Una piccola storia su quelli che commentano le notizie senza leggerle

E che finiscono con il prendere delle grosse cantonate, come è successo sulla pagina Facebook del Secolo XIX qualche giorno fa

Il 27 luglio il Secolo XIX ha pubblicato online un breve articolo intitolato “Sfrattato e senza lavoro, tenta di darsi fuoco davanti a moglie e figli“: parlava di Isham Laaloui, un cittadino marocchino che ha tentato di darsi fuoco «intorno alle 9 nella centralissima piazza Matteotti, a Sarzana [in provincia di La Spezia], di fronte alla moglie e ai suoi figli di 5 e 8 anni». Alcuni agenti della polizia municipale lo hanno visto e salvato. Poco dopo aver pubblicato l’articolo il Secolo XIX lo ha condiviso sulla sua pagina Facebook, questa volta con il titolo “Tenta di darsi fuoco davanti alla moglie e ai figli” e un testo di accompagnamento che spiegava: “Un uomo di 38 anni sfrattato e senza lavoro”. Dall’anteprima dell’articolo visibile su Facebook non c’era quindi modo di sapere che l’uomo era marocchino.

Il 28 luglio il giornalista Emanuele Capone ha scritto sul Secolo XIX un articolo in cui ha spiegato che per alcune ore molte persone hanno commentato l’articolo su Facebook dando per scontato che l’uomo fosse italiano, insultando gli immigrati. Un utente ha scritto: «Per lui non esistono sussidi, alberghi e pranzi pagati, vero?» e «aiutiamo gli altri, noi carne da macello». Avevano quindi commentato tutti senza leggere l’articolo, fermandosi al titolo. Capone ha analizzato e raccontato la cosa, spiegando anche come sono cambiati i commenti dopo che «quasi quattro ore dopo la condivisione del post […] qualcuno legge la notizia e si accorge che il 38enne è in effetti un cittadino straniero, e lo fa notare agli altri».

Ieri mattina abbiamo pubblicato sulla pagina Facebook del Secolo XIX la notizia dell’uomo di 38 anni che ha cercato di darsi fuoco a Sarzana (foto) dopo avere perso casa e lavoro, ma senza specificare che si tratta di un cittadino marocchino. Abbiamo scritto semplicemente che «un uomo di 38 anni, sfrattato e senza lavoro, tenta di darsi fuoco davanti alla moglie e ai figli».

Il primo commento è arrivato 4 minuti dopo la pubblicazione del post: «Diamo lavoro agli altri…», con tanto di “mi piace” di un’altra persona che evidentemente ha la medesima opinione; poi, un diluvio: «(con gli, ndr) immigrati non lo fanno», «aiutiamo gli italiani come il signore», o anche, in rapida sequenza, «per lui non esistono sussidi, alberghi e pranzi pagati, vero?» e «aiutiamo gli altri, noi carne da macello», «come mai non gli hanno dato un albergo a tre stelle come ai (suoi, ndr) fratelli migratori?», e i vari «ma noi… pensiamo a ‘sti maledetti immagrati (così nel testo, ndr)» e «invece agli immigrati… » o il più articolato «ma perché, perché… basta andare a Brindisi, imbarcarsi per l’Albania e fare ritorno a Brindisi il giorno dopo… vestito male… e il gioco è fatto!».

È solo quasi 4 ore dopo la condivisione del post che qualcuno legge la notizia e si accorge che il 38enne è in effetti un cittadino straniero, e lo fa notare agli altri: «24 commenti e nessuno ha letto l’articolo, viste le risposte!». Proprio così: sino a quel punto, evidentemente, moltissimi avevano commentato basandosi solo sul titolo, senza nemmeno sapere su che cosa stavano esprimendo la loro opinione.

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