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  • Mercoledì 19 ottobre 2016

La battaglia di Mosul sarà lunga

Probabilmente ci vorranno almeno due mesi per riconquistarla dall'ISIS, dice un generale dei peshmerga curdi, e la parte difficile sarà quella di guerriglia urbana

(AP Photo)
(AP Photo)

Sono passati più di due giorni dall’inizio dell’attacco per riconquistare Mosul, la grande città dell’Iraq settentrionale controllata dallo Stato Islamico dall’estate del 2014. Per ora, le principali forze impegnate nella battaglia – le truppe dell’esercito iracheno e i peshmerga curdi (l’esercito del Kurdistan Iracheno) – hanno riconquistato una ventina di villaggi vicino a Mosul. I peshmerga hanno condotto la loro offensiva da est, le truppe irachene da sud: non è stata una vera battaglia, però, perché i miliziani dello Stato Islamico nella maggior parte dei casi si erano già ritirati verso Mosul. I villaggi sono stati presi nelle prime 24 ore dell’offensiva, cominciata nella notte tra domenica e lunedì, e dopo le truppe della coalizione alleata hanno rallentato, per concentrarsi sul consolidamento delle zone conquistate, che sono tra i 20 e i 50 chilometri da Mosul. Martedì sono cominciate le operazioni per liberare Qaraqosh, una città a maggioranza cristiana che prima di essere occupata dallo Stato Islamico aveva 50mila abitanti: dalle prime notizie di mercoledì, però, sembra che non sia stata ancora interamente riconquistata dall’esercito iracheno.

Sirwan Barzani, generale dell’esercito del Kurdistan Iracheno, ha detto alla CNN che la battaglia per riconquistare Mosul potrebbe richiedere due mesi: ci vorranno probabilmente due settimane solo per entrare nella città, e a quel punto comincerà la fase più complicata e pericolosa della battaglia. Barzani ha anche detto che il brutto tempo potrebbe ritardare le operazioni. Finora, i peshmerga sono avanzati per primi, anche perché le cittadine a est di Mosul conquistate nelle prime ore della battaglia sono abitate prevalentemente da cristiani, shabak e altre minoranze, che potrebbero opporsi a un controllo diretto del governo iracheno sciita. Esiste però un accordo tra i peshmerga e il governo iracheno che prevede che sia permesso di entrare a Mosul solo alle truppe irachene, alle unità della polizia irachena e alle milizie sunnite coinvolte nella battaglia, per paura di violenze settarie. Il divieto di entrare a Mosul si estende infatti anche alle milizie sciite controllate dall’Iran che partecipano all’offensiva. Abu Mahdi al-Muhandis, vice comandante di queste milizie, chiamate Unità di Mobilitazione Popolare, ha detto però che i suoi soldati si spingeranno a ovest di Mosul, per riprendere la città di Tal Afar. Il percorso delle truppe verso Mosul, e soprattutto dei mezzi militari, è complicato dalle trincee e dalle montagne di terra costruite dallo Stato Islamico per ritardare l’avanzata dell’esercito iracheno e dei peshmerga curdi.

Nonostante i villaggi riconquistati finora siano stati presi senza una vera e compatta opposizione dello Stato Islamico, le forze dei peshmerga curdi hanno subito delle perdite. I miliziani dello Stato Islamico infatti lasciano nelle aree che abbandonano trappole esplosive, e qualcuno di loro rimane nascosto nei tunnel sotterranei che hanno scavato negli scorsi mesi. Erika Solomon del Financial Times è a Badana al-Sagheera, uno dei villaggi riconquistati, a 32 chilometri da Mosul: un capitano dell’esercito curdo le ha raccontato che lunedì un miliziano dello Stato Islamico è uscito da un tunnel dopo che il villaggio era già stato ripreso, si è fatto esplodere e ha ucciso un generale. «Lo aveva visto prima di passarci sopra? Neanche noi. Immagini: se questo è quello che succede in questo piccolo villaggio, che cosa succederà a Mosul?». Si pensa infatti che, negli oltre due anni in cui ha controllato Mosul, lo Stato Islamico abbia costruito un’estesa rete di tunnel, per prepararsi a una guerriglia urbana. Quelli nei villaggi già riconquistati sono attrezzati con impalcature in legno, e in certi casi sono anche provvisti di una pavimentazione. Alcuni hanno delle cucine con provviste, e cuccette. L’eventuale fase di guerriglia urbana a Mosul sarà complicata anche dalla grande presenza di civili: nella città vivono circa 1,5 milioni di persone.

La liberazione di Mosul sarà lunga soprattutto perché, una volta entrate le truppe irachene, i miliziani dello Stato Islamico nella città (che si stima siano circa 5000) ingaggeranno probabilmente una guerriglia urbana, sfruttando i tunnel sotterranei e continuando a compiere attacchi suicidi, il tipo di offensiva preferito dallo Stato Islamico in questi primi giorni di battaglia. Nelle case dei villaggi riconquistati sono stati lasciati pochissimi oggetti, spiega Solomon: ci sono ancora le lavatrici, alle quali però sono stati portati via i timer, per usarli per costruire bombe artigianali.

In questi primi giorni di battaglia, lo Stato Islamico ha cambiato il tono della propria propaganda. Lunedì aveva diffuso attraverso i suoi canali sui social network foto e messaggi per dimostrare che a Mosul tutto era tranquillo: c’era serenità tra gli abitanti e le cose procedevano normalmente. Anche dal punto di vista del racconto militare della battaglia, l’agenzia collegata allo stato islamico di Amaq ha scritto che l’offensiva delle forze alleate era stata respinta, senza perdere territori.

Tra martedì e mercoledì però lo Stato Islamico ha cambiato linea: ha ammesso di aver perso dei villaggi, ha diffuso foto di soldati per le strade di Mosul e di un ospedale che dice essere stato distrutto dai bombardamenti sulla città. Mosul Eye, un blog tenuto da uno storico che vive nella città e che sta raccontando la battaglia, dice che alle quattro di pomeriggio la gente smette di girare per strada, e che alcune zone della città sono sostanzialmente non presidiate dai miliziani dello Stato Islamico. Dice che comunque non sembra esserci un vero stato di allerta tra la popolazione, che sa dell’avanzata delle forze che vogliono riconquistare Mosul. Reuters ha parlato con alcuni abitanti della città, che dicono che i miliziani dello Stato Islamico stanno usando i civili come scudo umano, lasciando le famiglie in edifici che sono possibili obiettivi di bombardamenti. Come già riportato negli scorsi giorni, lo Stato Islamico sta anche impedendo agli abitanti di Mosul di lasciare la città.