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  • Martedì 18 ottobre 2016

No, la Russia non si sta preparando alla guerra con gli Stati Uniti

Il Washington Post ha smentito i giornali che parlano di un conflitto imminente citando razionamenti di pane e rifugi anti-atomici

di David Filipov – Washington Post

Il tenente generale dello staff delle Forze armate russe Sergei Rudsko durante una conferenza stampa nella sede del Ministero della Difesa russo, il 19 settembre 2016 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Il tenente generale dello staff delle Forze armate russe Sergei Rudsko durante una conferenza stampa nella sede del Ministero della Difesa russo, il 19 settembre 2016 (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

Alcuni movimenti in corso negli ultimi giorni in Russia potrebbero avere dato l’impressione che il paese si stia davvero preparando a una guerra. Si parla di bunker, razionamenti e trasferimenti di missili, oltre che di avvertimenti minacciosi da parte di alcuni politici russi. Sono avvisaglie di un imminente conflitto tra Russia e Stati Uniti? La redazione di Mosca del Washington Post ha deciso di valutare questi segnali per capire se siano indicazioni verosimili del fatto che la Russia si stia preparando a combattere.

1. Il rifugio anti-atomico

In un quartiere di Mosca è comparso un cartello che chiedeva ai residenti di sborsare 500 rubli (circa 7 euro) per la costruzione di un rifugio anti-atomico per via dell’«atteso attacco nucleare contro la Russia da parte di paesi nemici (gli Stati Uniti e i suoi paesi satelliti)».

Significa che la Russia si sta preparando alla guerra? Quasi sicuramente no. Il cartello si è rivelato essere una truffa, probabilmente per raggirare dei pensionati.

2. Razionamento d’emergenza

Il governatore della città russa di San Pietroburgo ha approvato un programma che garantisce razioni d’emergenza di 300 grammi di pane per 20 giorni a ognuno dei 5 milioni di abitanti della città.

Significa che la Russia si sta preparando alla guerra? No: è più che altro una trovata pubblicitaria. Gli opinionisti russi hanno sfruttato il ricordo della Seconda guerra mondiale, quando l’esercito tedesco occupò per 900 giorni San Pietroburgo, che all’epoca veniva ancora chiamata Leningrado. «È più del doppio rispetto alla razione distribuita durante l’assedio di Leningrado», ha scritto l’analista militare Alexander Golts sul giornale online Yezhednevny Zhurnal, aggiungendo anche che «è chiaro anche il motivo per cui le razioni solo state previste solo per 20 giorni: con le armi moderne, nessuno ne avrebbe bisogno per più tempo».

3. Politici guerrafondai

Il parlamentare ultra-nazionalista Vladimir Zhirinovsky ha detto che l’elezione di Hillary Clinton come presidente degli Stati Uniti significherebbe «la guerra».

Significa che la Russia si sta preparando alla guerra? No. Le parole di Zhirinovksy – che aveva anche promesso di annettere l’Alaska, radere al suolo la Polonia e i paesi baltici e sottomettere la Georgia – sono state riprese da diversi giornali. Ma il suo partito – che in modo ridicolmente inappropriato si chiama Partito liberal-democratico di Russia – controlla solo 39 dei 450 seggi del Parlamento russo e nelle votazioni Zhirinovksy segue sempre la linea del governo. Zhirinovksy è un ammiratore di Donald Trump, ma non ha accesso ai pulsanti nucleari.

4. Nuovo esercito

Il governo russo ha approvato alcuni emendamenti a una legge che permette di espandere l’esercito di leva reclutando riservisti – cioè quei cittadini che fanno parte di una riserva militare, e che in tempo di pace non hanno una carriera all’interno delle forze armate – e reduci di guerra con contratti di sei mesi.

Significa che la Russia si sta preparando alla guerra? Quasi sicuramente no. Golts ha detto che la misura si applica solo a «circostanze straordinarie», come per esempio dopo una catastrofe naturale o disordini interni. Una di queste circostanze, comunque, è il «mantenimento o il ripristino della pace e della sicurezza» e potrebbe essere interpretata come applicabile anche al di fuori della Russia. «La possibilità che la Russia stia considerando l’ipotesi di un importante intervento di terra in Siria non può essere esclusa», ha detto Golts. Secondo il suo ragionamento, il governo russo ha promesso ripetutamente di non mandare soldati di leva a combattere guerre in altri paesi. La promessa però non varrebbe per i soldati di carriera. L’invio di truppe in Siria, dove la Russia ha già promesso di abbattere aerei americani, potrebbe sicuramente portare a un conflitto diretto. Ma tra gli emendamenti alla legge e l’effettivo reclutamento dei soldati ce ne passa.

5. Movimento di missili

La Russia ha spostato dei missili nucleari a Kaliningrad, un’enclave russa che confina con i paesi baltici.

Significa che la Russia si sta preparando alla guerra? No, in realtà. La notizia ha generato timori tra alcuni opinionisti sulla possibilità di un’imminente guerra nucleare ed è sicuramente stata un motivo di preoccupazione nei paesi baltici e in Polonia, che rientrerebbero nel raggio di azione di un missile Iskander (come quelli spostati a Kaliningrad). Il Maggiore generale Igor Konashenkov, un portavoce del Ministero della Difesa russo, ha raccontato che uno dei missili è stato esposto volontariamente a un satellite-spia americano e che lo spostamento faceva parte del normale addestramento. Il ministro degli Esteri della Lituania, che confina con Kaliningrad, ha descritto la mossa, per quanto sgradevole, come una tattica di negoziazione.

© 2016 – Washington Post