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  • Venerdì 14 ottobre 2016

Trump e il New York Times hanno litigato

Il candidato Repubblicano ha minacciato di fare causa per l'articolo in cui due donne lo accusano di molestie sessuali, il New York Times ha risposto a tono

Donald Trump (Ty Wright/Getty Images)
Donald Trump (Ty Wright/Getty Images)

Fra il 12 e il 13 ottobre c’è stato uno scambio di lettere particolare fra gli avvocati di Donald Trump, il candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, e quelli del New York Times. Trump, attraverso il suo avvocato Marc E. Kasowitz, ha chiesto al New York Times di rimuovere un articolo nel quale due donne lo accusano di molestie sessuali, minacciando di fare causa al giornale per diffamazione. Il New York Times ha risposto in maniera notevole, spiegando che l’articolo non contiene cose false e soprattutto che la reputazione di Trump non è cambiata in seguito alla pubblicazione dell’articolo. Accade spesso che giornali e personaggi pubblici si scambino lettere del genere: la cosa particolare è che stavolta entrambe le lettere sono state rese pubbliche, cosa che ha permesso di chiarire nuovamente che tipo di rapporto intende avere Trump con la stampa (che è noto per offendere pubblicamente i giornalisti e per promettere leggi più severe sulla libertà di stampa).

La storia è nata da un articolo scritto dai giornalisti Megan Twohey e Michael Barbaro, pubblicato online il 12 ottobre e il giorno seguente sull’edizione cartacea del giornale. L’articolo si intitola «Due donne raccontano di essere state toccate in maniera inappropriata da Trump» e contiene le testimonianze di Jessica Leeds e Rachel Crooks: la prima ha raccontato di essere stata molestata da Trump nei primi anni Ottanta durante un volo aereo (“sembrava una piovra, le sue mani erano ovunque”), la seconda sostiene che Trump l’abbia baciata a forza dentro un ascensore della Trump Tower nel 2005. Entrambe hanno raccontato di aver deciso di rendere pubblica la propria storia dopo le recenti dimostrazioni del sessismo di Trump (su tutti, il video del 2005 in cui sostanzialmente si vanta di molestare le donne, diffuso due settimane fa dal Washington Post). Nell’articolo, il New York Times spiega di aver parlato con diverse persone vicine alle due donne per farsi un’idea della loro attendibilità, e di avere indagato sulla plausibilità delle accuse. L’articolo contiene anche la netta smentita di Trump, secondo cui Leeds e Crooks si sono inventate tutto.

Il giorno stesso della pubblicazione online, uno degli avvocati di Trump ha scritto una lettera al direttore del New York Times Dean Baquet chiedendo di rimuovere l’articolo. La lettera è molto offensiva e poco sul merito, nello stile di Trump: Kasowitz scrive che l’articolo è «sconsiderato», che l’inchiesta giornalistica è stata «inadeguata» e che fa parte di un progetto più ampio per «demolire la candidatura di Trump». Nelle righe finali della lettera Kasowitz suggerisce che se il New York Times non rimuoverà l’articolo e non si scuserà pubblicamente, farà causa al giornale per conto di Trump.

La risposta dell’avvocato del New York Times David E. McCraw è stata notevole (si può leggere per intero qui). McCraw fa notare che la storia è frutto di un lavoro «diligente» dei due giornalisti, che è stata pubblicata rispettando il criterio del pubblico interesse e che per completezza contiene anche la versione dello stesso Trump. Poi smonta l’accusa di diffamazione avanzata dall’avvocato di Trump in un paragrafo di cui si è parlato molto, dopo la pubblicazione della lettera:

La minaccia di una causa per diffamazione si avanza per difendere la reputazione di una certa persona. Trump si è vantato di aver palpato delle donne senza il loro consenso e di essersi introdotto nei camerini di vari concorsi di bellezza. Ha descritto sua figlia come “una che ha un gran culo”. Diverse donne non menzionate nel nostro articolo hanno raccontato di essere state pesantemente approcciate da Trump contro la propria volontà. Non c’è nulla nel nostro articolo che abbia avuto anche solo la minima ripercussione su una reputazione che Trump si è costruito da solo, con le sue parole e le sue azioni.

Poco dopo la diffusione della lettera, su Twitter sono girate molte gif che hanno sintetizzato la risposta dell’avvocato del New York Times a Trump. Fra le più popolari c’è quella del protagonista del film Matrix che chiede al suo avversario di farsi avanti, o quella del protagonista della serie tv Mad Men che ridacchia incredulo.

https://twitter.com/MediaLawProf/status/786626701962862592?ref_src=twsrc%5Etfw

https://twitter.com/IBoughtTheLaw/status/786428731157942272?ref_src=twsrc%5Etfw

https://twitter.com/dawn9476/status/786678079662022657

Negli scorsi mesi Trump si è spesso lamentato del trattamento subito dal New York Times, arrivando a prendere in giro un giornalista disabile che aveva pubblicato un articolo molto critico su di lui. Il New York Times è un giornale storicamente più vicino ai Democratici che ai Repubblicani – ha già detto pubblicamente che alle elezioni presidenziali sosterrà la candidata Democratica Hillary Clinton – ma paradossalmente in questa campagna elettorale è stato accusato di avere dato lo stesso risalto ai problemi legali di Clinton rispetto ai guai di Trump, che però sono molto più gravi e numerosi.