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  • Domenica 16 ottobre 2016

In India le donne con uno smartphone sono molte meno degli uomini

Gli uomini ad averne uno sono il 43 per cento, tra le donne la percentuale è del 28 per cento: è un modo di limitarne la libertà

Donne indiane usano i propri smartphone in una carrozza della metropolitana di New Delhi riservata alle donne, il 3 luglio 2015 (ANNA ZIEMINSKI/AFP/Getty Images)
Donne indiane usano i propri smartphone in una carrozza della metropolitana di New Delhi riservata alle donne, il 3 luglio 2015 (ANNA ZIEMINSKI/AFP/Getty Images)

Un articolo del Wall Street Journal ha raccontato che in India esiste una diffusa forma di discriminazione nei confronti delle donne che riguarda il possesso degli smartphone: gli uomini che ne hanno uno, infatti, sono 114 milioni in più delle donne, secondo i dati di GSMA, l’associazione internazionale di aziende che producono telefoni cellulari. Questa differenza di 114 milioni rappresenta più della metà della stessa differenza a livello mondiale, che è di 200 milioni di persone. Il problema dell’India non dipende dal costo degli smartphone – sul mercato ci sono dei modelli che costano meno di 45 euro – ma è dovuto al fatto che decine di milioni di padri e mariti proibiscono alle proprie figlie e mogli di avere un cellulare con la connessione a Internet per limitare la loro libertà.

In India vivono circa 1,3 miliardi di persone e gli uomini sono più delle donne (40 milioni in più) perché per anni ci sono stati numerosi casi di omicidi di bambine appena nate, di aborti selettivi e di abbandoni. Ci sono meno bambine che vengono mandate a scuola rispetto ai bambini, e molti casi di malnutrizione, perché le famiglie investono di più sui figli maschi. Nel 2014 le donne erano pari al 27 per cento della popolazione attiva indiana (cioè degli abitanti che lavorano), secondo l’International Labor Organization; nel 2004 erano il 36 per cento.

Il 43 per cento degli uomini indiani e solo il 28 per cento delle donne indiane possiedono un cellulare; la stessa differenza è di un solo punto percentuale in Cina, ad esempio, e anche in Egitto, paese in cui le discriminazioni nei confronti delle donne sono molto diffuse. Secondo la società di consulenza We Are Social, solo il 24 per cento degli utenti di Facebook indiani è una donna e l’unico paese in cui questa percentuale è più bassa è l’Arabia Saudita, dove è del 19 per cento. Nella maggior parte del mondo il rapporto è di uno a uno. Secondo la Internet and Mobile Association of India, solo il 30 per cento degli utenti indiani di Internet è rappresentato da donne.

Per molte persone non possedere uno smartphone con la connessione a Internet è un grande svantaggio, in India come nel resto del mondo. Per fare senza Internet molte attività quotidiane come studiare, cercare un lavoro, accedere al proprio conto in banca, acquistare biglietti dei mezzi di trasporto, informarsi e altro, occorre un maggior dispendio di tempo e una libertà di movimento che molte donne indiane non hanno. Il fondatore dell’organizzazione no profit Digital Empowerment Foundation Osama Manzar ha detto al Wall Street Journal: «I cellulari, e in particolare gli smartphone, sono la più grande sfida per il raggiungimento della parità tra i generi. Negarne l’uso alle donne significa perdere un’opportunità per loro e per l’economia».

In alcune zone rurali dell’India, in cui sono le assemblee dei villaggi a stabilire le regole delle comunità, alle donne non sposate è proibito avere un telefono cellulare. In un villaggio dello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, Lalpur, i capi della comunità hanno da poco fatto confiscare i telefoni cellulari a tutte le ragazze con meno di 18 anni, dopo che un insegnante locale, che possedeva uno smartphone, è stato arrestato con l’accusa di aver molestato una delle sue studentesse. Nelle grandi città i divieti sono comuni all’interno delle stesse famiglie. Secondo molti uomini indiani, i cellulari possono facilitare la promiscuità sessuale o semplicemente dare alle donne una cattiva reputazione; anche il semplice fatto di camminare per la strada ascoltando musica è considerato un comportamento indecente da qualcuno. I cellulari sono anche considerati una spesa inutile per le figlie femmine, così come l’istruzione, dato che in molti casi dopo il matrimonio le figlie sono considerate parte della famiglia del marito.

Le compagnie telefoniche e i produttori di telefoni cellulari sperano che le cose cambino per le donne indiane, che rappresenterebbero un grande mercato in cui espandersi. Secondo le stime di GSMA, se le donne in tutto il mondo avessero lo stesso numero di cellulari degli uomini, le compagnie telefoniche otterrebbero quasi 30 miliardi di euro in più ogni anno, 3 dei quali dall’India. La più grande azienda indiana di telefoni cellulari, la Micromax Informatics, ha provato ad aumentare le vendite alle donne producendo modelli appositi, più semplici da usare per chi è meno istruito, e creando una linea esteticamente più ricercata; sta anche cercando di proporre i cellulari come degli strumenti utili per la sicurezza personale e sta progettando un pulsante per le situazioni di emergenza, che le donne potrebbero premere per avvisare parenti, amici e polizia di essere in pericolo. Anche l’azienda produttrice di cellulari Karbonn Mobile India introdurrà dei nuovi modelli con un pulsante del genere a gennaio.

La divisione indiana della compagnia telefonica norvegese Telenor ASA sta cercando di vendere più carte SIM e contratti telefonici impiegando donne, che nei villaggi vanno di porta in porta per parlare con le potenziali clienti, proponendo sconti sulle tariffe delle chiamate se la SIM è intestata a una donna. Anche Google sta cercando di aumentare il numero di persone che usano i suoi servizi puntando sulle donne indiane: ha organizzato il programma Helping Get Women Online, per il quale ha mandato migliaia di persone in bicicletta in giro per l’India per offrire accesso gratuito a Internet, tablet e smartphone oltre a brevi corsi per imparare a usare Internet. L’obiettivo è raggiungere le donne che vivono in più di 300mila villaggi indiani.