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  • Giovedì 4 agosto 2016

I vistosi costumi nella ginnastica artistica

Su quelli delle atlete statunitensi a Rio ci saranno 5.000 brillantini, ed è anche un segno di come stia cambiando lo sport

Ginnaste alle Olimpiadi di Londra il 2 agosto 2012; dalla seconda da sinistra: Gabrielle Douglas, Alexandra Raisman, Victoria Komova, Vanessa Ferrari, Deng Linlin, Aliya Mustafina (THOMAS COEX/AFP/GettyImages)
Ginnaste alle Olimpiadi di Londra il 2 agosto 2012; dalla seconda da sinistra: Gabrielle Douglas, Alexandra Raisman, Victoria Komova, Vanessa Ferrari, Deng Linlin, Aliya Mustafina (THOMAS COEX/AFP/GettyImages)

Se seguite le gare di ginnastica artistica è probabile che vi siate accorti che sui body delle ginnaste – quei vestitini simili a costumi da bagno ma con le maniche lunghe – ci sono sempre più brillantini. La cosa è particolarmente vera per le atlete della squadra statunitense, e il New York Times ha spiegato a cosa sia dovuto il cambiamento e ha ricostruito la storia dei costumi delle ginnaste negli ultimi 40 anni. L’aumento dei brillantini sui body delle atlete – spiega il New York Times – è dovuto in gran parte ai gusti e alle scelte delle atlete e delle direttrici tecniche delle squadre di ginnastica artistica, ma anche al fatto che la vistosità dei body aiuta a vedere meglio le ginnaste e le loro prestazioni all’interno dei grandi stadi e al modo in cui è cambiato lo sport, che è sempre più fisico e meno “artistico”.

I body non sono sempre stati luccicanti e coperti di brillantini. Su quello con cui Nadia Comaneci vinse tre medaglie d’oro alle Olimpiadi di Montreal del 1976 diventando famosa in tutto il mondo non c’era niente di brillante: il body era molto semplice, bianco con tre strisce dei colori della bandiera della Romania – blu, giallo e rosso – ai lati. All’epoca i body erano fatti di poliestere o di altri tessuti elasticizzati ma che a differenza di quelli moderni rimanevano un po’ più larghi. Solo all’inizio degli anni Ottanta si cominciò a realizzarli usando l’elastam, la fibra sintetica di poliuretano che comunemente viene chiamata Lycra, dal marchio di uno dei produttori più famosi.

Nadia ComaneciLa ginnasta rumena Nadia Comaneci alle Olimpiadi di Montreal del 1976 (Getty Images North America)

Secondo la ricostruzione del New York Times non solo il materiale dei body, ma anche il loro stile cominciò a cambiare negli anni Ottanta. Diventarono più appariscenti, anche se all’inizio non erano decorati con i brillantini. Sul body che la ginnasta americana Mary Lou Retton indossò alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 ad esempio era stampata una grande bandiera degli Stati Uniti. Poi, a partire dal 1988, quando Martha Károlyi e suo marito Béla Károlyi, anche lui allenatore di ginnastica artistica, arrivarono dalla Romania negli Stati Uniti e cominciarono ad allenare ginnaste della squadra olimpica, i costumi divennero sempre meno patriottici – anche se ancora alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, i body erano decorati a stelle e strisce.

MARY LOU RETTONLa ginnasta americana Mary Lou Retton alle Olimpiadi di Los Angeles, il 6 agosto 1984 (STAFF/AFP/GettyImages)

All’inizio degli anni Novanta i body della nazionale statunitense erano soprattutto bianchi, perché la direttrice della squadra Martha Károlyi voleva che mettessero in evidenza i segni dei muscoli addominali delle ginnaste. Col tempo però il viola, il rosa e il rosso sostituirono il bianco e poi arrivarono i brillantini: all’inizio erano solo attorno al collo, oppure sparsi per tutta la superficie del body ma distanti gli uni dagli altri, poi sono diventati sempre di più. Sul body rosso che la ginnasta americana Nastia Liukin indossò alle Olimpiadi di Pechino del 2008 (dove vinse la medaglia d’oro nel concorso generale) c’erano 184 brillantini; su quello violaceo che Gabrielle Douglas indossò alle Olimpiadi di Londra del 2012 (dove vinse due medaglie d’oro) di brillantini ce n’erano 1.188. Sui body che le ginnaste statunitensi useranno alle Olimpiadi di Rio ci saranno circa 5.000 brillantini. Oltre ai brillantini, quasi sempre prodotti dall’azienda austriaca Swarovski, la vistosità dei body è dovuta anche al tipo di elastam più comunemente usato, che contiene uno strato di fibre luccicanti: la GK Elite, l’azienda che produce i body per la squadra americana, ne usa uno che si chiama Mystique.

Gabrielle DouglasLa ginnasta americana Gabrielle Douglas alle Olimpiadi di Londra, il 2 agosto 2012 (BEN STANSALL/AFP/GettyImages)

Secondo il New York Times i cristalli sono anche un modo per sottolineare l’aspetto estetico della ginnastica artistica, che negli ultimi anni è diventato uno sport rivolto maggiormente alle prestazioni atletiche rispetto al passato: con l’aumento della forza fisica delle ginnaste, i cristalli hanno preso il ruolo di mostrarne il lato artistico. Inoltre sembra che il loro fascino aiuti ad avvicinare le bambine allo sport.

L’unico svantaggio dell’aumento dei cristalli sui body da gara è il loro peso, soprattutto se dovessero essercene ancora di più rispetto ad adesso. La GK Elite produce anche body decorati con circa 15mila cristalli: non vengono usati per le gare, sono piuttosto dei body di alta moda fatti più per il prestigio del marchio che per essere venduti. Tuttavia Swarovski sta cercando di cambiare la forma e il taglio dei suo cristalli in modo da produrne di più leggeri: quest’autunno verrà introdotto sul mercato un nuovo tipo di cristallo, il Concise Crystal, che è il 50 per cento più leggero dei precedenti e può essere applicato su un tessuto più facilmente. Un altro aspetto su cui Swarovski sta lavorando è quello che riguarda le tecniche di applicazione dei cristalli: i nuovi sistemi permettono di disporre i cristalli seguendo fantasie più complesse e in modo più preciso.