• Mondo
  • Lunedì 19 settembre 2016

Due italiani sono stati rapiti in Libia

Sono dipendenti di una società di costruzioni che ha la sede in Piemonte, finora non ci sono state rivendicazioni o richieste

Foto: CC BY-SA 2.5
Foto: CC BY-SA 2.5

Due cittadini italiani, Danilo Calonego e Bruno Cacace, e un uomo canadese sono stati rapiti la mattina del 19 settembre a Ghat, nel sud della Libia. La notizia è stata confermata dal ministero degli Esteri italiano. Calonego – 66enne di Sedico (Belluno) – e Cacace – 56enne residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo) – lavorano per una società italiana che si occupa della manutenzione dell’aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos. Altri due dipendenti della stessa società erano stati rapiti nel marzo 2011 e poi liberati. Secondo fonti citate da un esperto di sicurezza francese, i tre uomini stavano attraversando in fuoristrada una zona montuosa vicino a Ghat, quando la loro auto è stata fermata da uomini armati: quello che è successo dopo non è chiaro e ci sono più versioni che differiscono per alcuni dettagli. Finora non ci sono state rivendicazioni del rapimento o richieste.

Il sindaco di Ghat, scrive Repubblica, ha detto che la polizia locale ha cominciato le indagini e le ricerche. Dovrebbe occuparsi di quello che è successo anche il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organo di controllo dei servizi segreti italiani) che potrebbe convocare il direttore dell’Aise (il servizio segreto italiano per l’estero) Alberto Manenti.

L’azienda Con.I.Cos (Contratti Italiani Costruzioni) fu fondata nel 1977 da Giorgio Vinai e Celeste Bongiovanni, ha sede a Mondovì (provincia di Cuneo) e opera nel campo delle costruzioni, sia in Italia che all’estero. Da diversi anni opera anche in Libia, dove ha tre sedi: una a Ghat, dove sono stati rapiti i due italiani, e le altre due a Bengasi e a Tripoli. Da tempo il governo italiano ha chiesto alle società italiane operanti in Libia di cercare di lavorare dove è possibile con personale locale, per evitare i rapimenti. Nel luglio 2015 erano stati rapiti in Libia quattro italiani, tutti dipendenti della società di costruzioni Bonatti. Due di loro erano poi stati uccisi durante una sparatoria a Sabrata, nel nord-ovest della Libia, vicino al confine con la Tunisia.

Ghat, nella regione del Fezzan, si trova a pochi chilometri dal confine con l’Algeria e non è generalmente ritenuta una zona ad alto rischio: la polizia libica, scrive il Corriere, sostiene che in quella zona non sia presente lo Stato Islamico in Libia: ci sono invece le tribù Tuareg, «spesso in lotta tra loro per un’oasi, l’accesso a una zona di palme da dattero, e più di recente per il controllo del traffico di migranti dall’Algeria, che però negli ultimi tempi si è spostato a est e ovest su piste meglio organizzate».