsi indietro: «Non ritiratevi. Mantenere le posizioni con onore è mille volte più facile che ritirarsi con vergogna».

Baghdadi – stupendo diversi giornalisti e analisti – non ha fatto riferimento diretto alla battaglia di Mosul, la più importante tra quelle che sta combattendo lo Stato Islamico e quella che potrebbe condizionarne la sopravvivenza in Iraq. Ha parlato genericamente della provincia di Ninive, di cui Mosul è il capoluogo. Secondo Charlie Winter, esperto di comunicazione dello Stato Islamico, la scelta di Baghdadi non è stata casuale: è un tentativo di non dare eccessiva importanza a quella battaglia, per non doverne poi pagare troppo le conseguenze in caso di sconfitta.

Ci sono altri due passaggi significativi nel messaggio di Baghdadi. Il primo è l’invito a colpire con frequenza e violenza l’Arabia Saudita e la Turchia. Baghdadi ha invitato a lanciare un attacco dopo l’altro contro le forze di sicurezza saudite, i funzionari del governo, i membri della famiglia regnante Saud e i media nazionali: secondo Baghdadi, l’Arabia Saudita è colpevole di essersi alleata con le «nazioni infedeli nella guerra contro l’Islam e i musulmani sunniti in Iraq e in Siria». Baghdadi se l’è presa anche con la Turchia, che negli ultimi mesi ha avuto un ruolo molto più deciso e diretto nella guerra contro lo Stato Islamico: in Siria è entrata con i carri armati da nord, alleandosi con i ribelli dell’Esercito Libero Siriano per colpire i miliziani dell’ISIS e frenare l’espansione dei curdi del PKK (qui la spiegazione lunga); in Iraq sta addestrando alcuni sunniti e alcune truppe peshmerga vicino a Mosul per garantirsi un certo grado di influenza su quella zona una volta che lo Stato Islamico sarà sconfitto (qui una breve guida su chi sta combattendo a Mosul).

In un altro passaggio rilevante del messaggio, Baghdadi ha detto che i seguaci dello Stato Islamico non dovrebbero più cercare di raggiungere la Siria e l’Iraq, ma dovrebbero andare in Libia. Non è la prima volta che lo Stato Islamico invita i cosiddetti “foreign fighters” a non intraprendere il viaggio verso i territori iracheno e siriano e a trovare altri modi per contribuire al jihad: per esempio compiendo degli attacchi terroristici nei rispettivi paesi di appartenenza. Da diversi mesi il numero dei combattenti stranieri in Siria e in Iraq si sta riducendo molto, a causa soprattutto delle sconfitte militari subite dal gruppo. L’intenzione di Baghdadi sembrerebbe mantenere aperta una via di fuga in Libia, la più importante base dello Stato Islamico fuori dall’Iraq e dalla Siria.

Non si sa con esattezza quando sia stato registrato il messaggio: Baghdadi parla dell’uccisione di Abu Mohammad al Adnani, uno dei più importanti leader dello Stato Islamico la cui morte era stata annunciata ad agosto di quest’anno. Non si sa nemmeno dove si trovi ora Baghdadi. Negli ultimi giorni diversi giornali, tra cui qualche italiano, hanno scritto che Baghdadi si trova a Mosul, sulla base di una notizia ottenuta dal britannico Independent, che però non è sempre affidabile. La notizia non è stata ripresa o confermata né dagli esperti né dai giornali internazionali più autorevoli.