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  • Domenica 23 ottobre 2016

Il gruppo antirazzista che si è infiltrato nel Ku Klux Klan

Si chiama "Hope Not Hate" e alcuni suoi membri hanno passato 15 mesi in una delle sezioni più estreme dell'organizzazione

Membri del Loyal White Knights durante il cosiddetto "White Pride", Rome, Georgia, 23 aprile 2016 (AP Photo/Mike Stewart)
Membri del Loyal White Knights durante il cosiddetto "White Pride", Rome, Georgia, 23 aprile 2016 (AP Photo/Mike Stewart)

“Hope Not Hate” è un gruppo britannico che combatte contro il razzismo e che ha infiltrato per quindici mesi alcuni suoi membri in una delle sezioni più estreme del Ku Klux Klan degli Stati Uniti, i Loyal White Knights. Entrare nel gruppo e guadagnare la fiducia del suo leader ha permesso agli attivisti di “Hope Not Hate” di raccogliere una grande quantità di informazioni: immagini, nomi, indirizzi e recapiti di centinaia di membri del gruppo o simpatizzanti.

Il Ku Klux Klan (KKK), l’organizzazione di suprematisti bianchi più famosa nella storia degli Stati Uniti, è nato come gruppo terroristico dopo la guerra civile americana. Negli anni Venti venne rilanciato come movimento nazionalista e poi negli anni Sessanta divenne quello che è entrato nell’immaginario collettivo grazie a storie, film e libri: un diffuso squadrone di vigilantes contro i movimenti per i diritti civili americani, cappucci bianchi, tuniche e croci infuocate. Nella propria storia il KKK è stato responsabile dell’uccisione di migliaia di persone e di crimini contro gli afroamericani per motivi razziali, e in parte minore contro i bianchi che non erano d’accordo con le sue idee. Dal 1882 il KKK è illegale negli Stati Uniti, ma ha avuto un periodo di rinnovata celebrità fra le due guerre mondiali e nel secondo dopoguerra. Negli ultimi anni ha cercato di rinnovare la sua immagine: tra le altre cose, sostiene di aver largamente abbandonato la violenza, limitando le proprie azioni a raduni o riti tradizionali sostanzialmente innocui. Il tono della sua propaganda è rimasto comunque molto aggressivo. Ci sono diverse stime su quanti membri attivi del Ku Klux Klan rimangano oggi in circolazione: quelle più diffuse parlano di un numero compreso fra le tremila e le cinquemila persone.

Oggi il KKK è diviso in una decina di gruppi diversi e perlopiù scollegati tra loro. Tra questi ci sono anche i Loyal White Knights, nonostante il loro leader, Chris Barker, non sia ben visto all’interno dell’organizzazione originaria e sia stato anche espulso da tre sezioni del KKK a causa dei suoi legami con i neonazisti, come quelli dell’Aryan Nationalist Alliance, di cui è membro. I Loyal White Knights sono attivi in diverse città degli Stati Uniti e sono stati fondati da Chris Barker nel 2012 nel North Carolina. Barker è anche un criminale: è stato condannato per incendio doloso e furto, ed è stato accusato di aggressione. Dopo essersi avvicinati a Barker e alla moglie, gli attivisti di “Hope Not Hate” hanno cominciato a osservare l’attività del gruppo e hanno avuto accesso ai dati e ai contatti di centinaia di membri. I Loyal White Knights sono diffusi soprattutto negli stati del sud, con una base associativa consistente in Louisiana, Mississippi, Alabama e Georgia e, naturalmente, in North Carolina, dove si trova la loro sede. Ne fanno parte membri provenienti da tutti gli Stati Uniti, compresa la California. E ci sono associati anche in Australia, Regno Unito e Canada.

“Hope Not Hate” è riuscita in particolare a scoprire l’identità di 270 dei membri, tra cui alcuni agenti di polizia e un marsigliese di 44 anni che fa propaganda soprattutto contro l’Islam. Gli infiltrati hanno anche ottenuto un elenco dei membri espulsi per vari tipi di violazioni: aver fatto uso di droghe, avere avuto a che fare con pornografia asiatica, aver fatto sesso con «una puttana ebrea» e avere un «bambino misto», che rende colpevoli i membri di aver tradito la razza. Nell’inchiesta realizzata da “Hope Not Hate” si dice: «Una volta dentro, abbiamo visto da vicino le forme di razzismo più estreme che mai avevamo incontrato prima. Abbiamo ottenuto informazioni precise sulla pericolosa ideologia del gruppo e su una cultura che incoraggia la violenza». Un’altra cosa citata dall’inchiesta è il fatto che i Loyal White Knights organizzano manifestazioni chiamate White Lives Matter in contrapposizione con il movimento Black Lives Matter, che si è sviluppato negli Stati Uniti dopo una serie di uccisioni violente da parte della polizia contro uomini neri.

Una volta ottenuto l’accesso a sezioni e informazioni vietate ai non membri, gli attivisti di “Hope Not Hate” hanno scoperto diverse cose sui Loyal White Knights: per esempio che in passato avevano compiuto attacchi contro alcuni attivisti antifascisti, avevano assunto posizioni negazioniste sull’Olocausto e a favore dell’antisemitismo e dell’omofobia. Lo scorso febbraio i membri dei Loyal White Knights avevano organizzato una manifestazione anti-immigrazione in California: c’erano stati degli scontri, cinque persone erano rimaste ferite e tredici erano state arrestate. Pochi giorni dopo Barker aveva inviato una mail a uno degli infiltrati, vantandosi di quello che era successo, dicendo che c’era stata una battaglia con un gruppo di «comunisti» e che i Loyal White Knights ne avevano accoltellati tre. Tutte le persone arrestate quel giorno erano state poi rilasciate.

“Hope Not Hate” ha parlato dell’esistenza di circoli dove i membri più influenti fanno e producono materiali per la propaganda antisemita, in cui si fanno fotografare con armi e cappi tra le mani, in cui si dice che i musulmani «stuprano le nostre donne bianche» e in cui circolano volantini di Obama impiccato. Intervistato sui risultati dell’inchiesta, Barker ha negato ogni accusa di incitamento alla violenza e all’odio. Ha aggiunto che l’Olocausto è una «truffa per fare soldi», ha confermato le sue posizioni omofobe e ha spiegato che i membri del suo gruppo non vogliono far altro che proteggere loro stessi.