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  • Domenica 18 settembre 2016

Ronaldo ha quarant’anni

Quello "originale", non Cristiano: è stato uno degli attaccanti più forti di sempre, ma ha avuto una carriera molto sfortunata

Ronaldo festeggiato dai compagni dell'Inter Francesco Toldo, Ivan Cordoba, Sergio Conceicao e Vratislav Gresko, il 28 aprile del 2002 (AP Photo/Luca Bruno)
Ronaldo festeggiato dai compagni dell'Inter Francesco Toldo, Ivan Cordoba, Sergio Conceicao e Vratislav Gresko, il 28 aprile del 2002 (AP Photo/Luca Bruno)

Oggi Ronaldo Luís Nazário de Lima, cioè il Ronaldo prima di Cristiano Ronaldo, compie quarant’anni. Sembra che sia passato molto più tempo dal suo ritiro e che lui abbia superato i quaranta da un po’, ma si è ritirato appena cinque anni fa. La sua è stata una carriera spettacolare e triste, perché ha vinto relativamente poco, soprattutto con le squadre di club, specie se si tiene conto delle squadre in cui ha giocato e di quello che sapeva fare in campo. Ronaldo è stato anche uno dei primi a guadagnare una celebrità mondiale che andasse oltre a quella degli appassionati: un po’ come è riuscito a fare anni dopo il suo omonimo Cristiano Ronaldo. Ha avuto almeno tre gravissimi infortuni, più altri che hanno interrotto e spezzettato le sue stagioni, ma per almeno tre stagioni è stato un tipo di giocatore che non si era mai visto: intelligente, tecnico e rapidissimo, imprendibile per la maggior parte dei difensori avversari.

È tuttora l’ultimo giocatore dell’Inter ad aver vinto un Pallone d’Oro, ed è ricordato con molta nostalgia e affetto da una parte dei tifosi interisti e con rabbia da un’altra parte, per quando segnò in un derby del 2007 giocando col Milan ed esultò portandosi le mani alle orecchie. Arrivò a Milano nel 1997, quando Massimo Moratti andò a Barcellona, pagò per intero la clausola per la rescissione del suo contratto e lo portò a Milano.

È entrato nella storia del calcio italiano quando venne abbattuto nell’area di rigore avversaria da Mark Iuliano durante un Juventus-Inter del 1998. Dopo quel fallo, l’arbitro Ceccarini non assegnò il rigore all’Inter, fece proseguire l’azione e dopo pochi secondi assegnò un generosissimo rigore alla Juventus. Nella primavera dello stesso anno segnò un gol nella finale della Coppa UEFA vinta per 3 a 0 contro la Lazio, un gol alla Ronaldo: doppio passo, portiere a terra e pallone in rete.

Pochi mesi dopo, ai Mondiali di Francia, Ronaldo fu il giocatore più atteso, persino più dell’idolo di casa Zinedine Zidane. Poco prima dell’inizio della finale, però, ebbe delle convulsioni nell’albergo in cui si trovava con il Brasile: se ne è parlato per anni e non si saprà mai tutto con esattezza, a parte che fu un malore piuttosto pesante. Ronaldo giocò comunque la finale, ma in campo fu un fantasma. L’uomo che doveva marcare sui calci d’angolo, Zidane, segnò due gol identici, consegnando il Mondiale alla Francia.

E poi lui che scende la scaletta dell’aereo che ha riportato il Brasile a casa dopo la sconfitta, quasi barcollando; la pausa di sei mesi nel 1999 per una lacerazione al tendine rotuleo del ginocchio sinistro, lo stesso che durante una partita di Coppa Italia contro la Lazio si rompe del tutto, con i calciatori accanto a lui con le mani nei capelli; il 5 maggio del 2002, con l’Inter a un passo dallo scudetto che subisce una scellerata sconfitta contro la Lazio, e con Ronaldo che finisce quella partita in lacrime, la sua ultima gara con l’Inter. E poi il Real Madrid per cinque anni, il Mondiale vinto nel 2002 e il secondo Pallone d’Oro, una specie di rinascita. Nel 2007 ritorna al Milan e nel 2008, con un altro serio infortunio, conclude di fatto la sua carriera.