• Moda
  • Giovedì 6 ottobre 2016

Storia di Lazzari, che fa tutto in Italia

Su Internazionale la scrittrice Nadia Terranova spiega come funziona l'azienda di abbigliamento veneta che non delocalizza niente

Il negozio di Lazzari a San Bonifacio, in provincia di Verona (Lazzari)
Il negozio di Lazzari a San Bonifacio, in provincia di Verona (Lazzari)

Lazzari è un’azienda di abbigliamento italiana a conduzione famigliare fondata a Vicenza nel 1977. Inizialmente produceva impermeabili e capispalla per altri marchi, poi dalla fine degli anni Ottanta ha iniziato a produrre le sue linee di maglieria, scarpe e borse, caratterizzate da uno stile bon ton e, negli ultimi anni, dalla collaborazione con alcune illustratrici, tra cui Olimpia Zagnoli. Vende i suoi prodotti in quattro negozi monomarca in Veneto – a Padova, a Verona, a San Bonifacio in provincia di Verona e a Bassano del Grappa – sul proprio store online, e in nessun altro posto. La particolarità di questa azienda, che la rende diversa dalla maggior parte dei marchi di moda italiani, è che i suoi capi sono interamente prodotti in Italia e dall’azienda stessa, in cui lavorano quattordici persone: dodici donne – dieci italiane, una romena e una croata – e due uomini. Sulla storia di Lazzari e dei suoi fondatori, Margherita Lazzari e Araldo Lunari, la scrittrice Nadia Terranova ha scritto un articolo per il sito di Internazionale. Terranova spiega le ragioni per cui Lazzari e Lunardi hanno scelto di non delocalizzare la loro produzione e non vendere i loro capi presso altri rivenditori.

“Le prime ad andarsene sono state le mutande”, ride amaramente Araldo Lunari che, insieme alla moglie Margherita Lazzari e, adesso, ai figli Alice e Nicola, lavora all’azienda tessile di famiglia, che produce i capi di abbigliamento Lazzari. E spiega: “Quando hanno cominciato a spostare all’estero la produzione dell’intimo ho capito che sarebbe cambiato tutto”.

Siamo in auto, sull’autostrada che dall’aeroporto di Venezia ci porterà a San Bonifacio, provincia di Verona, dove i Lunardi-Lazzari vivono e lavorano. È un pomeriggio afoso, ci affiancano e superano grossi container di merce cinese, ai lati della strada capannoni ormai deserti e un po’ decadenti: “Alzarsi la mattina e andare a lavorare in un capannone? Nessuno può averne voglia”. Cerco di immaginare, dietro l’aspetto burbero e sornione, il ragazzo che nel 1977, insieme alla moglie Margherita, ha aperto il primo laboratorio sopra un vecchio cinema nel vicentino, spostandosi qualche anno dopo nel centro storico di un paese vicino Verona, in una casa colonica ristrutturata apposta: scelte insolite, come quella di non vendere all’infuori dei propri monomarca, aperti in alcune città venete e raggiungibili in automobile, per non spezzare la cura e l’attenzione su tutta la filiera.

Da qualche anno Lazzari vende anche online, mai tramite altri siti ma solo sul proprio, e dell’ecommerce si occupa Nicola, il secondogenito, che oltre a tutto il resto risponde alle clienti sforzandosi di mantenere quel filo diretto tra chi vende e chi compra che internet tende a rendere anonimo.

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