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  • Mercoledì 31 agosto 2016

Arrivano di nuovo tantissimi migranti

Diecimila in meno di due giorni, tutti dalla Libia, e il flusso sta mettendo pressione sul già precario sistema di accoglienza italiano

(ANSA)
(ANSA)

Negli ultimi giorni i quotidiani italiani e internazionali sono tornati a occuparsi del flusso di migrazione dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso le coste europee. Le associazioni che si occupano di migranti hanno registrato un nuovo picco di arrivi – o meglio, di salvataggi al largo del Nord Africa – nei pressi delle coste italiane. Repubblica scrive che negli ultimi quattro giorni le persone arrivate in Italia sono 13mila (la metà degli arrivi complessivi di luglio). La mattina del 31 agosto Medici Senza Frontiere ha calcolato che in meno di due giorni quasi diecimila persone sono state soccorse nel tratto di mare fra Libia e Italia. Non sono gli unici dati preoccupanti che circolano in questi giorni. Secondo stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la più importante ONG che si occupa di migranti, nel 2016 già 2.721 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Italia via mare: è una cifra molto vicina a quella delle persone morte nell’intero 2015 sulla stessa rotta.

Come succede spesso in questi casi, le strutture italiane per l’accoglienza stanno facendo molta fatica a gestire il nuovo picco di arrivi. I porti più coinvolti dagli arrivi di questi giorni sono quelli di Pozzallo, Reggio Calabria e Augusta. A Pozzallo, in provincia di Ragusa, lo hotspot aperto nei mesi scorsi per l’identificazione dei migranti è di nuovo pieno: la stragrande maggioranza degli ospiti – circa 150 – sono inoltre minori non accompagnati, che secondo la legge italiana dovrebbero essere trasferiti il più rapidamente possibile in centri di accoglienza adeguati.

Secondo le stime del ministero degli Interni un quarto dei migranti arrivati in Italia nel 2016 sono nigeriani. In molti arrivano anche da Eritrea e Somalia. Complessivamente al 30 agosto sono arrivati in Italia 107.089 migranti via mare: un numero in linea con il dato del 2015 nello stesso periodo, contando che sono esclusi gli arrivi delle ultime ore (nel 2015 arrivarono circa 116mila migranti).

Cosa non sta funzionando
Quasi tutto. La Libia, il paese da dove parte la maggior parte dei barconi diretti verso l’Italia, è ancora il paese più instabile del Nord Africa. L’accordo fra Europa e Turchia per interrompere il flusso di migranti verso le coste greche ha aggiunto pressione alla rotta fra Libia e Italia, molto più difficile da “chiudere” (e inoltre non ha impedito a circa 24mila persone di percorrere la rotta balcanica dalla sua “chiusura” in marzo, evitando semplicemente di passare per le isole greche). Nel settembre del 2015, la Commissione Europea si impegnò a redistribuire 160mila di migranti da Grecia e Italia con un sistema volontario di “quote” per ciascuno stato: a inizio luglio i migranti “ricollocati” sono stati poco più di tremila (nonostante a maggio una portavoce della Commissione Europea avesse spiegato al Post che nelle settimane successive la pressione politica sugli stati che non accettano la propria quota di migranti sarebbe aumentata).

Il risultato è che il sistema di accoglienza italiano è rimasto sotto pressione: al 30 agosto i migranti ospitati in territorio italiano sono poco meno di 146mila, un numero superiore di quasi un terzo alla cifra di quelli ospitati nel 2015. Si stima che circa 111mila di loro sono ospitate in strutture temporanee, e quindi per forza di cose in condizioni spesso precarie. Il 29 agosto il governo italiano ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un decreto per migliorare il sistema SPRAR, cioè delle strutture che si occupano di accoglienza e inserimento nella società dei richiedenti asilo, ma ci vorrà un po’ di tempo per valutarne gli effetti.