Anche Manuel Valls contro il burqini

Perché rappresenta una visione della religione e della società che «non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica»

Una donna con il burqini a Marsiglia, in Francia (AP Photo, File)
Una donna con il burqini a Marsiglia, in Francia (AP Photo, File)

Il primo ministro francese Manuel Valls ha dato un’intervista a La Provence, un quotidiano francese regionale pubblicato a Marsiglia, nella quale ha parlato tra le altre cose della polemica degli ultimi giorni sul cosiddetto “burqini” (o burkini). Del burqini – un tipo di costume da bagno pensato per le donne di religione musulmana che vogliono tenere il proprio corpo coperto – se n’è riparlato di recente per la decisione del sindaco di Cannes di proibire gli abiti di connotazione religiosa sulle spiagge della città (la decisione risale a fine luglio ma è stata confermata da un tribunale francese solo il 13 agosto). Il divieto del burquini è stato poi adottato anche nella città di Villeneuve-Loubet, vicino a Nizza, e dal piccolo comune Sisco, in Corsica, con motivazioni simili: ragioni di ordine pubblico e rispetto delle “buone maniere” e della laicità dello stato francese. Valls si è detto d’accordo con la decisioni di questi comuni e ha aggiunto che il burquini «non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica».

Le spiagge, come tutti gli spazi pubblici, devono essere protette dalle rivendicazioni religiose. Il burquini non è un nuovo modello di costume da bagno, una moda, è la traduzione di un progetto politico, di una contro-società fondata notoriamente sulla sottomissione della donna. Alcuni cercano di presentare le donne che portano il burqini come delle vittime, come se noi mettessimo in discussione una libertà.. Ma non si sta parlando di una vera libertà, ma della libertà di sottomettere le donne. È per questo che nel 2004 votai a favore della legge sul divieto di esporre simboli religiosi a scuola, e nel 2010 a favore di quella sul divieto di portare il velo integrale negli spazi pubblici. Non accetto questa visione arcaica. C’è l’idea che per natura le donne siano impudiche, impure, e che per questo debbano essere completamente coperte. Ma non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica. Di fronte alle provocazioni, la Repubblica si deve difendere. Oggi i musulmani francesi sono presi in ostaggi da gruppi, associazioni e individui che sostengono il burqini e che vorrebbero far credere che la Repubblica e l’Islam siano due cose inconciliabili.

Il burqini copre tutto il corpo, tranne viso, mani e piedi, ma è fatto con un tessuto leggero in modo da risultare comodo quando si nuota e ha un cappuccio che serve per coprire i capelli in alternativa a uno hijab. La parola “burqini” è un’unione di “burqa” e “bikini” ed è un marchio registrato dall’azienda australiana Ahiida, la prima a produrre questo tipo di capo di abbigliamento. In Francia c’è una legge, approvata nel 2010, che vieta l’uso in pubblico dei veli che coprono il viso, come ad esempio il niqab che lascia scoperti solo gli occhi. Quindi l’uso del burqini, che lascia il viso completamente scoperto, non è proibito. La legge non vieta nemmeno di portare simboli religiosi, come una croce al collo o una kippah, il copricapo usato da alcuni ebrei anche fuori dalle sinagoghe.