• Moda
  • Giovedì 13 ottobre 2016

A Cavalli si cambia tutto

L'azienda ha annunciato un radicale piano di ristrutturazione: un nuovo direttore creativo, 200 licenziamenti e molti negozi chiusi

Peter Dundas, ormai ex direttore creativo di Roberto Cavalli, dopo aver presentato la collezione primavera/estate 2017 alla Settimana della moda di Milano, 21 settembre 2016
(AP Photo/Luca Bruno)
Peter Dundas, ormai ex direttore creativo di Roberto Cavalli, dopo aver presentato la collezione primavera/estate 2017 alla Settimana della moda di Milano, 21 settembre 2016 (AP Photo/Luca Bruno)

Gian Giacomo Ferraris, l’amministratore delegato dell’azienda di moda italiana Roberto Cavalli, ha annunciato mercoledì una radicale riorganizzazione e ristrutturazione dell’azienda. L’annuncio è stato fatto a poche ore dall’allontanamento del norvegese Peter Dundas, che era stato assunto come direttore creativo 19 mesi fa e che aveva disegnato per Cavalli tre collezioni. Ferraris ha detto che tutti gli uffici di Cavalli a Milano saranno trasferiti a Firenze, la città in cui Cavalli fondò l’omonima azienda; che produzione, logistica, e distribuzione verranno ripensati in modo più efficiente: che i negozi meno profittevoli verranno chiusi o venduti e ne saranno aperti altri in zone più strategiche. Infine verranno licenziate 200 persone su un organico di 672. L’obiettivo è ritornare a fare profitti entro il 2018.

Gli ultimi anni non sono stati facili per Cavalli: in parte a causa del cambio di proprietà, dopo che nell’aprile 2015 Roberto Cavalli ha ceduto il 90 per cento dell’azienda al gruppo Clessidra; in parte per l’arrivo di un nuovo direttore creativo a capo dell’azienda; in parte per la crisi generale del mercato del lusso, che non cresce e obbliga le aziende a sopravvivere rubandosi fette di mercato l’una con l’altra. Il 2014 di Cavalli si era chiuso con 210 milioni di euro di ricavi e 12 milioni di perdite, nel 2015 le crescite erano state meno del previsto, con ricavi di 180 milioni. L’arrivo a luglio 2016 di Ferraris, ex amministratore delegato di Versace, è stato un modo per ribaltare la situazione. Ferraris, come scrive il sito Business of Fashion, «è uno specialista delle inversioni di marcia» e ha guidato con successo la ristrutturazione di Versace, che prima di lui aveva una gestione familiare insufficiente.

Ferraris ha presentato il suo piano di ristrutturazione dicendo che soltanto le aziende efficienti e con un progetto di business coerente riescono a sopravvivere ai cambiamenti in corso nel mondo della moda: «Credo che Cavalli abbia tutto ciò che serve per avere successo, ma i costi della società devono essere in linea con i ricavi, e questo è l’obiettivo che intendiamo raggiungere». Molti commentatori sono fiduciosi: per esempio Luca Solca, analista di Exane BNP Paribas, scrive che tenendo conto del buon lavoro fatto da Ferraris a Versace, «le sue possibilità di successo sono certamente superiori al 50 per cento».

Cavalli non ha ancora nominato il successore di Dundas, arrivato nel marzo 2015. Dundas aveva coordinato la squadra degli stilisti di Cavalli dal 2002 al 2005, poi era diventato direttore creativo di Ungaro e poi di Emilio Pucci nel 2008. La sua prima collezione ha reinterpretato lo stile di Cavalli ispirandosi al rock degli anni Ottanta, nelle successive invece ha scelto uno stile più hippie anni Settanta, con tagli femminili e stampe floreali, ottenendo l’approvazione di stampa ed esperti.

L’azienda fu fondata negli anni Sessanta da Roberto Cavalli, nato a Firenze nel 1940. Negli anni Settanta divenne famoso per i suoi patchwork colorati e originali, nel 1970 sfilò a Parigi la prima collezione a suo nome, due anni dopo aprì la sua prima boutique, a Saint Tropez. Cavalli continuò a crescere e definire il suo stile, fatto di jeans stampati e invecchiati con il getto di sabbia, intarsi di pelle, broccati e stampe animalier. Vende in 50 paesi in tutto il mondo: vestiti da uomo, donna, bambino, una linea giovane, Just Cavalli, accessori, intimo, profumi e costumi da bagno.