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  • Domenica 18 settembre 2016

La sinistra ha vinto a Berlino

Ed è andato bene anche il partito di estrema destra anti immigrazione AfD, mentre la CDU di Angela Merkel ha fatto il suo peggior risultato di sempre

Il sindaco uscente di Berlino Michael Mueller, dopo i primi exit poll favorevoli per la SPD (Carsten Koall/Getty Images)
Il sindaco uscente di Berlino Michael Mueller, dopo i primi exit poll favorevoli per la SPD (Carsten Koall/Getty Images)

I tre principali partiti della sinistra tedesca, la SPD (socialdemocratici), Die Linke e i Verdi, potrebbero formare la nuova coalizione di governo del parlamento locale di Berlino ed eleggere il prossimo sindaco della città, dopo il voto di ieri per rinnovare l’amministrazione della più importante città tedesca. La CDU, il partito di centrodestra di Angela Merkel, ha invece perso moltissimi voti rispetto alle elezioni del 2011 ottenendo il suo peggior risultato di sempre a Berlino e non farà quasi certamente parte della coalizione di governo, che negli ultimi 5 anni era stata quella tra SPD e CDU. Il partito di estrema destra e anti immigrazione AfD (Alternativa per la Germania) è andato molto bene e per la prima volta avrà dei rappresentanti nel parlamento locale di Berlino.

La SPD, storico partito della sinistra tedesca ma in crisi di consenso da diversi anni, ha perso il 6,7 per cento dei voti rispetto alle ultime elezioni ma è stato comunque il partito più votato, ottenendo domenica il 21,6 per cento dei voti e 38 seggi. La CDU è arrivata al 17,5 per cento (-5,7 per cento rispetto al 2011) e avrà 31 seggi; Die Linke ha preso il 15,6 per cento (+3,9 per cento rispetto al 2011) e 27 seggi; i Verdi hanno preso il 15,2 per cento (-2,4 per cento rispetto al 2011) e 27 seggi; AfP è arrivata al 14,2 per cento e avrà 25 seggi, mentre i liberaldemocratici della FDP hanno preso il 6,7 per cento (+4,9 per cento rispetto al 2011) e 12 seggi.

Il sindaco uscente Michael Muller (SPD) dovrebbe essere eletto nuovamente, ma come aveva già dichiarato in campagna elettorale è probabile che cercherà il sostegno di tre partiti della sinistra invece che di una grande coalizione con la CDU. L’Abgeordnetenhaus di Berlino ha 149 seggi e la maggioranza si ottiene con 75 seggi: una coalizione formata da SPD, Verdi e Die Linke potrebbe contare sul sostegno di 92 parlamentari; mentre una nuova coalizione tra SPD e CDU si fermerebbe a 69 seggi.

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Oggi si vota a Berlino per rinnovare l’amministrazione locale. Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio il sindaco uscente Michael Muller, del Partito Socialdemocratico (SPD) che però avrà bisogno di formare una coalizione con altri partiti per governare la città (a Berlino il sindaco viene eletto dal parlamento locale e non direttamente dai cittadini, come accade in Italia). Sempre secondo i sondaggi, il partito di destra radicale Alternativa per la Germania (AfD) dovrebbe ottenere un risultato storico, riuscendo per la prima volta a superare il 10 per cento dei consensi nella capitale tedesca. L’AfD in Germania è il partito del momento: due settimane fa nel Land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore ha battuto l’Unione Cristiano-Democratica di Germania, il partito centrista della cancelliera Angela Merkel, e molti giornalisti tedeschi l’hanno segnalato come un risultato rappresentativo della complicata situazione politica tedesca.

Ma per quanto molti osservatori internazionali siano interessati alle elezioni di Berlino soprattutto per misurare l’eventuale crescita dell’AfD e il calo di consenso della CDU della cancelliera Angela Merkel, i giornali tedeschi scrivono che la campagna elettorale non ha toccato i temi che interessano di più a livello nazionale, come l’immigrazione e il terrorismo.

Il corrispondente del Guardian da Berlino, Philip Oltermann, ha scritto che il candidato centrista Frank Henkel ha cercato di giocare la sua campagna sui temi della sicurezza, ma con scarsi risultati. Henkel ha proposto di aumentare il budget della polizia e di migliorare il sistema di telecamere di sorveglianza, come da tempo chiedono i sindacati di polizia. Berlino, però, scrive Oltermann, è una città che ancora risente dell’esteso spionaggio praticato dalla polizia segreta del regime comunista. I berlinesi non amano le intromissioni nella loro privacy e la CDU di Henkel è data in calo di più di 5 punti rispetto alle ultime elezioni.

I temi più sentiti in città, ha scritto l’agenzia Deutsche Welle, sono prettamente locali. Ad esempio, il nuovo aeroporto la cui costruzione è in ritardo, mentre i costi continuano a salire. Oppure la mancanza di scuole: Berlino è una città che cresce di 40mila abitanti ogni anno e in alcuni quartieri la natalità è aumentata molto negli ultimi anni. Il risultato è che moltissimi studenti fanno lezione in container improvvisati, oppure in edifici in pessime condizioni.

Un altro timore molto diffuso in città è che investimenti e speculazioni edilizie portino ad un aumento nel costo degli affitti (al momento uno dei più bassi tra le grandi città europee). Già oggi, a Berlino c’è scarsità di alloggi e la situazione rischia di peggiorare se gli affitti inizieranno a salire in seguito a massicci investimenti immobiliari, come è avvenuto ad esempio a Londra. Anche la situazione finanziaria della città non è incoraggiante: negli ultimi anni l’amministrazione locale ha accumulato un debito di 60 miliardi di euro.

Tutti questi problemi pesano sul gradimento dell’attuale amministrazione, guidata da Muller e sostenuta da una coalizione di SPD e CDU. Secondo i sondaggi, entrambi i partiti dovrebbero perdere almeno cinque punti rispetto ai risultati ottenuti alle scorse elezioni nel 2011. Per questa ragione, sembra improbabile che dalle prossime elezioni uscirà nuovamente una coalizione tra socialisti e centristi (a meno che la CDU non ottenga un risultato molto superiore alle aspettative). Il risultato più probabile sembra una coalizione di sinistra, visto che secondo i sondaggi Verdi e sinistra radicale dovrebbero ottenere ciascuno circa 15 punti percentuali (più o meno quanti dovrebbe ottenerne AfD), garantendo così a Muller una nuova maggioranza con cui governare per altri cinque anni.