Chi era Gene Wilder

L'attore statunitense famoso per "Frankenstein Junior", "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" è morto a 83 anni, era malato da tempo di Alzheimer

di Alexander Remington - The Washington Post

Gene Wilder nel 1989 sul set del film "Non guardarmi: non ti sento" (AP Photo)
Gene Wilder nel 1989 sul set del film "Non guardarmi: non ti sento" (AP Photo)

Gene Wilder, un attore diventato una delle star più popolari degli anni Settanta grazie ai suoi film con Mel Brooks e Richard Pryor, e dai memorabili personaggi eccentrici e nevrotici come il divertentissimo scienziato pazzo di Frankenstein Junior, è morto il 29 agosto nella sua casa di Stamford, nel Connecticut. Aveva 83 anni. La notizia è stata confermata dalla famiglia: Wilder è morto per le complicazioni dovute alla malattia di Alzheimer. Gli era stato diagnosticato un linfoma circa 20 anni fa.

Wilder era cresciuto nel Midwest, aveva studiato recitazione presso l’Old Vic in Inghilterra e univa le sue capacità di attore di teatro classico con lo humor particolare di Brooks. “Il mio lavoro era di renderlo più sottile” spiegò una volta Wilder, “mentre il suo lavoro era di rendermi più greve”. A volte fu comunque Wilder a proporre notevoli intuizioni comiche a Brooks. Mentre stavano girando Frankenstein Junior (1974), una sorta di parodia-tributo dei film horror degli anni Trenta, Wilder insistette perché lui e Peter Boyle, che interpretava il mostro, ballassero il tip tap in una scena. Brooks non era molto favorevole all’idea, ma si ricredette quando a una delle anteprime il pubblico reagì ridendo della grossa.

In un’epoca diversa, i capelli scompigliati di Wilder sullo stile di quelli di Harpo Marx, il suo fisico asciutto e la sua voce morbida avrebbero probabilmente ostacolato una carriera da attore protagonista. Ma secondo Brooks, Wilder era come “l’uomo della strada con tutte le sue vulnerabilità ben visibili. Un giorno Dio disse: ‘Che ci siano le prede’, e creò i piccioni, i conigli, gli agnelli e Gene Wilder”.

Brooks sfruttò la versatilità del talento comico di Wilder per fargli interpretare diversi tipi di ruoli. Per la farsa teatrale The Producers (1968), il cui titolo in Italia fu tradotto con Per favore, non toccate le vecchiette, Wilder interpretò un contabile super-nevrotico soggetto a crisi isteriche quando gli tolgono la sua copertina blu. Nella parodia western Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974), Wilder interpretò Wako Kid (Jim), un alcolista così veloce con la pistola da essere in grado di neutralizzare otto nemici in una sola scena senza che la cinepresa riesca a cogliere il minimo movimento da parte sua.

Dopo una breve carriera iniziata a Broadway, Wilder fece il suo debutto al cinema con un breve ruolo nel film Bonnie and Clyde del 1967 (il cui titolo italiano è Gangster Story). Poco dopo iniziò la collaborazione con Brooks, dimostrando di avere capacità comiche tali da mettere in ombra il suo lavoro da regista e autore, come per esempio in Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (1975). Altre sue interpretazioni famose furono quelle del produttore di dolciumi in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971) e il medico nel film di Woody Allen Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) del 1972.

Con Pryor, Wilder realizzò alcune commedie come Wagon-lits con omicidi (1976) e Nessuno ci può fermare (1980). Wilder aveva insistito per lavorare con Pryor anche per ammorbidire alcune scene di quest’ultimo film, per esempio dove applica sulla faccia del grasso per scarpe per provare a “comportarsi come un nero”. Molti anni dopo, nel 2005, Wilder aveva ammesso di non essere mai stato molto amico di Pryor, e di non essere nemmeno a conoscenza dei suoi problemi con le sostanze stupefacenti: “Fino a quando si diede fuoco mentre si stava facendo, lì capii qualcosa”.

La carriera di Wilder divenne meno rilevante negli anni Ottanta, quando recitò in alcuni film trascurabili, alcuni dei quali insieme alla sua terza moglie, Gilda Radner. Dopo la sua morte a causa di un tumore alle ovaie nel 1989, Wilder scrisse un libro su questa malattia e iniziò a interessarsi a iniziative a sostegno dei malati di cancro.

Il vero nome di Gene Wilder era Jerome Silberman, era nato l’11 giugno 1933 a Milwaukee. Scelse il suo nome d’arte ispirandosi a quello dell’autore Thornton Wilder e, per Gene, dal personaggio principale del romanzo Angelo, guarda il passato di Thomas Wolfe. In seguito Wilder disse però di avere scelto Gene in onore della madre, che si chiama Jeanne. Da piccolo, Wilder rimase molto colpito quando un medico gli consigliò di non fare arrabbiare troppo sua madre, emotivamente molto fragile, perché così facendo avrebbe potuto ucciderla. Per questo passava ore cercando di farla ridere, e fu così che iniziò la sua passione per la recitazione. Trascorse un anno nel Regno Unito studiando presso l’Old Vic Theatre School di Bristol, poi seguì corsi all’Actors Studio di New York. Dopo il servizio militare, decise di fare del teatro la sua professione e cercò di fare fortuna a Broadway.

Dal 1991, Wilder non aveva più recitato in alcun film, anche se spesso faceva qualche comparsa in televisione. Nel 2003 era stato premiato con un Emmy per il suo ruolo da guest star nella serie televisiva Will & Grace. Trascorreva il tempo libero dipingendo e scrivendo memorie.

2016 – The Washington Post