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  • Venerdì 16 settembre 2016

Essere la sosia di Hillary Clinton è un lavoraccio

Oltre ai molti impegni di lavoro, una storica imitatrice di Clinton deve fare i conti anche con i complottisti

di Helena Andrews-Dyer – The Washington Post

Teresa Barnwell a un evento a Las Vegas nel 2008 (Ethan Miller/Getty Images)
Teresa Barnwell a un evento a Las Vegas nel 2008 (Ethan Miller/Getty Images)

Quando le chiedono come sta, Teresa Barnwell tira un grosso sospiro. Barnwell è una storica imitatrice di Hillary Clinton che di recente è stata trascinata nell’ultima serie di teorie del complotto sulla salute della candidata del Partito Democratico americano. «Quanto tempo hai?», ha chiesto ridendo nell’ufficio della sua casa a Palm Desert, in California. «È una cosa un po’ pesante… e fuori di testa».

Domenica, Barnwell – che ha 61 anni e imita l’ex segretario di Stato dal 1993 – ha sentito che Clinton aveva dovuto abbandonare una commemorazione per l’11 settembre a New York per un problema di salute. Qualche ora dopo, spuntando dall’appartamento della figlia Chelsea, Clinton era sembrata di nuovo sana come un pesce. I professionisti delle teorie del complotto su internet hanno ipotizzato che la donna fotografata fuori dall’appartamento di Chelsea Clinton fosse in realtà una controfigura. Barnwell – che ammette di non aver mai «capito Twitter» – ha deciso di stare al gioco, postando una foto che aveva fatto davanti allo stesso complesso di appartamenti di Manhattan all’inizio di agosto e aggiungendo la didascalia «forse ero a New York», cosa che non ha fatto altro che aggiungere benzina sul fuoco. I complottisti che sostengono che Clinton nasconda una grave malattia si sono scatenati.


«Ok, datevi una calmata. Oggi sono stata tutto il giorno a Los Angeles. Volevo solo mandare in tilt le vostre testoline da complottisti matti. Andate a letto».

Barnwell si è affrettata a chiarire che durante la visita di Clinton a New York era a Los Angeles per registrare una puntata del programma Lip Sync Battle con un sosia di Bill Clinton. Altrettanto velocemente, però, Barnwell ha imparato che una volta che una cosa circola su internet rimane su internet. «Ho pensato che la storia sarebbe stata superata», ha detto, aggiungendo poi: «Aiuto».

Barnwell dice che oggi la politica funziona in modo totalmente diverso rispetto a quando iniziò a fare l’imitatrice nel 1993. All’epoca le persone capivano che lo scopo del suo lavoro era sdrammatizzare un mondo troppo serio: far ridere, semplicemente. «Negli anni Novanta le persone avevano ancora senso dell’umorismo per quanto riguarda la politica, ma ho visto che nel tempo le cose si sono evolute e sono cambiate».

Questo non vuol dire che Barnwell non prenda con le pinze il suo lavoro di “gemella cattiva” o “gemella stupida” di Clinton. Ci sono incarichi che non è assolutamente disposta ad accettare. Come la volta in cui un «famosissimo» produttore di Hollywood voleva che partecipasse a un video contro l’accordo sul nucleare con l’Iran, dove Barnwell sarebbe dovuta apparire nei panni di Clinton insieme agli imitatori di Barack Obama e John Kerry. I tre avrebbero dovuto inchinarsi davanti a dei «leader musulmani», e nell’ultima scena del video la sosia di Clinton avrebbe dovuto lasciare l’incontro in biancheria intima. Grazie, ma no grazie. «Rifiutare un assegno è difficile, ma ho i miei principi», ha detto Barnwell, che guadagna diverse migliaia di dollari al mese e gira il mondo imitando Clinton. «Non metterò Hillary sotto quella luce», ha aggiunto, sottolineando come prima di accettare o rifiutare uno spettacolo faccia i conti con la sua morale e il suo coraggio.

Ora Barnwell ha intenzione di stare lontana da Twitter, ma ha in programma molte interviste sull’ultima vicenda. Il suo serratissimo calendario – interviste in radio, partecipazioni a talk-show televisivi, interviste telefoniche con diverse pubblicazioni fino nel Regno Unito – ricorda da vicino quello molto fitto della campagna elettorale di Clinton. Con l’avvicinarsi delle elezioni di novembre, poi, Barnwell sta dedicando del tempo in più per rimpolpare la sua imitazione di Clinton, in vista degli altri spettacoli in arrivo. Il problema è che l’ex first lady non le dà molto su cui lavorare. «Non mi lancia molti spunti», ha raccontato Barnwell. «Quando ha detto di essere andata in corto-circuito, mi sono davvero entusiasmata». Al momento Barnwell sta valutando l’idea di portare con sé durante uno spettacolo «un piccolo cestino da pic-nic con dentro delle cose spregevoli [in riferimento alla dichiarazione di Clinton, poi parzialmente attenuata, secondo cui metà dei sostenitori di Trump rientrerebbero in quello che lei definisce il «cestino degli spregevoli», basket of deplorables, in inglese]». «Là fuori ci sono delle persone davvero tristi e spaventose», ha detto.

© 2016 – The Washington Post