Giulio Regeni, a che punto sono le indagini

Cosa sappiamo sul caso del dottorando italiano trovato morto al Cairo, di cui stasera si occupa Presa Diretta

(ANSANEWZULU / Stefano Ronchini)
(ANSANEWZULU / Stefano Ronchini)

La storia di Giulio Regeni, il dottorando italiano di Cambridge trovato morto lo scorso 3 febbraio al Cairo, in Egitto, è il tema della puntata di stasera del programma televisivo Presa diretta su Raitre. Col passare dei mesi le attenzioni dei media italiani e internazionali sul caso di Giulio Regeni sono calate, e ricostruire a che punto siamo arrivati può essere complicato. In sostanza, non ci sono grossissime novità: secondo i giornali, le autorità italiane e quelle egiziane non hanno fatto progressi o arresti significativi. Di recente un articolo molto informato di Reuters ha fatto il punto sulla complessiva lentezza delle indagini, causata secondo loro dalla volontà delle autorità egiziane di ostacolarle.

Regeni, che aveva 28 anni ed era scomparso il 25 gennaio, era stato trovato morto ai primi di febbraio a lato di un’autostrada nella periferia occidentale del Cairo. Regeni si trovava in Egitto per una tesi sui sindacati egiziani: in passato non aveva mai avuto problemi con la legge o legami con associazioni radicali. Diverse fonti hanno detto che sul suo corpo sono state trovate tracce di tortura. Le prime ricostruzioni della polizia del Cairo sulla morte di Regeni parlavano di un incidente stradale. Nelle settimane successive il governo egiziano aveva dato un’altra versione dei fatti, sostenendo che Regeni fosse stato ucciso da una banda di rapinatori che prendeva di mira gli stranieri.

Le autorità e i giornali italiani sospettano invece che Regeni sia stato ucciso a causa del suo lavoro: furono i sindacati indipendenti a organizzare le rivolte e gli scioperi nelle industrie che portarono alla rimozione dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, nel 2011, e due anni dopo furono di nuovo i sindacalisti a sostenere le proteste di massa che si conclusero con un colpo di stato contro Mohammed Morsi, il successore di Mubarak e leader dei Fratelli Musulmani. L’attuale presidente, Abdel Fattah al Sisi, ha represso fin da subito le proteste organizzate dai sindacati e ha impedito che si creasse un sindacato indipendente unico. Per queste ragioni il tema di dottorato di Regeni avrebbe potuto facilmente attirare le attenzioni dei servizi di intelligence egiziani.

Tre fonti dei servizi segreti egiziani hanno detto a Reuters che Regeni aveva attirato le attenzioni dell’intelligence a causa degli incontri che aveva avuto con alcuni sindacalisti. Secondo una delle fonti, questi incontri avevano fatto sospettare che Regeni fosse un informatore di un paese straniero, un’ipotesi che finora non è stata sostenuta da alcuna prova. Si sa però che Regeni pensava di essere sorvegliato e durante un evento con alcuni sindacalisti gli sembrò che ci fosse qualcuno con il cellulare puntato su di lui, come per fare delle fotografie. Dieci giorni prima di scomparire, Regeni aveva anche fatto una chiamata via Skype a una sua ex collega tedesca, Georgeta Auktor, con cui aveva trascorso qualche settimana nel 2015 al German Development Institute di Bonn, in Germania. Auktor ha raccontato: «Mi disse che sentiva di dover stare attento a dove andava in città e chi incontrava».

Uno dei leader sindacali ha inoltre detto a Reuters che un altro leader sindacale, Mohamed Abdallah, aveva chiesto a Regeni di comprargli un telefono cellulare e dei voli aerei (non è chiaro per quale motivo). Regeni aveva risposto di no. Il leader sindacale contattato da Reuters ha detto che secondo lui era stato Abdallah a informare la polizia egiziana delle attività di Regeni, ma finora non è stata trovata alcuna prova a sostegno di questa tesi.

La puntata di Presa diretta si concentrerà sia su Abdallah sia sui sospetti dei genitori di Regeni, che in questi mesi hanno parlato poco con la stampa. La puntata di Presa diretta su Regeni andrà in onda alle 21.10 su RAI3.