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  • Domenica 21 agosto 2016

In Yemen si ricomincia

Ieri a San'a c'è stata una enorme manifestazione in sostegno dei ribelli Houthi, minacciati dai nuovi bombardamenti dell'Arabia Saudita

(MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)
(MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)

Sabato, una folla formata da decine di migliaia di persone si è radunata a San’a, la capitale dello Yemen, in una manifestazione di supporto per il governo provvisorio installato dagli Houthi, il gruppo armato di musulmani sciiti che dalla fine del 2014 controlla la città. Poco dopo, alcuni aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che appoggia il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, ha sorvolato la piazza, sganciando alcune bombe poco lontano. Hisham al Omeisy, un’analista politico che vive a San’a, ha raccontato che la folla ha cercato di abbandonare la piazza nel panico, mentre le numerose persone armate tra i presenti iniziavano a sparare verso gli aerei, completamente fuori portata delle loro armi.

Quello di ieri è stato solo uno dei molti attacchi aerei compiuti dalla coalizione saudita dallo scorso 9 agosto, quando i bombardamenti sono ricominciati in seguito al fallimento dei colloqui di pace iniziati lo scorso marzo. Dopo tre mesi di tregua stabiliti dall’ONU, sin dai primi di agosto gli aerei sauditi e degli Emirati Arabi Uniti hanno colpito diversi obbiettivi in tutto il paese. Nel primo giorno di bombardamenti, l’aviazione saudita ha colpito per errore una fabbrica alimentare vicino a San’a, uccidendo almeno 12 operai. Lo scorso 15 agosto, nella città di Abs, nella zona settentrionale controllata dagli Houthi, è stato colpito un ospedale gestito da Medici Senza Frontiere, nonostante l’ONG avesse condiviso le coordinate satellitari dei suoi ospedali con tutte le parti in conflitto. Nell’attacco sono morte 19 persone e MSF ha annunciato pochi giorni dopo di aver ritirato tutto il suo personale dagli ospedali nelle aree in mano ai ribelli.

Gli attacchi aerei sono cominciati nel marzo del 2015, pochi mesi dopo l’entrata degli Houthi nella capitale San’a. I ribelli provengono dalle montagne nel nord-ovest dello Yemen: sono sciiti, come la maggior parte delle persone in Iran, che ha fornito loro appoggio politico, armi e altri rifornimenti. L’arrivo degli Houthi ha costretto il presidente dello Yemen, Abed Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dall’Arabia Saudita, a fuggire nel sud del paese. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza delle forze di al Qaida nella parte orientale dello Yemen, e da quella di gruppi di separatisti nel sud. Anche l’ISIS è presente in Yemen e ha rivendicato alcuni attentati compiuti negli ultimi mesi.

Nei combattimenti che durano oramai da quasi un anno e mezzo sono state uccise più di 6.500 persone, in gran parte civili. Due milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. Lo Yemen era già uno dei paesi più poveri del mondo prima della guerra: oggi l’ONU stima che circa l’80 per cento della popolazione abbia bisogno di aiuti umanitari.