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  • Venerdì 22 luglio 2016

Sette giorni diversi in Turchia

Dal tentato colpo di stato di venerdì scorso alle manifestazioni a favore di Erdoğan, raccontati con le foto

Un agente di polizia turco abbraccia un uomo su un carroarmato usato in precedenza dai golpisti per prendere il controllo di un quartiere di Istanbul, il 16 luglio 2016 (BULENT KILIC/AFP/Getty Images)
Un agente di polizia turco abbraccia un uomo su un carroarmato usato in precedenza dai golpisti per prendere il controllo di un quartiere di Istanbul, il 16 luglio 2016 (BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

Sono passati sette giorni dal colpo di stato tentato in Turchia dall’esercito contro il governo e il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Da allora è successo un po’ di tutto: migliaia di soldati accusati di avere partecipato al golpe – poi fallito – sono stati arrestati e saranno processati e alcuni di loro sono stati linciati dalla folla per le strade di Ankara e Istanbul; migliaia di persone impiegate nel settore dell’istruzione sono state licenziate e il governo ha dichiarato tre mesi di stato di emergenza nazionale, durante il quale le forze di sicurezza avranno più poteri e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo sarà sospesa. Negli ultimi sette giorni Erdoğan se l’è presa soprattutto con Fethullah Gülen, un religioso di 75 anni che predica una visione moderata dell’Islam – più filo-europeista e atlantista, che piace di più all’Occidente – e che dal 1999 vive negli Stati Uniti. Erdoğan considera Gülen responsabile del golpe e ha già chiesto al governo americano la sua estradizione, per poterlo processare in Turchia. Durante le manifestazioni filo-governative che si sono tenute in Turchia negli ultimi giorni, la faccia di Gülen è apparsa spesso: con le fattezze di manichini impiccati o su fogli di carta bruciati per le strade.

È difficile raccontare cosa è successo negli ultimi sette giorni in Turchia, soprattutto la notte del tentato colpo di stato: i carroarmati per le strade, i morti per strada, la ribellione dei sostenitori di Erdoğan e l’odio contro i soldati coinvolti nel golpe. E poi la faccia di Erdoğan su FaceTime durante un’intervista con CNN turca, la disperazione dei famigliari dei militari arrestati e quello che è rimasto del Parlamento ad Ankara, colpito dai bombardamenti dei golpisti. Oltre ai racconti e alla analisi, qualcosa si può aggiungere con le foto: non molte, solo ventotto, quelle che raccontano meglio l’ultima diversa settimana della Turchia.

Attenzione: alcune immagini sono forti