I 17 edifici di Le Corbusier aggiunti al patrimonio dell’UNESCO

Si trovano in sette paesi diversi, due sono in Asia, uno in Sudamerica e sono tra i migliori esempi del lavoro del grande architetto svizzero

Il Palazzo dell'assemblea di Chandigarh, in India, progettato da Le Corbusier negli anni Cinquanta (NARINDER NANU/AFP/Getty Images)
Il Palazzo dell'assemblea di Chandigarh, in India, progettato da Le Corbusier negli anni Cinquanta (NARINDER NANU/AFP/Getty Images)

Il 17 luglio 2016 l’UNESCO – l’agenzia delle Nazioni Unite che ha tra le sue principali funzioni la protezione di luoghi dal significativo valore storico, culturale e ambientale di tutto il mondo – ha aggiunto alla lista dei siti patrimonio dell’umanità 17 costruzioni progettate dall’architetto svizzero Le Corbusier (1887-1965). Si trovano in sette paesi diversi, due sono in Asia, uno in Sudamerica. Le Corbusier è considerato uno dei più importanti e innovativi del Novecento, tra i fondatori dell’architettura contemporanea, esponente del Movimento Moderno e del Brutalismo. Oltre ai 17 edifici progettati da lui, l’UNESCO ha aggiunto al patrimonio dell’umanità altri tre siti: un cantiere navale costruito nel Settecento nell’isola caraibica di Antigua; il Conjunto Moderno da Pampulha, un centro urbano a Belo Horizonte, in Brasile, disegnato dall’architetto Oscar Niemeyer; e il parco nazionale di Khangchendzonga nel nord dell’India.

Il più famoso degli edifici aggiunti al patrimonio dell’UNESCO tra quelli progettati da Le Corbusier è l’Unité d’Habitation di Marsiglia, in Francia, un palazzo di appartamenti popolari su 17 piani costruito fra il 1947 e il 1952: è noto anche come Cité radieuse (che significa “città radiosa”) perché è esposto al sole sia a ovest sia a est.

Le Corbusier si chiamava in realtà Charles-Édouard Jeanneret-Gris. Si inventò lo pseudonimo “Le Corbusier” per firmare gli articoli che pubblicava negli anni Venti sulla rivista L’Esprit nouveau, che aveva fondato insieme a un amico, il pittore Amédée Ozenfant. Lo pseudonimo era ispirato al cognome del nonno materno Lecorbésier, storpiato per ricordare anche quello del suo maestro, l’architetto svizzero Charles L’Eplattenier.