25 anni fa uscì “Ten”, il primo disco dei Pearl Jam

Ma già prima al gruppo erano successe cose drammatiche e straordinarie, quando aveva un nome e un cantante diverso

La storia della nascita dei Pearl Jam, la band di maggior successo e forse la più importante di uno degli ultimi periodi creativi della storia del rock – quello che fu chiamato “grunge” – era già una storia straordinaria e drammatica prima ancora che uscisse il loro primo disco: Ten, pubblicato il 27 agosto 1991, 25 anni fa. Di solito le biografie degli inizi delle band famose si somigliano molto: compagni di scuola o conoscenti che cominciano a suonare da adolescenti, concerti nei locali, sviluppi successivi del loro genere, qualcuno che li scopre, primi successi, prime defezioni dalla band. Successe anche quella volta, ma la band non si chiamava Pearl Jam, e ignorava persino l’esistenza di quello che sarebbe diventato il cantante e frontman del gruppo, Eddie Vedder.

Si chiamavano Mother Love Bone, e si erano formati nel 1988 nella allora vivacissima scena del rock underground di Seattle, che stava allevando le più famose band del grunge. Erano cinque e andarono presto molto forte, i primi del nascente genere ad avere un contratto con una casa discografica maggiore. Pubblicarono un EP nel 1989, avevano un cantante che si faceva notare e amare da sempre più fans, Andrew Wood: aveva 23 anni e una personalità notevole, da leader, attore e protagonista nei concerti. Nel 1990 registrarono il loro primo disco, circondato da molte attese. Doveva uscire a marzo, ma pochi giorni prima, il 19 marzo 1990, Wood morì di un’overdose di eroina dopo due giorni di coma, a 24 anni. Il disco, Apple, fu pubblicato a luglio, con la band ormai sbriciolata da quello che era successo. La storia è raccontata da diversi testimoni nel bellissimo documentario del regista Cameron Crowe sui Pearl Jam.

I quali nacquero da lì: i due membri più importanti dei Mother Love Bone rimasti, il bassista Jeff Ament e il chitarrista Stone Gossard, tornarono a suonare insieme su insistenza di un altro musicista, il chitarrista Mike McReady. Insieme prepararono un nastro con la musica di alcune canzoni per cercare un cantante e un batterista, e quel nastro arrivò a San Diego nelle mani di Eddie Vedder, che cantava in una piccola band di laggiù. Lui scrisse dei testi, li registrò sulle canzoni, rimandò il nastro, e fu arruolato, insieme al batterista Dave Krusen, che sarebbe uscito dalla band per casini di dipendenze dopo Ten. E la nuova band si diede prima il nome di Mookie Blaylock (un giocatore di basket NBA: Ten prende il nome dal suo numero di maglia) e poi di Pearl Jam.

Il 27 agosto 1991 fu pubblicato il primo disco dei Pearl Jam, che contribuì decisivamente insieme a quelli dei Nirvana, degli Alice in Chains e dei Soundgarden soprattutto, a fare diventare il “sound di Seattle” un nuovo genere musicale di successo mondiale, che si portò dietro tutto un repertorio di culture e mode. Un disco molto rock e dai temi molto tetri e introspettivi, ma addolcito dalle capacità vocali di Eddie Vedder e da quelle di scrittura soprattutto di Stone Gossard, e con suoni classici arricchiti da un’attenzione ai cori da concerto. Andò abbastanza bene subito, ma fece il vero botto dopo diversi mesi nel 1991, e rimase per cinque anni di seguito nella classifica americana dei primi cento venduti. I Pearl Jam sono oggi tra quell’esteso e creativo gruppo di band quella di maggiore successo e più longeva continuità, in trent’anni durante i quali agli altri sono capitati guai di varia dimensione, il più famoso di tutti il suicidio di Kurt Cobain dei Nirvana. Ai Pearl Jam il guaio era già capitato prima di nascere.