I parlamentari vanno pagati bene

Francesco Bei spiega sulla Stampa perché le campagne demagogiche sono specchietti, e dannosi

(ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI)
(ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI)

Il dibattito politico sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre si sta concentrando, tra le altre cose, sulla cosiddetta “riduzione dei costi della politica”, tema ricorrente nella politica italiana da più di dieci anni: il governo sostiene che la riforma Boschi tagli questa spesa riducendo il numero dei parlamentari e abolendo il CNEL, l’opposizione sostiene che non sia abbastanza. Il Movimento 5 Stelle ha presentato un disegno di legge che propone di dimezzare la parte fissa dell’indennità dei parlamentari (da 5.000 a 2.500 euro netti al mese) e ridurne la diaria. Sulla Stampa di oggi Francesco Bei scrive che è una discussione politica legittima, ma che se vogliamo persone capaci, abili e talentuose in Parlamento, bisogna pagarle bene: “perché è un lavoro difficile, delicato, non alla portata di tutti”.

È passato poco più di un secolo da quando in Italia si è affermato il principio che un parlamentare deve essere pagato per quello che fa. Un’idea rivoluzionaria ai tempi in cui venne concepita, anni in cui – la coincidenza non è casuale – si allargava il suffragio a tutti i cittadini maschi indipendentemente dal loro censo. Normale e anche giusto dunque che, a un secolo di distanza dalla sua introduzione e a cinquant’anni dalla legge che ne disciplina le modalità operative, la Camera rimetta mano e modernizzi il sistema di pagamento delle indennità ai suoi appartenenti. È quello che impegnerà l’aula di Montecitorio in questa settimana.
Ma se ce ne stiamo occupando è anche perché la questione dei costi della politica e dell’indennità parlamentare è diventato oggetto di scontro contundente tra Movimento cinque stelle e Pd. Anzi, di tutta la riforma costituzionale su cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre, nonostante tonnellate di articoli e migliaia di ore di confronti tv, alla fine l’unica cosa che scalda il confronto è proprio quella dei costi della politica. L’ha capito benissimo Matteo Renzi. E l’ha compreso ancor meglio Beppe Grillo, al punto da annunciare la sua calata a Roma oggi quando inizierà la discussione delle proposte di modifica della diaria. Intendiamoci, nulla di male a voler razionalizzare.

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