L’inondazione leggendaria della Cina potrebbe essere avvenuta davvero

È alla base di un popolare mito di fondazione cinese, ora un nuovo studio ha trovato delle prove che sembrano dimostrarne l'esistenza

di Sarah Kaplan – The Washington Post

La gola di Jishi, in Cina (Wu Qinglong)
La gola di Jishi, in Cina (Wu Qinglong)

Si racconta che l’inondazione sembrasse «una distesa infinita d’acqua bollente» alzatasi sopra tutto il paesaggio. Un’onda alta quanto un palazzo di 30 piani si sarebbe abbattuta sulle sponde del Fiume Giallo, demolendo qualunque cosa trovasse sulla sua strada. Avrebbe inondato le strade delle città nascenti dell’antica Cina e i terreni coltivati circostanti. «L’inondazione sta riversando distruzione. Sconfinata e inarrestabile, sovrasta colline e montagne», si legge in una citazione attribuita al leggendario imperatore Yao. «Continua a crescere e minaccia il cielo stesso». Per la sopravvivenza della civiltà, le persone avevano bisogno di un eroe capace di domare le acque e risanare la terra ferma. Quell’uomo fu Yu, il fondatore della prima dinastia della Cina, gli Xia. Nel corso dei decenni, Yu organizzò operazioni di dragaggio e scavò i canali che avrebbero riportato l’acqua alla fonte, dando inizio alla tradizione delle grandi opere pubbliche cinesi. «Porta l’ordine dal caos e definisce la terra, separando quello che sarebbe poi diventato il centro della civilizzazione cinese», ha detto David Cohen, antropologo ed esperto di storia dell’antica Cina della National Taiwan University.  «In sostanza, creò l’ordine politico e le ideologie di governo».

Secondo molte persone, quello di Yu non è altro che un efficace mito di fondazione. Per circa quattromila anni dal momento in cui ci sarebbe stata l’inondazione, gli archeologi non hanno trovato prove della sua esistenza, né resoconti diretti che descrivessero la distruzione che aveva provocato. Non esistono reperti storici di Yu o della dinastia Xia da lui fondata. Gli archeologi hanno avuto a disposizione solo storie scritte molto tempo dopo i fatti, esagerate e politicizzate per giustificare i fini di chi le aveva pensate. Questo finché Wu Qinglong, un geologo dell’Università di Nanjing, non ha trovato dei segni dell’inondazione nei sedimenti proprio sotto i suoi piedi. In un nuovo studio pubblicato giovedì 4 agosto dalla rivista scientifica Science, Wu e i suoi colleghi parlano di prove geologiche che dimostrerebbero un’inondazione catastrofica avvenuta sul Fiume Giallo nel 1900 a.C. circa, proprio nel periodo in risalirebbe la “Grande Inondazione”. Il vicedirettore di Science, Andrew Sudgen, ha detto: «Questo aumenta la nostra comprensione non solo delle origini della civiltà, ma anche dell’ambiente in cui nacquero le società ancestrali».

Nel 2007, mentre stava facendo una ricerca sulle rocce intorno al Fiume Giallo, Wu notò alcuni depositi dall’aspetto sospetto, che sembravano dei «sedimenti da inondazione». In diverse posizioni lungo tutto il fiume furono trovati frammenti di scisto verde – un tipo di roccia che si trova risalendo le correnti dei corsi d’acqua di montagna – e di argillite. I sedimenti sembravano avere strati molto più spessi della norma per il Fiume Giallo, un segnale del fatto che erano stati depositati rapidamente da una potente inondazione. Una volta capito cosa aveva davanti, Wu mise insieme rapidamente una squadra di archeologi, geologi e storici: se doveva investigare sull’antica catastrofe, avrebbe avuto bisogno di tutte e tre le figure professionali. A Lajia, in un sito archeologico poco distante (dove furono inventati i primi noodles conosciuti della storia), Wu e i suoi colleghi trovarono dei depositi da inondazione misti a pezzi di ceramiche all’interno di caverne crollate; a monte della corrente, nella gola dei monti Jishi, trovarono anche le prove della passata esistenza di un enorme lago di montagna, che presumibilmente si era formato per via di alcuni detriti che avevano ostruito il passaggio del fiume.

Wu e i suoi colleghi riuscirono infine a ricostruire un quadro del passato. Migliaia di anni fa, un enorme terremoto colpì la regione e distrusse le abitazioni di Lajia. La datazione al carbonio 14 di alcune ossa di bambini ha permesso di far risalire la catastrofe al 1922 a.C., con un margine di errore di 28 anni. A monte della corrente, nelle montagne verso ovest, una valanga nella foce sulla gola dei monti Jishi creò una diga artificiale che impedì al fiume di proseguire. Le acque del fiume iniziarono a riempire la gola, diventando ogni mese più alte. Le persone che vivevano a valle avrebbero visto il Fiume Giallo rimpicciolirsi fino a fermarsi. Non è chiaro se fossero coscienti o meno del disastro incombente. Circa nove mesi dopo, il lago iniziò a fuoriuscire dalla cima della diga, abbattendola e riversando l’acqua nella valle fluviale al di sotto. Utilizzando un’equazione ingegneristica standard per determinare il deflusso dell’inondazione, gli scienziati hanno calcolato che le acque si alzarono a una velocità tra i 300mila e i 500mila metri cubici al secondo, e che a valle i danni dell’esondazione si estesero fino a duemila chilometri. Darryl Granger, un geologo della Purdue University, ha detto: «Per darvi un metro di paragone, equivale grossomodo alla più grande esondazione mai misurata sul Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del mondo, e una delle più grandi mai avvenute sulla Terra negli ultimi 10mila anni, 500 volte più grande di un’esondazione che ci si potrebbe aspettare sul Fiume Giallo dopo una pioggia molto forte. […] Un’esondazione catastrofica come questa sarebbe stata un evento davvero devastante per chiunque vivesse a valle del Fiume Giallo».

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Quattordici scheletri rivenuti nel 2000 in una caverna nel sito di Lajia, uccisi da un terremoto (Cai Linhai)

La datazione al carbonio 14 è difficile da fare sui depositi da esondazioni, le cui acque sono per natura un mix di materiali diversi. L’analisi dei materiali organici depositati insieme ai sedimenti, però, hanno permesso di far risalire l’inondazione all’incirca al 2000 a.C., vicino alle date indicate dalle ossa di Lajia e dai dati storici. I sedimenti sono stati trovati in alcune crepe formate dal terremoto: significa che i due eventi avvennero nel giro di un anno di distanza l’uno dall’altro. I tempi dell’inondazione coincidono anche con una grande avulsione – un cambiamento del corso di un fiume – che potrebbe avere causato i decenni di esondazioni prolungate raccontate nel mito di Yu. Poco dopo l’epoca dell’esondazione, iniziarono a emergere siti legati a una cultura chiamata Erlitou, che per gli archeologi segnano l’inizio in Cina dell’Età del bronzo: queste comunità erano dieci volte più grandi rispetto alle precedenti, e la loro tecnologia era molto più sofisticata. Fino a oggi, non sono state mai trovate prove che colleghino in maniere definitiva gli Erlitou ai mitici Xia. Ma se la dinastia Xia fosse davvero esistita, si pensa che i territori che controllavano sarebbero proprio i siti degli Erlitou.

Cohen, l’antropologo, non ha parlato direttamente di un legame tra l’inondazione, gli Xia e i siti degli Erlitou, ma ha definito la correlazione tra le date «piuttosto interessante». Le comunità degli Erlitou sono ancora più a valle rispetto alla diga delle aree esaminate dai ricercatori. Non è chiaro se le acque dell’esondazione fossero arrivate tanto lontano. Cohen ha detto che «la prossima fase della ricerca da fare» è uno studio delle aree intorno ai siti degli Erlitou, per cercare prove dell’inondazione e indizi che indichino che potrebbe essere stata quella a dare origine a questa società più avanzata.

In un’analisi che accompagna lo studio su Science, il geomorfologo della University of Washington David Montgomery ha scritto che Wu e i suoi colleghi offrono della prove convincenti sulla veridicità storica del mito della Grande Inondazione. Montgomery ha fatto notare anche come gli antropologi abbiano scoperto che i miti delle inondazioni di diverse culture nel mondo spesso riflettano l’ambiente in cui si trovano. Le società che vivono in zone di subduzione tettonica hanno racconti che parlano di grandi tsunami, mentre le persone che vivono in zone montane e polari raccontano il crollo di dighe glaciali. «Sembra sempre di più che gli elementi fondamentali del quadro globale delle storie sulle grandi inondazioni rispecchino la geografia di tsunami, inondazioni glaciali e terribili alluvioni a valle», ha scritto Montgomery. Ora che sappiamo che la Grande Inondazione cinese sembra essere successa per davvero, «quante altre antiche storie di affascinanti catastrofi potrebbe avere più di un pizzico di verità?».

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