“Le più belle frasi di Osho”, per profani

Da dove arriva una delle pagine Facebook più popolari in Italia, dalla quale hanno fatto anche un libro

Una delle pagine Facebook italiane che ha avuto più successo negli ultimi mesi si chiama “Le più belle frasi di Osho”: è stata creata il 23 febbraio del 2015 e in un anno e mezzo ha ottenuto più di 350mila “mi piace”. La pagina pubblica fotografie di Osho Rajneesh, un mistico indiano del Novecento famoso per i suoi pensosi aforismi, e le accompagna con frasi in dialetto romano volutamente banali e abusate.

L’effetto comico delle immagini sta spesso nell’abbinamento tra la foto di Osho e la frase, e in generale nella decontestualizzazione di espressioni che usiamo o che sentiamo usare tutti i giorni. L’ideatore della pagina si chiama Federico Palmaroli, 42enne romano impiegato della Camera di Commercio: recentemente Palmaroli ha pubblicato un libro che raccoglie alcune delle immagini pubblicate dalla pagina Facebook, intitolato Le più belle frasi di Osho. Ma fa ‘n po’ come cazzo te pare

Osho Rajneesh, il mistico a cui è ispirata la pagina, nacque nel 1931 in India e studiò filosofia a Jabalpur. Fin da ragazzo fu considerato un grande oratore, e dopo l’università cominciò a viaggiare per l’India dando lezioni di meditazione e facendo conferenze spirituali. Negli anni Settanta fondò nella città di Pune un centro spirituale, ma all’inizio degli anni Ottanta lo spostò in Oregon, negli Stati Uniti. Gli insegnamenti di Osho, che sosteneva di essere stato “illuminato” nel 1953, non appartenevano a una religione precisa, ma si ispiravano alle dottrine delle religioni orientali mischiate a concetti presi dal socialismo, dal libertarismo e dalla cultura hippy. Negli Stati Uniti Osho divenne presto una figura molto controversa: i suoi collaboratori abbandonarono il movimento e furono indagati per una serie di reati, compresi il tentato omicidio e il traffico di droga. I seguaci di Osho furono addirittura coinvolti in un attacco terroristico che diffuse il batterio della salmonella nella città di The Dalles per influenzare le elezioni locali. Nel 1985 Osho fu espulso negli Stati Uniti e tornò in India, dove morì nel 1991.

Oggi il movimento spirituale di Osho ha centinaia di centri in più di 50 paesi nel mondo; i libri con i suoi aforismi sono stati tradotti in moltissime lingue e sono molto venduti. Sono soprattutto spiccioli insegnamenti morali, considerati da molti banali e superficiali. Palmaroli ha spiegato che quando creò la pagina Facebook non era un ammiratore né un critico di Osho, e anzi non aveva letto nessun suo libro. Pensò però che fosse divertente raccogliere «le espressioni che senza neanche accorgercene ripetiamo tutti» e associarle «a un personaggio così spirituale come Osho». Sull’effetto comico delle immagini, Palmaroli ha detto: «Usiamo tutti quanti delle espressioni stereotipate che non sono veri e propri luoghi comuni, ma sono comunque di comune fruizione. E vederle stigmatizzate, anche grazie alla figura di Osho, porta a riconoscerci in ognuna di quelle. Poi certo, quando ci metti anche l’accento romanesco l’effetto è ancora più detonante». Palmaroli realizza le immagini da solo, a volte partendo dalla foto, a volte dalla frase: una delle fortune della pagina, si capisce guardando le immagini, è che Osho nella sua vita è stato fotografato molto e in moltissimi contesti diversi. Molte foto lo ritraggono mentre guida un’auto: era un appassionatissimo collezionista di Rolls Royce. Palmaroli dice spesso che la pagina corrisponde in un certo senso agli insegnamenti di Osho, che nei suoi aforismi dava molta importanza all’ironia. L’immagine preferita di Palmaroli è quella della rovesciata.