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  • Mercoledì 28 settembre 2016

Storie di titoli tradotti o traditi

Quello originale del "Giovane Holden" lo conoscete tutti ma "I non conformisti" cos'è? E in quanti modi è stato tradotto "The Importance of Being Earnest"?

di Ludovica Lugli – @Ludviclug

Scegliere il titolo di un libro è sempre un’operazione complicata – come mostrano anche i casi in cui è stato cambiato all’ultimo momento, poco prima di andare in stampa – e può diventarlo ancora di più quando si tratta del titolo di un testo tradotto. In passato si tendeva a cambiarli radicalmente, mentre adesso le case editrici cercano di rispettare il titolo originale, soprattutto quando si tratta di testi letterari; per quelli più commerciali invece c’è più libertà, visto che per ragioni di marketing è più importante che il titolo sia efficace e intercetti subito i potenziali lettori.

Oggi i titoli tradotti in modo non letterale sono espressioni e modi di dire che non hanno un corrispettivo italiano, oppure neologismi nella lingua originale del testo (per esempio Herztier del premio Nobel Herta Müller, tradotto con Il paese delle prugne verdi, è una parola inventata che significa “la bestia nel cuore”), oppure perché un titolo diverso potrebbe funzionare e vendere di più.

Un altro fenomeno che sta prendendo piede (quando la lingua originale è l’inglese) è quello di non tradurre i titoli: casi famosi sono Fight Club di Chuck Palahniuk e Underworld di Don DeLillo. Questa tendenza è frequente anche per i film e le serie tv, e dipende dal fatto che conosciamo meglio l’inglese che in passato e che anche chi non lo parla bene conosce le parole comuni. Sempre grazie alla maggiore conoscenza dell’inglese, i lettori italiani sono diventati più sensibili alle traduzioni e spesso si aspettano che i titoli tradotti siano fedeli agli originali (e i dibattiti sui titoli tradotti male sono all’ordine del giorno).

Il giovane Holden
Il titolo originale del famosissimo romanzo di J.D. Salinger con protagonista l’adolescente Holden Caulfield è The Catcher in the Rye: è un’espressione intraducibile in italiano (nell’inglese americano “catcher” indica solitamente il ricevitore nelle squadre di baseball, “rye” significa “segale”) e arriva da una canzone intitolata Comin’ Through the Rye attribuita al poeta settecentesco scozzese Robert Burns. A un certo punto del romanzo il protagonista dice alla sorella che da grande vuole fare appunto il “catcher in the rye“: intende dire che vorrebbe essere in grado di salvare i bambini dalla morte. Per questa ragione il titolo francese del libro è L’Attrape-Coeurs che letteralmente significa “il rubacuori”.

La prima edizione italiana del libro s’intitolava Vita da uomo: fu pubblicato dalla casa editrice Gherardo Casini nel 1952 – un anno dopo l’uscita americana – con una tiratura limitata da meno di mille copie. La successiva edizione Einaudi, uscita per la prima volta nel 1961 e tradotta da Adriana Motti, fu intitolata Il giovane Holden. Una nota in apertura, scritta da Italo Calvino, spiegava come il titolo originale fosse intraducibile. L’uso di “il giovane” nel titolo era un richiamo ad altri libri del passato (I dolori del giovane Werther di Goethe, I turbamenti del giovane Törless di Robert Musil), così da rendere il libro più familiare ai lettori.

salinger

Nel 2014 Il giovane Holden è stato pubblicato in una nuova traduzione fatta da Matteo Colombo (che ha tradotto molti importanti autori americani contemporanei, tra cui Chuck Palahniuk, Dave Eggers e Don DeLillo). Il titolo del romanzo non è stato cambiato: sia perché ormai è conosciuto così, sia perché i problemi legati al titolo originale non sono cambiati nel tempo, nonostante oggi l’inglese e la cultura americana siano più noti in Italia.

L’importanza di essere onesto o L’importanza di chiamarsi Ernesto
Un altro classico dal titolo difficilmente traducibile è la commedia di Oscar Wilde The Importance of Being Earnest, che si basa su un gioco di parole: in inglese l’aggettivo “earnest“, che significa “onesto”, si pronuncia come il nome “Ernest”, cioè “Ernesto”. Uno dei personaggi finge di chiamarsi così perché la donna di cui è innamorato vuole sposarsi con un uomo che si chiama appunto Ernest. In italiano è tradotto sia con L’importanza di essere onesto che con L’importanza di chiamarsi Ernesto, ma nessuno dei due titoli conserva il gioco di parole. In passato fu tradotto anche con L’importanza di essere Onesto o L’importanza di essere Probo: i due aggettivi possono essere anche nomi propri, ma accade così di rado che il gioco di parole resta comunque incomprensibile. La traduzione che meglio rende il titolo originale è L’importanza di essere Franco, dato che “Franco” è un nome proprio più comune: c’è un’edizione della casa editrice Rusconi intitolata così.

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Il tempo è un bastardo
Il tempo è un bastardo è il titolo scelto per A Visit from the Goon Squaddella scrittrice americana Jennifer Egan, che nel 2011 ha vinto il premio Pulitzer per la narrativa. Il romanzo è costruito come un insieme di racconti e il titolo originale è un riferimento («inconscio» secondo l’autrice) alla canzone di Elvis Costello “Goon Squad”, del disco del 1979 Armed Forces. Letteralmente “goon squad” significa “banda di picchiatori”. Il titolo italiano è una citazione dal libro, dove compare più volte l’espressione «time is a goon», «il tempo è un bastardo». Martina Testa, ex direttrice editoriale di minimum fax che si è occupata della pubblicazione del romanzo, ha spiegato al Post che quell’espressione significa che «il tempo è uno che ti picchia duro e a tradimento» e questo è uno dei messaggi trasmessi dal libro. Sia l’edizione in spagnolo sia quella in catalano sono state influenzate dal titolo italiano dato che sono state chiamate El tiempo es una canallaEl temps és un cabró.

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Delitto e castigo
Un classico il cui titolo italiano non corrisponde esattamente all’originale è Delitto e castigo, dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. La prima traduzione del libro in italiano non fu realizzata dal testo originale in russo ma dalla sua traduzione in francese. Il titolo in russo (Преступление и наказание) significa letteralmente “Delitto e pena” ma l’anonimo traduttore che si occupò della prima edizione italiana, risalente al 1889 e pubblicata dalla casa editrice Treves, aveva come fonte la traduzione francese del 1884 di Victor Derély, intitolata Le crime et le châtiment. Châtiment corrisponde all’italiano “castigo” e così si perse il riferimento del titolo originale a Dei delitti e delle pene, il famoso saggio dell’illuminista italiano Cesare Beccaria (peraltro nonno di Alessandro Manzoni) contro la pena di morte e la tortura.

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Il buio oltre la siepe
Un libro che a lungo ha condiviso con Il giovane Holden il fatto di essere considerato l’unico romanzo del proprio autore è Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Anche questo libro ha un titolo difficile da tradurre: in inglese è To Kill a Mockingbird che letteralmente significa “uccidere un mimo”. “Mimo” è il mimo settentrionale o tordo beffeggiatore, l’uccello che si vede sulla copertina dell’edizione italiana e che non vive in Italia. Il titolo originale fa riferimento a una scena in cui Atticus, il padre della narratrice, dice a lei e al fratello bambini di non sparare ai passeri – “mockingbird” è stato tradotto in questo modo per rendere comprensibile la scena ai lettori italiani. Il titolo Il buio oltre la siepe invece viene da un altro passaggio del romanzo: i bambini protagonisti non sanno cosa ci sia oltre la siepe che delimita il confine della loro casa e per questo ne hanno paura. È probabile che a influire sulla scelta del titolo italiano abbiano agito reminiscenze dell’Infinito di Leopardi.

C’è un altro libro americano che nomina l’uccello di Il buio oltre la siepe: è il romanzo di fantascienza Mockingbird di Walter Tevis (l’autore di L’uomo che cadde sulla Terra da cui fu tratto l’omonimo film con David Bowie). In passato pubblicato in italiano come Futuro in trance, è stato recentemente ripubblicato dalla casa editrice minimum fax con il titolo Solo il mimo canta al limitare del bosco.

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Il romanzo da cui è tratto Blade Runner
In passato si tendeva a tradurre i titoli stranieri semplificandoli, mentre oggi si preferisce restare fedeli all’originale. È il caso di Do Androids Dream of Electric Sheep? dello scrittore di fantascienza Philip K. Dick. Fu tradotto in italiano come Cacciatore di androidi ma è comunemente chiamato con il nome del film che ne è stato tratto: Blade Runner di Ridley Scott. Nel 1996 uscì per Fanucci un’edizione in cui era titolato Blade Runner, ma l’edizione più recente pubblicata dalla casa editrice è Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, accompagnato in copertina da “il romanzo da cui è stato tratto Blade Runner“.

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La svastica sul sole
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? non è l’unico romanzo di Philip K. Dick uscito in Italia con un titolo molto diverso da quello originale. In generale, moltissimi libri di fantascienza pubblicati in passato sono stati tradotti molto liberamente. Molti di loro hanno ispirato un film di recente successo, e sono stati nuovamente pubblicati, questa volta con un titolo più fedele: è successo per esempio con I Am Legend di Richard Mateson, che era stato tradotto con I vampiri prima di diventare Io sono leggenda. A volte il titolo italiano diverso dall’originale funziona molto bene e viene mantenuto: è il caso di La svastica sul sole di Dick, il cui titolo originale è The Man in the High Castle. Ne esiste anche una vecchia edizione intitolata L’uomo nell’alto castello, ma la casa editrice che l’ha pubblicata, Fanucci, ha usato per le edizioni più recenti il vecchio titolo. Dal romanzo è tratta l’omonima serie di Amazon.

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Shining
Anche un famoso romanzo dello scrittore di horror Stephen King è stato rititolato dopo l’uscita del film che ha ispirato: Shining. Il titolo originale del romanzo, così come del film di Stanley Kubrick, è The Shining, con l’articolo, mentre quello della prima edizione italiana era Una splendida festa di morte. La parola “shining” si potrebbe tradurre in italiano – e così è tradotta nel romanzo – con “luccicanza”. King scelse il titolo del romanzo ispirato da una canzone di John Lennon, “Instant Karma!”, il cui testo dice «We all shine on».

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Furore
Il titolo originale di Furore di John Steinbeck è The Grapes of Wrath, che letteralmente significa “grappoli d’ira” o “grappoli d’odio”. L’espressione è una citazione dall’inno The Battle Hymn of the Republic di Julia Ward Howe, che a sua volta cita un versetto dell’Apocalisse. Il libro è stato ritradotto, da Sergio Claudio Perroni, e ripubblicato, da Bompiani, nel 2013: la prima traduzione, quella di Carlo Coardi, era del 1940 e aveva molti difetti, tra cui alcune scene tagliate dalla censura del regime fascista. Fu Elio Vittorini a proporre all’editore Valentino Bompiani di pubblicare il romanzo in Italia. Furore indica l’ira divina e per estensione la carestia descritta nel romanzo.

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La montagna magica o La montagna incantata
È uno dei romanzi più famosi dello scrittore tedesco Thomas Mann e nel 2010 se ne riparlò molto perché Mondadori lo ha ripubblicato nella collana i Meridiani in una nuova traduzione. Il titolo del libro era La montagna incantata, ma è stato ritradotto come La montagna magica. Si trattò di un’operazione filologica, simile a quella che potrebbe fare un editore cambiando Delitto e castigo in Delitto e pena. Infatti il titolo tedesco del romanzo è Der Zauberberg che letteralmente è più vicino alla nuova traduzione. Secondo Renata Colorni, traduttrice della edizione dei Meridiani, “magica” è più corretto perché a differenza di “incantata” non suggerisce un significato passivo ma attivo.

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Lo strano caso di Il profumo delle foglie di limone
Quando nei blog e sulle riviste dedicate ai libri si parla di traduzioni e si criticano le scelte di alcune case editrici si cita spesso Il profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez. Il libro – che in Italia è stato pubblicato con grande successo di vendite nel 2011 – ha un titolo molto lontano all’originale in spagnolo. Garzanti infatti ha scelto sia un titolo che una copertina (una ragazza di spalle che cammina nell’acqua con i capelli sciolti e un abito elegante) che si distaccano molto da quelli spagnoli e lo presentano come un romanzo per un pubblico femminile. Lo que esconde tu nombre è in realtà un thriller e uno dei protagonisti è un cacciatore di nazisti.

Quella fatta con Il profumo delle foglie di limone è la classica operazione di marketing che le case editrici fanno con molti libri che rientrano in un genere specifico – ad esempio i rosa, i thriller e i gialli. È per questo che a un certo punto vengono stampati libri con copertine (molte mostrano una faccia o una schiena) e titoli simili, a indicare che appartengono alla stessa corrente di un libro che ha avuto molto successo (come quelli che iniziano con “Lo strano caso di…”, “Il diario di…”, “La ragazza che…”).

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Revolutionary Road
Revolutionary Road è un romanzo del 1961 di Richard Yates da cui fu tratto nel 2008 l’omonimo film di Sam Mendes con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. minimum fax, la casa editrice che lo ha pubblicato più di recente, ha conservato il titolo originale, ma quando il libro uscì per la prima volta in italiano con Garzanti, nel 1964, fu intitolato I non conformisti: il titolo descriveva i protagonisti, April e Frank Wheeler, che sognano una vita diversa rispetto a quella provinciale e piatta che conducono. Era però anche un rimando al romanzo Il conformista di Alberto Moravia, uscito nel 1951. mimimum fax ha deciso di cambiare questo titolo perché non era famoso come Il giovane Holden; è stata una strategia azzeccata vista l’attenzione dedicata al libro dopo l’uscita del film di Mendes, che ha lo stesso titolo.

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Norwegian Wood, anche noto come Tokyo Blues
Norwegian Wood dello scrittore giapponese Haruki Murakami fu pubblicato per la prima volta in Italia da Feltrinelli nel 1993, con il titolo Tokyo Blues. Tradurre il titolo originale, uguale anche in giapponese, non aveva senso: si tratta del titolo di una canzone dei Beatles, “Norwegian Wood” appunto, che fa parte del disco Rubber Soul. Feltrinelli aveva cercato di associarlo a un altro libro pubblicato in precedenza, Tokyo Decadence di Ryu Murakami (che non è parente di Haruki), dato che all’epoca Haruki Murakami non era famoso. Molte persone associano ancora Norwegian Wood al suo primo titolo italiano e per questo Einaudi, che ora pubblica tutti i libri dello scrittore in Italia, continua a usarlo come sottotitolo.

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Auto da fé
Gli autori devono sempre approvare i titoli tradotti dalle case editrici, direttamente o attraverso il loro agente. In passato è capitato che fosse lo stesso autore a stabilire il titolo italiano: è successo con Auto da fé, l’unico romanzo dello scrittore Elias Canetti, premio Nobel per la Letteratura nel 1981. Il titolo originale è Die Blendung, che letteralmente significa “L’accecamento”. La prima edizione italiana uscì per Garzanti nel 1967, 32 anni dopo la prima pubblicazione, ma già nel 1946 Canetti aveva scelto Auto da fé come titolo per l’edizione inglese, pubblicata dalla casa editrice Jonathan Cape; lo stesso titolo è stato usato anche per quella francese, mentre per la pubblicazione negli Stati Uniti, con l’editore Knopf, Canetti scelse The Tower of Babel. L’espressione “auto da fé” o “autodafé” indica la cerimonia pubblica che avveniva ai tempi dell’Inquisizione spagnola, quando ai condannati veniva letta la sentenza dopo una messa e una processione prima di venire bruciati sul rogo.

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American Dust
Oggi ci sono più spesso libri con titoli non tradotti dall’inglese e c’è stato anche il caso di un libro pubblicato con un titolo inglese diverso da quello originale. So the Wind Won’t Blow It All Away di Richard Brautigan, che significa “Così che il vento non soffi tutto via”, fu infatti pubblicato nel 2005 da Isbn con il titolo American DustLa scelta era in linea con lo stile della casa editrice e rendeva il titolo più immediato e facile da ricordare. Un’altra strana traduzione di un libro di Brautigan è quella fatta dalla casa editrice Marcos y Marcos nel 2003: il romanzo The Abortion, fino a quel momento pubblicato in italiano con il letterale L’aborto, venne tradotto come La casa dei libri, riferendosi alla biblioteca presente nel romanzo.

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Dieci piccoli indiani
Il titolo inglese di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie è And Then There Were None – che significa “E alla fine non ce ne fu più nessuno”: non è una scelta bizzarra e inspiegabile ma ha delle ragioni storiche. Quando uscì, nel 1939, il libro si intitolava Ten Little Niggers, letteralmente Dieci piccoli negri: fu cambiato quando fu pubblicato negli Stati Uniti perché era offensivo nei confronti dei neri. La frase “and then there were none” è l’ultimo verso della filastrocca Ten Little Indians che viene citata alla fine del libro.

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La spedizione verso l’interno
Una scelta di traduzione molto particolare è quella fatta nel 2012 dalla casa editrice Quodlibet, con la pubblicazione di una nuova traduzione di un libro scritto nel quarto secolo a.C.: La spedizione verso l’interno venne infatti chiamata per più di duemila anni Anabasi. Letteralmente il greco “anabasi” significa “andare dentro”, e nel senso datogli dall’autore Senofonte indica una “spedizione militare verso l’interno”: la spedizione è quella compiuta da un’armata di mercenari greci per conto di Ciro il Giovane per prendere il trono del fratello, l’imperatore persiano Artaserse II. Quodlibet ha conservato Anabasi come sottotitolo del libro, ma ha usato un titolo più comprensibile al lettore contemporaneo per rispecchiare la traduzione di Dino Baldi, che ha cercato di rendere il classico greco una specie di romanzo d’avventura.

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