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  • Mercoledì 10 agosto 2016

Ci sono le forze speciali italiane in Libia?

Se ne parla da mesi e ora Repubblica dice di averne avuto conferma da un documento riservato inviato dal governo al Copasir

Combattenti fedeli al governo libico di unità nazionale a Sirte, il 2 luglio 2016 (MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
Combattenti fedeli al governo libico di unità nazionale a Sirte, il 2 luglio 2016 (MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

Mercoledì Repubblica ha scritto di avere trovato una conferma della presenza di uomini delle forze speciali italiane in Libia. La notizia – che era stata anticipata da un precedente articolo di Repubblica, scritto dall’inviato Vincenzo Nigro – sarebbe stata confermata da un documento segreto inviato dal governo al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organo del Parlamento che si occupa di controllare i servizi segreti). Gli uomini delle forze speciali italiane sarebbero in Libia con compiti di addestramento per l’esercito libico fedele a Fayez Serraj, il primo ministro del governo libico di unità nazionale, quello sostenuto dalle Nazioni Unite e anche dall’Italia. Finora il governo italiano ha sempre smentito la presenza di forze speciali in Libia, nonostante se ne parli da mesi (lo ha sostenuto per esempio Daniele Raineri del Foglio nel dicembre 2015). È uno scenario che a oggi comunque sembra molto probabile.

Le forze speciali italiane in Libia sarebbero impegnate ad aiutare l’esercito che appoggia Serraj, che è formato per lo più dalle milizie della città libica di Misurata (le stesse che combatterono duramente contro l’ex presidente libico Muammar Gheddafi). Secondo le testimonianza raccolte da Nigro, i soldati italiani hanno portato a Misurata e a Sirte – città controllata da circa due anni dallo Stato Islamico in Libia – diversi equipaggiamenti per le operazioni di sminamento. Le mine sono tra le armi che stanno mettendo più in difficoltà le milizie di Misurate nella guerra contro lo Stato Islamico: sembra che gli italiani stiano addestrando i soldati libici a rimuovere le mine. Nigro ha scritto:

«Il ruolo degli italiani nella guerra alle mine è davvero benedetto dai libici. La battaglia di Sirte è iniziata in maggio, adesso è entrata nella fase finale, ma Misurata è stremata. Più di 300 morti, 3.000 i feriti. I soldati della città-martire della rivoluzione contro Gheddafi sentono di combattere da soli contro i terroristi dello Stato Islamico. E i raid americani sono ancora troppo pochi, solo 28 da inizio agosto. Ieri notte il comando ha annunciato la riconquista del centro congressi Ouagadougou, ma ci vorranno ancora giorni e molte mine sono pronte ad esplodere.»

La rafforzata presenza di forze speciali straniere a Sirte potrebbe essere anche il motivo per cui l’accesso ai giornalisti alla città è stato ridotto, ha scritto Daniele Raineri su Twitter.

Secondo Repubblica, nel documento inviato dal governo al Copasir sono incluse anche le regole d’ingaggio delle forze speciali: i soldati italiani svolgerebbero le operazioni sulla base di una nuova normativa approvata dal Parlamento lo scorso novembre che consente al presidente del Consiglio di autorizzare missioni all’estero dei corpi d’élite italiani sotto il comando dei servizi segreti. In altre parole, l’Italia non sarebbe in guerra, anche se fosse confermata la presenza di forze speciali italiane in Libia: si parlerebbe solo di un’operazione autorizzata dal governo e finalizzata all’addestramento delle forze libiche sia per lo sminamento che per diverse attività difensive.

Nonostante le rivelazioni di Repubblica e le precedenti inchieste di altri giornali, la linea ufficiale del governo italiano non è cambiata. Il governo ha sempre detto che l’Italia si è limitata a inviare in Libia aiuti umanitari e si è occupata del soccorso di alcuni soldati libici feriti che sono stati trasportati nell’ospedale militare del Celio a Roma: non sarebbero state quindi avviate operazioni esterne decise unilateralmente dal governo, come sostiene Repubblica. Intanto ci sono state aperture del governo su altri fronti. Durante un “question time” alla Camera dei Deputati, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha confermato la disponibilità italiana a mettere a disposizione l’uso delle basi italiane agli aerei statunitensi che hanno cominciato a bombardare lo Stato Islamico in Libia su richiesta del governo di Serraj. Lo stesso Serraj ha ribadito in un’intervista al Corriere della Sera che la Libia vedrebbe con favore la concessione dell’uso della base di Sigonella, in Sicilia, agli aerei americani.