Che cos’è il CETA

Cosa prevede l'accordo commerciale tra UE e Canada, che Justin Trudeau firmerà domani a Bruxelles dopo il breve blocco imposto dalla Vallonia

(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Domenica 30 ottobre il primo ministro canadese Justin Trudeau arriverà a Bruxelles per firmare il CETA, un importante accordo commerciale tra Canada e Unione Europea, che fino a pochi giorni fa era stato bloccato dal parlamento della Vallonia, una delle tre regioni in cui è diviso il Belgio. Il CETA, che è stato negoziato nel corso degli ultimi 7 anni, eliminerà il 98 per cento delle barriere doganali tra Unione Europea e Canada e permetterà agli esportatori europei di risparmiare fino a 500 milioni di euro l’anno. L’opposizione della Vallonia è stata superata grazie a una clausola aggiunta negli ultimi giorni, che tutela ulteriormente alcuni produttori della regione belga.

CETA significa “Comprehensive Economic and Trade Agreement”, che in italiano è stato tradotto come “Accordo commerciale ed economico globale”. Della possibilità di un accordo tra Europa e Canada si era parlato per la prima volta in una conferenza ad Ottawa, nel marzo del 2004. I negoziati veri e propri cominciarono cinque anni dopo, nel maggio del 2009 e sono durati per i cinque anni successivi. Nel 2014 l’accordo è stato concluso ed è iniziato in lungo processo di approvazione da parte dei singoli paesi europei.

In pratica, il CETA è un documento lungo 1598 pagine [PDF], che contiene centinaia di articoli. Uno dei suoi effetti principali sarà l’eliminazione della gran parte delle tariffe doganali tra Unione Europea e Canada, ma il trattato contiene anche molte altre disposizioni. Per esempio consente alle imprese europee di partecipare alle gare per gli appalti pubblici in Canada e viceversa. Si stabiliscono il reciproco riconoscimento di titoli professionali e nuove regole per proteggere il diritto d’autore e i brevetti industriali. L’accordo prevede anche la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, una clausola fortemente richiesta dagli agricoltori europei (è stata una delle parti più lunghe e difficili del negoziato).

Una parte molto controversa del trattato ha riguardato gli ISDS, “Investor-state dispute settlement”, o, in italiano, clausole per la “Risoluzione delle controversie tra investitore e stato”. Si tratta di alcune clausole che consentono di fare causa a uno stato davanti a un arbitrato internazionale nel caso in cui un investitore ritenga di essere stato ingiustamente danneggiato. L’idea alla base degli ISDS è che i tribunali statali non sempre sono il luogo migliore dove tutelare gli interessi di un’impresa straniera. Si è pensato quindi che si possa creare un clima più attraente per gli investimenti consentendo alle imprese straniere di accedere a un “tribunale internazionale” per proteggersi da eventuali decisioni scorrette da parte dello stato estero dove operano. Per risolvere queste controversie, il CETA stabilisce la creazione di un tribunale permanente, con giudici scelti da Canada e Unione Europea, tra i quali saranno sorteggiati quelli che si occuperanno dei singoli casi.

Gli ISDS, una clausola comune in moltissimi trattati commerciali discussi o in discussione in questi anni, sono spesso molto criticati da ONG e società civile, in particolare in Europa. Secondo i critici, è sbagliato dare la possibilità alle società private di fare causa agli stati. Oggi l’Italia si trova coinvolta in sei procedimenti in cui imprese estere hanno invocato un arbitrato internazionale. Allo stesso tempo, le imprese italiane sono impegnate in 30 cause dello stesso tipo contro altri paesi.

In Vallonia, l’opposizione al trattato è stata guidata da Paul Magnette, leader del partito socialista e del governo della Vallonia. Magnette, inizialmente, ha motivato la sua opposizione con la presenza degli ISDS nel testo dell’accordo, e ha sostenuto che lui e il partito socialista vallone sono tra i pochi politici europei ad essere rimasti idealisti e difendere gli interessi del continente senza soccombere agli interessi delle multinazionali. Magnette alla fine ha cambiato idea quando ha ricevuto la promessa che la validità degli ISDS sarà verificata dalla Corte di giustizia europea e quando al trattato sono state aggiunte ulteriori clausole per proteggere i produttori agricoli belgi.