Roberto Giachetti sul selfie in cui fuma una cosa che sembra una canna

L'aveva pubblicato su Facebook provocando molte polemiche: ora dice che era un sigaro, ma «fate conto che sia una canna!»

Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera dei Deputati, membro del Partito democratico ed ex Radicale, ha commentato le polemiche seguite alla pubblicazione sul suo profilo privato di Facebook di un selfie in cui sembra che stia fumando una canna (in realtà era un sigaro, dice). In molti lo hanno criticato per aver pubblicato una foto che apparentemente lo mostra mentre fuma una canna, cosa che teoricamente sarebbe fuori legge: Giachetti si è spiegato dicendo che era solo un sigaro, ma che non ci sarebbe stato nessun problema se fosse stata una canna: anzi, «fate conto che sia una canna!». Fra le altre cose, Giachetti sostiene da tempo la necessità di legalizzare l’uso e la vendita della cannabis, ed è firmatario di un disegno di legge per la sua legalizzazione.

«Allora: ero indeciso se scrivere o meno. Poi ho cenato. Ho bevuto tre bicchieri di vino. Ma ancora ero incerto. Ora al secondo grappino ho deciso di provare a scrivere qualcosa. Chiaro? Tutto quello che leggete è frutto di qualche bicchiere di vino e di un paio di grappini. Nessuna canna tra me e voi ok?
Bene. Se avessi potuto immaginare che questa foto avrebbe aperto un dibattito così partecipato sul consumo delle droghe leggere giuro che avrei fatto di più e di meglio. Ma visto che il dibattito su questa foto sta prendendo corpo non solo su internet ma anche sui media vi dico subito fate conto che sia una canna!
Sono il primo firmatario, e ne sono orgoglioso, di una proposta di legge che mira a legalizzare le droghe leggere. Perché?
1) Perché ormai anche la DNA dice esplicitamente che il proibizionismo ha fallito.
2) Perché le carceri sono ancora piene di gente (soprattutto giovani e giovanissimi) che hanno la ‘colpa’ di essere stati in possesso di pochi grammi di ashish o marjuana.
3) Perché tutti ormai riconoscono che queste sostanze non sono più dannose dell’alcool o del tabacco.
4) Perché la proibizione di queste sostanze nei fatti ingrossa le tasche della criminalità organizzata.
5) Perché al di là di ogni ipocrisia queste sostanze sono assolutamente libere ed io (insieme ad oltre 200 deputati) invece le voglio regolamentare.
La legge è all’ordine del giorno del Parlamento e noi vogliamo che la politica su questo come su altre questioni di grande rilevanza sociale (come ad esempio il testamento biologico) non scappi e si assuma la responsabilità di una decisione che non deleghi le scelte ad un giudice di turno.
Bene ora finisce la valutazione politica ed entro in un’altra sfera.
Vedo che tanti si assumono la libertà di giudicare, di tagliare e cucire sulla foto e sulla mia persona. Tanti giudici pronti ad emettere sentenze, soprattuto se di senso morale. A tutti vorrei dire con molta semplicità che trovo preoccupante quanto tutto stia declinando in una pervasiva esigenza di emettere sentenze, di comandare senso etico, di appropriarsi di un rigore di comportamenti che potrebbe certamente essere meglio riposto.
Sono un politico, ho una funzione pubblica e non mi trincero certo sotto l’ala della riservatezza. Però ho un profilo pubblico sul quale potete trovare ogni mio pensiero politico. Poi ho un profilo privato, questo. Potete trovarci di tutto. Ci trovate la mia vita, ci trovate me così come sono senza vergogna e senza ipocrisie. Io sono quello che sono in pubblico come in privato. Non ho mai cercato di nascondermi ne’ di mascherarmi. Ho mille difetti ma non ho nulla di cui vergognarmi ne da cui nascondermi. Lo so è atipico. Ma quello che penso quasi sempre coincide con quello che dico. Quello che faccio coincide con quello che mostro. Non ho una doppia faccia, non ho una doppia vita, non ho un doppio pensiero, non ho una doppia verità e neanche una doppia morale.
Addirittura vedo colleghi parlamentari e politici che si impegnano a commentare per giudicare la luce rossa come scena di un bordello o che mi richiamano a rigore di ogni genere. State manzi tutti quanti.
Io sono radicale. Sono favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, difendo i diritti dei ‘froci’, delle ‘lesbiche’ e dei ‘transessuali’. Dei ‘galeotti’ e delle ‘puttane’. E per farlo non mi nascondo. Ci metto la faccia. È stato così per tutta la mia vita e così spero che sia fino a che vita avrò. Così è stato quando ho distribuito volantini incitanti alla diserzione per i militari che presidiavano il poligono di tiro di Borgo Sabotino che distava pochi metri dalla centrale nucleare di Latina, così è stato quando mi riunivo con le transessuali quando lottavano per ottenere il cambio di identità sul documento di riconoscimento, o i diritti delle prostitute; così è stato ogni volta che visitavo le carceri per richiedere il rispetto dei diritti dei detenuti.
Sono a casa e fumo un sigaro alla luce di una abat-jour che ha la grande colpa di emettere una luce rosa e posto un selfie sul mio profilo privato originariamente per una semplice curiosità estetica. Da qui dilaga il dibattito sui drogati, i bordelli, l’etica e la morale. Bene allora consideratemi senza etica, senza morale, frequentatore di bordelli e drogato. Però sappiate che lo rivendico. Sono tutto e tutto insieme anche se non lo sono mai stato. Ma sono io senza finzioni e ipocrisie. Non mi troverete alle manifestazioni in difesa della famiglia dopo essere stato beccato in qualche albergo con qualche prostituta o dopo essere giunto al terzo divorzio. Combatto con determinazione per quel che mi appare giusto e me ne frego dei giudizi e ancor di più dei pregiudizi. Un abbraccio caro a tutti. A chi capisce e a chi intende. Ma anche certo a chi non capisce e manco intende.»