• Mondo
  • Sabato 8 ottobre 2016

Cos’è stata la guerra civile in Colombia

Breve storia di uno dei conflitti più sanguinosi della storia del Sud America, per capire il premio Nobel per la pace assegnato al presidente colombiano Juan Manuel Santos

(AP Photo/Ricardo Mazalan)
(AP Photo/Ricardo Mazalan)

Venerdì 7 ottobre presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha ricevuto il premio Nobel per la pace «per la sua determinazione nel mettere fine alla guerra civile nel paese che durava da più di 50 anni». Il movimento di guerriglia con il quale lo scorso 25 agosto Santos ha firmato un accordo di pace è il più vecchio e uno dei più ricchi e potenti tra quelli che hanno combattuto in Sud America: le “Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia—Ejército del Pueblo”, più note semplicemente come FARC. Il conflitto tra FARC e governo colombiano iniziò nel 1964, e ha causato 220 mila morti.

Le FARC nacquero negli anni Sessanta da una divisione nel partito comunista, che all’epoca aveva organizzato una serie di milizie rurali per proteggere le comunità di agricoltori dai paramilitari pagati dai grandi proprietari terrieri. Quando un villaggio di contadini venne attaccato, un gruppo di miliziani comunisti fu costretto a fuggire e si rifugiò sulle montagne vicine. Il gruppo, formato da meno di 50 uomini, decise di cambiare nome e di iniziare una nuova strategia: dalla difesa passiva contro i paramilitari inviati ad espropriare i contadini delle loro terre, i miliziani si diedero come obiettivo quello di rovesciare lo stato colombiano e instaurare un governo marxista e anti imperialista. Per i cinque decenni successivi, le FARC hanno condotto una sanguinosa guerriglia contro il governo, partendo dalle loro basi alle pendici delle Ande e arrivando a colpire, con agguati e attentati, anche nelle grandi città del paese. A differenza dei movimenti di guerriglia a Cuba e in Nicaragua, le FARC non hanno mai avuto le forze per impossessarsi del potere, ma per anni il corrotto e inefficiente esercito colombiano non riuscì a cacciarli dalle giungle dove avevano trovato rifugio.

Anche se non avevano le forze per rovesciare il governo colombiano, le FARC sono state uno dei gruppi di miliziani più ricchi e meglio armati del continente. Nel corso della Guerra fredda godevano dell’appoggio del blocco sovietico. Le risorse che ricevevano dai loro alleati politici si aggiungevano ai proventi dei riscatti e della tassazione imposta alle comunità sotto il loro controllo: queste entrate però non erano niente in confronto a quelle dovute alla droga. Nei primi tempi, le FARC si limitarono a tassare i produttori di droga, ma con l’esplosione del mercato di stupefacenti in Sud America, negli anni Ottanta, il gruppo iniziò a occuparsi direttamente della produzione e del traffico di cocaina.

Grazie a queste risorse, nel corso degli anni Ottanta, le FARC erano diventate un vero esercito semi-regolare, in grado di minacciare le città di piccole dimensioni che si trovavano ai limiti della giungla e capace di scontrarsi direttamente con l’esercito nazionale, senza più limitarsi ad agguati e scontri su piccola scala. In quel periodo, gli uomini delle FARC ricevevano addestramento a Cuba e in Vietnam, mentre i proventi del traffico di droga furono impiegati per assoldare dei membri dell’IRA, il gruppo indipendentista irlandese, per insegnare ai miliziani colombiani le strategie di guerriglia urbana.

Dagli anni Ottanta in poi ci furono spesso tentativi di dialogo tra governo e FARC, non sempre compiuti con intenzioni sincere. Ma, a volte a causa delle FARC, a volte a causa del governo, le trattative non portarono mai a risultati concreti. Alla fine degli anni Novanta, le FARC potevano contare su migliaia di combattenti ben armati e addestrati grazie ai proventi del traffico di coca. In questo periodo compirono attacchi spettacolari, anche nelle grandi città, e riuscirono a catturare numerosi soldati. Ma con la fine della Guerra fredda e l’impegno sempre maggiore degli Stati Uniti nella lotta alla droga, il governo colombiano riuscì lentamente a riprendere l’iniziativa.

Nel corso degli anni Duemila, l’esercito colombiano ha inflitto una lunga serie di sconfitte alle FARC, compresa l’uccisione del suo storico leader Alfonso Cano, nel 2011. Alternando operazioni militari a trattative diplomatiche, il governo colombiano riuscì a far smobilitare più di 26 mila combattenti delle FARC tra il 2002 e il 2013. Negli ultimi anni, le FARC si sono ritirate nel profondo della giungla e hanno cessato di impegnare direttamente esercito e polizia, limitandosi ad attacchi sporadici con mortai e bombe. Oggi le FARC possono contare probabilmente su meno di diecimila combattenti, concentrati in poche basi isolate nella giungla. Come ha raccontato Bernard Aronson, uno dei diplomatici che hanno lavorato all’accordo di pace: «Le FARC sono oramai come quelle stelle che hanno smesso di bruciare molti anni fa, ma la cui luce si può vedere ancora oggi».

Come gran parte delle guerre civili, anche quella in Colombia è stata condotta con metodi brutali, senza curarsi delle leggi internazionali. Secondo le Nazioni Unite, la stragrande maggioranza dei morti civili avvenuti nel corso del lungo conflitto è stata causata dalle milizie private alleate del governo e al soldo dei grandi proprietari terrieri e dei trafficanti di droga. Anche le FARC, nonostante fossero nato come un movimento di protezione dei contadini, diventarono presto violente e utilizzarono tecniche estorsive nei confronti di chi avrebbero dovuto proteggere. Migliaia di bambini sono stati reclutati nelle FARC dopo essere stati prelevati con la forza dai loro villaggi. Il gruppo negli anni ha compiuto anche numerosi attentati contro i civili e diversi rapimenti, il più famoso dei quali fu quello della politica colombiana Ingrid Betancourt.

L’accordo firmato lo scorso 25 agosto, quindi, ha messo fine a una guerra che ha causato conseguenze ancora ben visibili in Colombia, e per di più è arrivato in un momento in cui le FARC sono particolarmente deboli. L’opposizione colombiana ha criticato l’accordo raggiunto da Santos, accusandolo di aver fatto troppe concessioni ai guerriglieri. Anche per questa ragione, lo scorso 3 ottobre un referendum popolare ha bocciato l’accordo. Il cessate il fuoco terminerà ufficialmente il 31 ottobre, ma Santos e i leader delle FARC hanno già promesso che ci saranno ulteriori negoziati per perfezionare l’accordo e riuscire così a mantenerlo in vigore anche dopo la scadenza ufficiale della tregua.