Il pasticcio del roaming in Europa

La Commissione aveva promesso di eliminare ogni costo aggiuntivo per le telefonate all'estero entro il 2017, ma la questione si è complicata

(Imaginechina via AP Images)
(Imaginechina via AP Images)

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre, la Commissione Europea ha ritirato la bozza del regolamento che riguardava le modifiche ai prezzi per il roaming, cioè l’uso del telefono cellulare dall’estero per chiamate, SMS e Internet. La fine dei sovrapprezzi entro la metà del 2017 era stata una delle principali promesse del presidente della Commissione Jean Claude Juncker durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2014, e sembrava fosse ormai destinata a essere approvata.

Dallo scorso 30 aprile è già in vigore un regolamento che riduce di 3-4 volte i costi del roaming. Oggi chi si trova in viaggio in un paese dell’UE e usa il telefono con il proprio operatore nazionale paga quindi per il roaming molto meno di quanto pagava in passato: la tariffa prevista dal proprio piano tariffario nazionale, con un sovrapprezzo di 5 centesimi al minuto per le chiamate in uscita, 1 centesimo al minuto per le chiamate in entrata, 2 centesimi per inviare ogni SMS e 5 centesimi a MB per navigare su Internet (IVA esclusa). Questo taglio dei costi avrebbe dovuto precedere la fine vera e propria dei costi aggiuntivi entro la metà del 2017.

La bozza pubblicata lunedì scorso riguarda un aspetto dei regolamenti sul roaming che si è rivelato molto controverso: l’introduzione della clausola del “fair use”, ossia dell’utilizzo corretto. In sostanza, la Commissione prevedeva un’abolizione delle tariffe aggiuntive del roaming soltanto per un totale di 90 giorni l’anno e per non più di 30 giorni consecutivi. In altre parole, la fine dei sovrapprezzi sarebbe stata limitata, non completa. La modifica è stata accolta da proteste molto dure di parlamentari europei e associazioni dei consumatori, che hanno accusato la Commissione di essere tornata sui suoi passi e di aver ceduto alle pressioni delle aziende di telecomunicazioni. Juncker, che si trovava in Cina per il G20, ha ordinato mercoledì la rimozione della bozza che quindi è scomparsa dal sito della Commissione. Un portavoce ha fatto sapere che un nuovo regolamento sul “fair use” sarà pubblicato nei prossimi giorni.

Nonostante le critiche, questa limitazione in realtà non era una novità. Fin dalla prima volta in cui è stata proposta, l’idea di azzerare i costi del roaming prevedeva un qualche tipo di limite, in modo da evitare un aumento generale delle tariffe telefoniche a causa dell’aumento dei costi affrontati dalle compagnie telefoniche. Come nota il sito specializzato negli affari europei Politico.eu, sia il Consiglio che il Parlamento europeo avevano approvato la decisione della Commissione europea sul roaming accettando che la commissione includesse una clausola sul “fair use”. Ma come ha notato ironicamente una fonte anonima del giornale, «i parlamentari europei non leggono quasi mai quello che approvano».

Per quanto i consumatori siano favorevoli all’idea di poter usare i loro telefoni durante i viaggi all’estero senza limiti, per le compagnie telefoniche la fine dei costi aggiuntivi rappresenta non solo una riduzione di entrate ma apre anche al rischio che il sistema venga abusato. Per esempio un cittadino europeo potrebbe sottoscrivere un contratto telefonico in un paese dove le tariffe sono basse (perché il costo della vita è minore o perché le infrastrutture di telecomunicazioni sono meno sviluppate), mentre vive e lavora stabilmente in un paese dove invece le tariffe sono più alte. Un altro caso di potenziali abusi riguarda le persone che vivono in un paese europeo ma che per ragioni di lavoro viaggiano quotidianamente all’estero.

Nel difendere la clausola sul “fair use” dagli attacchi delle associazioni dei consumatori, un portavoce della Commissione Europea ha fatto notare che in media i cittadini europei viaggiano per 12 giorni all’anno nell’Unione e che quindi il limite di 90 giorni sembra essere più che sufficiente. Proprio per questa ragione, però, la bozza è stata attaccata anche dalle compagnie di telecomunicazioni: dal loro punto di vista anche 90 giorni sono un tempo troppo lungo. Al momento, però, sembra che gli operatori telefonici abbiano avuto la peggio. La bozza è stata ritirata e difficilmente sarà sostituita con qualcosa che imporrà limiti più stringenti. Al contrario, una fonte interna a un’azienda di telecomunicazioni ha raccontato a Politico.eu che adesso gli operatori del settore «temono che la Commissione allungherà ancora di più il periodo in cui si potrà utilizzare il roaming senza costi aggiuntivi».