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  • Giovedì 3 novembre 2016

Amnesty accusa l’Italia di abusi sui migranti

In un nuovo rapporto che raccoglie le testimonianze di decine di richiedenti asilo, ma dice anche che la maggior parte dei poliziotti italiani si comporta correttamente

Migranti al largo della costa libica (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Migranti al largo della costa libica (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Giovedì Amnesty International ha diffuso un rapporto che accusa l’Italia di avere compiuto diversi abusi nei confronti dei migranti. Amnesty ha raccolto le testimonianze di decine di migranti arrivati in Italia via mare e portati negli hotspot, le strutture di prima accoglienza nelle quali vengono fatte le richieste di asilo. Alcuni migranti hanno raccontato di avere subito violenze per essersi rifiutati di farsi registrare le impronte digitali, un procedimento obbligatorio per legge. Il governo italiano, che in passato aveva denunciato all’Unione Europea la mancanza di risorse per gestire la crisi dei migranti – non ha ancora commentato il rapporto.

Il rapporto di Amnesty International si concentra molto sul ruolo degli hotspot, strutture nate in Italia e in Grecia su indicazione della Commissione europea con l’obiettivo di registrare i migranti e individuare quelli che vogliono chiedere una qualche forma di protezione internazionale, come l’asilo politico. Una delle testimonianze più crude raccolte da Amnesty International è quella di un uomo di 27 anni che ha subìto abusi in Sicilia. L’uomo ha raccontato che alcuni poliziotti prima lo hanno picchiato e colpito con una pistola taser – quella che usa una scarica elettrica per stordire – poi lo hanno immobilizzato su una sedia e gli hanno tirato i testicoli con “una specie di pinza con tre estremità”. Il racconto dell’uomo è stato confermato anche da un secondo testimone.

In un’altra testimonianza, un ragazzo di 16 anni proveniente dal Darfur, una regione del Sudan, ha raccontato di essere stato colpito da diverse scariche elettriche perché si era rifiutato di farsi prendere le impronte digitali. Occupandosi del rapporto di Amnesty International, il Guardian ha ricostruito anche la storia di un altro uomo proveniente dal Darfur ed espulso dall’Italia nonostante avesse espresso la volontà di fare richiesta d’asilo: «Dissi loro che volevo l’asilo politico in Italia. Ma non sono sicuro che l’interprete tradusse correttamente».

Lo stesso rapporto di Amnesty International sostiene comunque che la maggior parte degli agenti di polizia italiani abbiano svolto il loro lavoro correttamente e senza compiere abusi sui migranti. Molte accuse di Amnesty sono rivolte al sistema hotspot voluto dall’Unione Europea, che invece di alleggerire la pressione migratoria sui paesi di frontiera – Italia e Grecia – ha finito per aumentarla. Oltre agli hotspot, un grosso problema per l’Italia è stato il fallimento della relocation, ovvero quel piano europeo che prevedeva che i migranti provenienti da determinati paesi – tra cui la Siria – sarebbero stati distribuiti nei diversi stati dell’Unione Europea sulla base di quote stabilite in precedenza. Il piano è fallito per la riluttanza dei governi europei ad accogliere i migranti, che quindi sono rimasti bloccati nelle strutture di accoglienza italiane e greche già sovraffollate e vicine al collasso. Dal 2015 solo 1.200 migranti sono stati formalmente ricollocati dall’Italia verso altri paesi europei, a fronte dei 40mila promessi inizialmente dall’Unione Europea. La scorsa settimana il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha minacciato di mettere il veto sull’erogazione dei fondi europei verso quei paesi che non hanno voluto accogliere i richiedenti asilo dall’Italia: «L’Italia non può passare un altro anno come quello che abbiamo appena avuto», ha detto Renzi.