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  • Martedì 18 ottobre 2016

C’è l’accordo per una tregua in Yemen

Comincerà mercoledì a mezzanotte e durerà 72 ore, prorogabili: è stato annunciato dall'ONU e accettato dalle principali parti in guerra

Sana'a, Yemen (MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)
Sana'a, Yemen (MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)

Alle 23.59 di mercoledì 19 ottobre comincerà in Yemen una tregua che sospenderà i combattimenti per almeno 72 ore (in Italia saranno le 22.59). L’accordo è stato annunciato dall’inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, è stato accettato da tutte le parti del conflitto e se le cose andranno per il verso giusto potrà anche essere rinnovato e la tregua potrebbe essere estesa. In Yemen si sta combattendo da 18 mesi e secondo alcune stime finora sono già state uccise 10mila persone.

In Yemen stanno combattendo due schieramenti principali. Da una parte ci sono le forze che fanno riferimento al presidente Abdel Rabbi Monsour Hadi, eletto nel 2012 dopo la fine del regime di Ali Abdullah Saleh, che aveva governato il paese per oltre trent’anni. Hadi è sostenuto dall’Arabia Saudita – che compie bombardamenti frequenti, uccidendo anche molti civili – dai paesi del Golfo, dall’Egitto e dagli Stati Uniti. Il secondo schieramento è formato dagli Houthi (un gruppo legato agli sciiti, prima concentrato nel nord del paese e alleato con l’Iran), dalle forze fedeli all’ex presidente Saleh e dall’Iran. Spesso si parla di “guerra per procura” tra iraniani e sauditi, due nemici nella regione del Golfo Persico, alla quale appartiene lo Yemen; ma è anche uno scontro violento basato sulla rivalità tra gruppi yemeniti che fanno riferimento a diverse personalità politiche nazionali (Saleh e Hadi) oltre che a differenze religiose (sunniti i sostenitori di Hadi, sciiti quelli degli Houthi).

Nelle ultime settimane la situazione in Yemen si era complicata: giovedì 13 ottobre gli Stati Uniti avevano bombardato tre avamposti dei ribelli Houthi nel sud del paese, nei pressi dello stretto di Bab el Mandeb (che separa la penisola arabica nell’Africa centrale), come ritorsione per due attacchi missilistici contro due navi militari americane. La tregua è in parte il risultato delle pressioni internazionali seguite all’attacco aereo compiuto dall’Arabia Saudita lo scorso 8 ottobre a Sana’a, la capitale dello Yemen, diretto verso centinaia di persone che stavano partecipando al funerale di un importante esponente del governo degli Houthi: l’attacco ha provocato almeno 140 morti. Dopo l’attacco, il governo saudita aveva ammesso la responsabilità del bombardamento, aveva parlato di errori di intelligence e aveva promesso che avrebbe risarcito i famigliari dei morti.

La tregua è stata firmata anche per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione civile e per alleviare una situazione tragica: già prima dell’inizio della guerra, lo Yemen era il paese più povero di tutto il mondo arabo. Oggi, dicono i dati del World Food Program, dieci delle ventidue province in cui è diviso il paese stanno attraversando una grave crisi umanitaria: l’accesso ai beni di prima necessità, tra cui il cibo, è molto razionato e il pericolo di una carestia è concreto.