Netflix va meglio del previsto

Con 3,57 milioni di nuovi iscritti ha superato le sue stesse previsioni e quelle degli analisti, ma ha ancora davanti enormi sfide

Netflix ha sorpreso investitori e analisti pubblicando dati molto migliori del previsto sul numero di nuovi iscritti nel suo ultimo trimestre, da luglio a settembre scorso. L’azienda statunitense, tra le più grandi al mondo a offrire e produrre contenuti in streaming in abbonamento, ha registrato 3,2 milioni di nuove iscrizioni a livello globale contro i 2 milioni inizialmente previsti per il suo terzo trimestre. Le cose sono andate bene anche negli Stati Uniti, dove Netflix ha raccolto 370mila nuovi abbonamenti, il 20 per cento in più circa dei 300mila previsti nei mesi scorsi. L’aumento sopra le aspettative degli iscritti, con 3,57 milioni di nuovi utenti in totale, ha portato Netflix a guadagnare fino al 20 per cento a Wall Street, segnando uno dei suoi più grandi rialzi in borsa di sempre.

bloom-netflix

Dallo scorso gennaio, Netflix è disponibile in circa 130 paesi e in molti di questi, come l’Italia, mette a disposizione una versione completamente tradotta con programmi sottotitolati e doppiati nella lingua locale. La mancata previsione nell’aumento di iscritti dimostra come al momento il modo di fare affari di Netflix sia sostanzialmente imperscrutabile per gli analisti, soprattutto da quando l’azienda ha esteso le sue attività in così tanti paesi in giro per il mondo. Gli stessi dirigenti di Netflix avevano previsto una crescita più contenuta, soprattutto negli Stati Uniti dove da qualche mese è iniziata la revisione degli abbonamenti dei vecchi iscritti, per aumentarne il prezzo e allinearli a quelli delle nuove iscrizioni. La modifica – 1 o 2 dollari in più al mese a seconda dei casi – non è piaciuta e molti hanno preferito disdire i loro abbonamenti. Il numero di cancellazioni a quanto pare è stato comunque compensato da quello delle nuove iscrizioni e qualcosa di analogo dovrebbe succedere anche nel prossimo trimestre, che comprende il periodo di Natale, di solito molto redditizio.

Alla fine del terzo trimestre del 2015, Netflix aveva ottenuto 2,74 milioni di nuovi abbonamenti, il dato per il 2016 è quindi superiore, nonostante l’azienda avesse messo in conto di non fare così bene. E proprio sulla base delle sue previsioni poco ottimistiche, nei giorni scorsi erano stati pubblicati numerosi articoli di analisi su una possibile crisi del modello mantenuto da Netflix. I risultati comunicati ieri smentiscono la possibilità di una crisi, ma dimostrano comunque che l’azienda ha davanti a sé sfide enormi e che continuerà a essere molto difficile fare previsioni sulla sua crescita, considerato che sta esplorando sistemi e soluzioni commerciali mai sperimentate prima su questa scala.

Netflix ha nel complesso 86,7 milioni di iscritti e, tolti gli account gratuiti di prova, ha 83,3 milioni di utenti che pagano ogni mese un abbonamento intorno ai 10 euro, con il quale possono accedere a un catalogo di film e serie tv che varia a seconda dei paesi e alle numerose produzioni originali di Netflix, da House of Cards a Orange Is the New Black passando per il recente Stranger Things. Secondo molti critici, la qualità delle serie originali è migliorata sensibilmente – non a caso Stranger Things è stata una delle cose televisive di cui più si è discusso la scorsa estate – e questo ha contribuito a fare aumentare il numero di abbonamenti. Per Netflix è fondamentale continuare a raccogliere nuovi iscritti, considerato che finora ha speso grandi quantità di denaro per le produzioni e per espandere il suo mercato, sacrificando temporaneamente la possibilità di produrre molti guadagni.

stranger-things

Gli utili nel terzo trimestre sono stati pari a 51,5 milioni di dollari, comunque superiori ai 29,4 milioni registrati un anno fa. Netflix ha quindi prodotto 2,29 miliardi di dollari di ricavi, in sensibile aumento rispetto agli 1,74 miliardi del terzo trimestre del 2015. Nel 2016 l’azienda ha però speso quasi 5 miliardi di dollari, dedicati per lo più al finanziamento delle sue produzioni originali e allo sviluppo dei sistemi per diffondere i suoi contenuti online. Per il prossimo anno i piani sono ancora più ambiziosi: una spesa di almeno 6 miliardi di dollari e la produzione di più di mille ore di contenuti originali, con l’obiettivo di attrarre ulteriori iscritti.

Netflix può diffondere in tutto il mondo i suoi film, documentari e serie tv senza particolari problemi legati ai diritti, cosa che invece non può fare con i contenuti prodotti dagli altri e che porta quindi a sostanziali differenze nei suoi cataloghi a seconda dei paesi in cui è attiva. L’offerta migliore è nella versione statunitense e per questo in passato in molti si iscrivevano usando sistemi, come le VPN, per risultare collegati dagli Stati Uniti anche se non lo erano, in modo da avere a disposizione più contenuti con il loro abbonamento. Accogliendo le richieste dei proprietari dei diritti, negli ultimi tempi Netflix ha iniziato a bloccare questo tipo di accessi, cosa che da un lato le ha permesso di ottenere nuovi abbonamenti alle sue versioni locali, ma che dall’altro ha contribuito a fare aumentare il numero di cancellazioni al servizio. L’azienda confida di superare il problema convincendo più case di produzione a rivedere i loro piani sulla gestione dei diritti all’estero, tema però delicatissimo che va a toccare gli interessi dei distributori nei singoli paesi.

Qualche incertezza sul futuro di Netflix è anche legata alle recenti difficoltà incontrate nei paesi asiatici. L’azienda ha confermato di avere sospeso i suoi piani di espansione in Cina a causa delle leggi molto restrittive sulla diffusione dei contenuti online, e sulle stesse regole imposte alle aziende che dall’estero vogliono lavorare nel mercato cinese. Netflix non vuole comunque rinunciare allo stato più popolato al mondo, dove la domanda di film e serie tv è in netta crescita soprattutto nelle grandi città. L’azienda ha annunciato che cercherà di vendere in licenza i suoi prodotti ad altri distributori di contenuti già attivi in Cina, superando in questo modo parte delle limitazioni, ma che da un’operazione di questo tipo non ci si possono aspettare grandi ricavi. Nell’immediato futuro non è quindi prevista un’espansione diretta di Netflix in Cina, anche se resta nei piani fare qualcosa nel paese.

L’espansione all’estero per Netflix è molto importante, ma al momento per l’azienda è fondamentale continuare a crescere negli Stati Uniti, il mercato più ricco di tutti per le offerte in streaming. Attualmente gli abbonanti statunitensi sono 48 milioni, ma secondo Netflix è possibile raggiungere i 60 – 90 milioni di iscrizioni in tempi relativamente brevi. La fine degli aggiustamenti al prezzo delle iscrizioni entro dicembre dovrebbe togliere uno dei freni alla crescita, così come l’introduzione di nuove serie potrebbe portare nuovi abbonamenti. Tra le più attese della stagione invernale c’è The Crown, serie che racconta (con molte licenze) la vita della regina Elisabetta II del Regno Unito e uno dei programmi più costosi mai realizzati finora da Netflix.

Presentando i dati del terzo trimestre, il CEO e cofondatore di Netflix, Reed Hastings, ha detto che ricorda sempre ai suoi dipendenti di non farsi prendere troppo dall’entusiasmo sui risultati raggiunti finora dalla sua società. È sicuramente vero che l’azienda è prossima ai 100 milioni di iscritti in tutto il mondo, ma ci sono società come Facebook e YouTube che hanno più di un miliardo di utenti attivi ogni giorno: “Siamo ancora così piccoli rispetto a queste altre realtà attive nei video su Internet, penso dobbiate avere in mente grandi cose per il futuro”. A differenza di YouTube e Facebook che si basano sulla pubblicità, i milioni di iscritti a Netflix pagano un abbonamento mensile.