Perché Ilaria Capua si è dimessa

Ieri la Camera ha accettato le dimissioni della ricercatrice accusata di aver diffuso ceppi virali per guadagnare dalla vendita dei vaccini, e che poi era stata prosciolta

Ilaria Capua (ANSA / GUIDO MONTANI)
Ilaria Capua (ANSA / GUIDO MONTANI)

Mercoledì 28 settembre il Parlamento ha approvato le dimissioni da deputata della ricercatrice Ilaria Capua, prosciolta nel luglio scorso dall’accusa di avere diffuso ceppi del virus dell’influenza aviaria per guadagnare dalla vendita dei vaccini. Quella che coinvolse Capua fu un’inchiesta giudiziaria molto controversa, avviata alcuni anni fa, e che aveva ricevuto numerose critiche sia in Italia sia da esperti e osservatori internazionali: finì sostanzialmente in un nulla di fatto. Capua è tra i più grandi virologi italiani, era stata eletta alla Camera nel 2013 con Scelta Civica e lo scorso maggio aveva chiesto di potersi dimettere, per tornare a lavorare nella ricerca come direttrice di un centro a Orlando, in Florida. La sua vicenda giudiziaria emerse nel 2014, quando il settimanale l’Espresso pubblicò un’inchiesta giornalistica realizzata da Lirio Abbate con il titolo “Trafficanti di virus” (tutto maiuscolo, in copertina).

Il lungo articolo, che aveva un taglio piuttosto colpevolista, diceva che Capua risultava essere indagata da quasi dieci anni nell’ambito di indagini giudiziarie e dei carabinieri del NAS. Era accusata di fare parte, con il marito, di una associazione a delinquere che – con la collaborazione di alcune società farmaceutiche e di funzionari del ministero della Sanità – aveva l’obiettivo di guadagnare grazie alla vendita di vaccini contro l’influenza aviaria. I magistrati avevano sostenuto che il gruppo avesse diffuso il virus in alcuni allevamenti del nord-est per causare un’epidemia e quindi vendere più vaccini. L’iniziativa giudiziaria era nata da un informatore italiano di un’altra inchiesta su virus e vaccini negli Stati Uniti. Dopo quasi dieci anni di indagini, con la sorveglianza telefonica di diverse persone del presunto gruppo, nel 2015 la procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio per 41 persone, tra ricercatori, funzionari del ministero della Salute e manager delle case farmaceutiche. L’anno precedente era uscita l’inchiesta di Abbate, che aveva portato a grandi polemiche e attacchi nei confronti di Capua, che intanto era stata eletta, da parte di esponenti di diversi partiti, a partire dal Movimento 5 Stelle.

Il caso era molto complesso e in seguito si sarebbe scoperto che tra la documentazione prodotta c’erano imprecisioni, errori e carenze di vario tipo. Mentre l’Espresso pubblicava altri articoli con titoli come “La cupola dei vaccini”, l’inchiesta veniva spezzettata e trasferita dalla procura di Roma ad altre procure, a seconda delle competenze territoriali. Il caso specifico di Ilaria Capua era di competenza della procura di Verona, dove il tribunale si è espresso a luglio prosciogliendo la ricercatrice e gli altri indagati perché “il fatto non sussiste”. Non è chiaro cosa succederà ai processi nelle altre città, né quante siano le persone che rischiano di essere rinviate a giudizio.

Ieri il Parlamento ha accolto la richiesta di dimissioni presentata in primavera da Ilaria Capua con 238 voti a favore e 179 contrari. Capua era presente in aula e ha tenuto un discorso in cui ha definito la vicenda dell’inchiesta “un incubo senza confini e una violenza che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia”. Ha detto che le accuse nei suoi confronti, confutate solo un paio di mesi fa con il proscioglimento, hanno reso meno efficace il suo lavoro da parlamentare, tanto da sentire l’esigenza di lasciare la Camera e tornare alla ricerca:

Nell’affrontare ogni giorno in questa Camera la mia nuova condizione di «persona non credibile», e oltretutto accusata di crimini gravissimi, ho vissuto sulla mia pelle per oltre due anni, come la mancanza di credibilità non mi stesse permettendo di portare avanti quello per cui mi ero impegnata con i miei elettori. E qui torno alla parola rispetto – perché è proprio la combinazione del rispetto per i miei elettori ed il rispetto per me stessa che – come se fossero parte di un algoritmo – mi ha fatto comprendere che in quelle condizioni non stavo utilizzando al meglio il tempo che avevo a disposizione.
Sì, perché non ci piace pensarlo, ma ognuno di noi ha un tempo limitato che gli resta da vivere – e utilizzare al meglio quel tempo è una forma di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Anzi un dovere. Ho sentito quindi, che fosse giunto il momento di tornare ad usare il mio tempo al meglio, di tornare nel mondo scientifico, purtroppo non in quello italiano, in un ambiente nel quale non avessi mai perso la credibilità e nel quale fossi riconosciuta ed apprezzata.

Capua ha quindi accettato l’incarico di direttore di un centro di ricerca in Florida, dove si è trasferita con la famiglia “per proteggerla dalle accuse senza senso, ma nel contempo infamanti che mi portavo sulle spalle”.

Ora che è finita, potrei tornare indietro, ma vi dico la verità, non me la sento. Devo recuperare forze, lucidità e serenità, devo lenire la sofferenza che è stata provocata a mia figlia e a mio marito. Devo recuperare soprattutto fiducia in me stessa, appunto perché voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizione. Lo devo ai miei genitori che mi hanno fatto studiare, ai miei maestri, ai miei amici e ai miei allievi di ieri e di domani.

Giuditta Pini, deputata del Partito Democratico, ha scritto un post su Facebook per ricordare la storia di Capua e raccontare come sono andate le cose in aula durante la votazione per le sue dimissioni. Ha scritto che: “alla Camera i 5 Stelle sono rimasti in silenzio, non hanno nemmeno provato a chiedere scusa per tutto ciò che avevano procurato a una loro collega che siede a pochi metri da loro”.