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  • Sabato 23 luglio 2016

Il re della Thailandia non si vede in giro da un po’

Bhumibol Adulyadej ha 88 anni ed è malato da molti mesi: se dovesse morire potrebbero esserci dei problemi di stabilità nel paese, complicati da suo figlio

Un ritratto del re della Thailandia Bhumibol Adulyadej a Bangkok, il 18 febbraio 2016 (AP Photo/Sakchai Lalit)
Un ritratto del re della Thailandia Bhumibol Adulyadej a Bangkok, il 18 febbraio 2016 (AP Photo/Sakchai Lalit)

Negli ultimi tempi il re della Thailandia Bhumibol Adulyadej ha avuto alcuni problemi di salute legati a delle infezioni polmonari e non si vede da mesi: è apparso in pubblico per l’ultima volta l’11 gennaio 2016. Bhumibol Adulyadej ha 88 anni ed è il monarca in carica da più tempo nel mondo. È molto amato, contrariamente a suo figlio Vajiralongkorn, l’erede al trono.

La sua sparizione significa probabilmente che le sue condizioni di salute sono diventate gravi. Bhumibol Adulyadej è stato ricoverato in ospedale nel maggio del 2015 e da allora è stato quasi sempre sotto osservazione medica; tra le varie cure a cui è stato sottoposto c’è stato anche il drenaggio del liquido cerebrospinale a seguito di un versamento. In molti hanno fatto notare che la sua morte potrebbe rendere nuovamente instabile la situazione in Thailandia, dove dal maggio del 2014 governa una giunta militare che ha destituito il governo legittimamente eletto di Yingluck Shinawatra con un colpo di stato. Non che un colpo di stato fosse una novità, per la Thailandia: il golpe del 2014 è stato il secondo in dieci anni e il 19esimo tra colpi di stato riusciti e falliti che sono avvenuti da quando la Thailandia è diventata una monarchia costituzionale nel 1932.  Ma allora che c’entra il re con la stabilità politica del paese?

Un po’ di storia
Il regno di Bhumibol Adulyadej – ha anche un altro nome, Rama IX – è il più lungo nella storia della Thailandia: il re è salito al trono nel 1946, quando aveva 19 anni, dopo che suo fratello Ananda fu assassinato. La maggior parte dei thailandesi non hanno conosciuto nessun altro sovrano. La monarchia in Thailandia (conosciuta storicamente come Siam) risale al Diciottesimo secolo e fino alla rivoluzione del 1932 il potere del re era assoluto. Negli anni della Guerra Fredda la monarchia è stata vista sia dagli Stati Uniti sia dall’esercito come un simbolo nazionalista capace di ridurre l’influenza dei vicini paesi con governi comunisti. Per questo il legame tra l’esercito e la monarchia è molto forte.

Durante il regno di Bhumibol Adulyadej la Thailandia è diventato uno dei paesi più ricchi del sud est asiatico, sia per la crescita industriale che per quella del turismo. Per questo motivo il re è molto amato, e in tutti i luoghi pubblici del paese oltre che in tantissime case ci sono sue fotografie appese al muro; negli ultimi mesi però molte di queste sono state sostituite con immagini di suo figlio Vajiralongkorn, perché il paese si sta fondamentalmente preparando alla successione.

Bhumibol Adulyadej e famiglia Bhumibol Adulyadej, al centro, il giorno del suo 85esimo compleanno, il 5 dicembre 2012. L’altro uomo nella foto è Vajiralongkorn, l’erede al trono (AP Photo/Wason Wanichakorn)

Cosa succede oggi
Nella complessa situazione politica del paese, quello del re è stato un ruolo di fondamentale importanza negli ultimi decenni per la sua carica unificatrice. Secondo l’analisi dell’Economist, con la morte di Bhumibol Adulyadej la situazione relativamente calma del paese in questo momento potrebbe finire: il re è considerato molto legato alla giunta militare, e contando che molte persone vorrebbero sostanzialmente più democrazia e che le risorse del paese fossero divise più equamente, la sua morte potrebbe diminuire la popolarità della giunta.

Il legame fra re e giunta militare è evidente. Una delle ragioni per cui spesso si legge della Thailandia e della sua monarchia sono le leggi severissime per punire il reato di lesa maestà, che secondo molti servono in realtà a reprimere il dissenso e a limitare la libertà di espressione. La Thailandia ha la legislazione più restrittiva del mondo per quanto riguarda la protezione della reputazione del re da reati simili alla diffamazione. Per l’Economist la legge è stata applicata con grande severità da quando la giunta militare è al potere. Lo scorso inverno, ad esempio, un uomo chiamato Thanakorn Siripaiboon è stato accusato del reato di lesa maestà per aver pubblicato online un intervento sarcastico sul cane del re, Tongdaeng (morto alla fine di diecmbre). Siripaiboon rischia fino a 37 anni di carcere. Sempre nel 2015 due persone colpevoli di aver scritto delle critiche al re su Facebook sono state condannate a 28 e 30 anni di carcere. Al momento sono più di 50 le persone che si trovano in carcere per reati di lesa maestà.

L’Economist spiega anche che uno degli obiettivi comuni della giunta militare e del re è quello di eliminare l’influenza dei fratelli Thaksin e Yingluck Shinawatra, entrambi ex primi ministri del paese (Yingluck fu la prima donna a diventare primo ministro del paese). Thaksin Shinawatra, il più vecchio della coppia, faceva il poliziotto: poi è diventato imprenditore nel settore delle telecomunicazioni arricchendosi molto. Dopo essere passato alla politica (in modo simile a Berlusconi, dice l’Economist) ha costruito un sistema di voti in cambio di denaro che gli ha permesso di avere molto consenso, soprattutto in zone depresse della Thailandia, il nord e il nord-est. Il partito suo e di sua sorella ha vinto tutte le elezioni che si sono svolte dal 2001. Nel 2005 Thaksin Shinawatra è anche stato il primo premier thailandese a concludere un mandato. Ora però Yingluck Shinawatra rischia dieci anni di reclusione per le accuse di cattiva gestione di un programma di sussidi per il riso: secondo gli Shinawatra le accuse avrebbero un movente politico.

Gli Shinawatra, che sono seguiti anche dal gruppo oppositore del regime militare conosciuto come “camicie rosse”, sono anche accusati di aver sviluppato un sistema di clientelismo con i loro elettori: tuttavia i rapporti di scambio tra voti e denaro usato dagli Shinawatra non è molto diverso da quello che è sempre esistito tra monarchia e popolazione. Per la corte dunque gli Shinawatra erano una minaccia proprio perché il consenso nei loro confronti e il loro potere sul popolo assomigliava molto a quello del re. L’Economist poi spiega che il potere della monarchia thailandese non è legato unicamente alla figura del re, ma anche ai consiglieri reali, anche loro legati alla giunta militare.

Alla morte di Bhumibol Adulyadej, sarà il 63enne Vajiralongkorn, considerato un personaggio viziato e prepotente, a salire al trono. È malvisto dalla popolazione perché ha divorziato tre volte e passa molto tempo all’estero, spesso in Germania. Ma è malvisto anche dalla giunta militare e dalla corte per i suoi rapporti amichevoli con Thaksin Shinawatra: secondo alcune interpretazioni il colpo di stato del 2014 sarebbe stato organizzato proprio per evitare che alla morte di suo padre Vajiralongkorn concedesse più potere agli Shinawatra. Per anni è girata anche la voce che la corte volesse far incoronare la principessa Sirindhorn, sorella di Vajiralongkorn, al suo posto. Ultimamente però sembra che il principe si stia impegnando ad apparire pubblicamente per aumentare la sua popolarità e anche i rapporti con la giunta e la corte sembrano essere migliorati; una nuova voce che gira è che il re possa abdicare in favore del figlio prima di morire, per rendere meno traumatica la successione.