• Mondo
  • Mercoledì 22 giugno 2016

Lo scandalo in Spagna a 4 giorni dal voto

Alcune intercettazioni telefoniche sembrano mostrare che il ministro degli Interni ha cercato di inventare prove per screditare i suoi avversari politici

Jorge Fernandez Diaz (THIERRY CHARLIER/AFP/Getty Images)
Jorge Fernandez Diaz (THIERRY CHARLIER/AFP/Getty Images)

In Spagna i tre principali leader di opposizione hanno chiesto le dimissioni del ministro degli Interni Jorge Fernández Díaz, che fa parte del Partito Popolare (PP), lo stesso partito del primo ministro Mariano Rajoy. Fernández Díaz è accusato di avere tentato di costruire delle prove false per colpire alcuni dirigenti di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e Convergència Democràtica de Catalunya (CDC), due partiti indipendentisti della Catalogna. Stando ad alcune intercettazioni pubblicate sul giornale spagnolo Público, nella vicenda è coinvolto anche Daniel de Alfonso, direttore dell’ufficio antifrode della Catalogna. In un’intercettazione, ha scritto Público, si sente Fernández Díaz dire: «Il presidente del governo lo sa», riferendosi al fatto che Rajoy fosse stato informato del piano. Intanto i giornali spagnoli scrivono che il Parlamento catalano chiederà la rimozione di de Alfonso dal suo incarico.

Le conversazioni pubblicate su Público si tennero nell’ufficio del ministro Fernández Díaz tra il 2 e il 16 ottobre 2014, quando mancava meno di un mese al referendum sull’indipendenza della Catalogna (il referendum fu poi cancellato dopo che la Corte Costituzionale spagnola accolse un ricorso presentato da Rajoy). Nelle conversazioni tra de Alfonso e Fernández Díaz vengono citati per esempio Roger Junqueras, fratello di Oriol Junqueras (presidente di ERC e uno dei politici catalani più importanti), e Felip Puig, storico dirigente di CDC. De Alfonso, un ex magistrato che in passato era stato favorito dal PP, si dice disposto a compiacere il ministro e usare il suo incarico per indagare sulla vita dei politici catalani, con l’obiettivo di trovare (e ingigantire) qualcosa che potesse essere usato contro di loro.

Fernández Díaz ha smentito tutte le accuse e ha detto che lo scandalo è un complotto contro di lui («qui la vittima sono io»), preparato per colpire il partito a quattro giorni dalle elezioni parlamentari. Ha aggiunto che le intercettazioni sono state lette fuori contesto. Anche Rajoy ha negato le accuse e ha detto che gli incontri tra Fernández Díaz e de Alfonso sono stati incontri “normali” tra due persone che parlano delle materie di loro competenza. Orio Junqueras ha chiesto le dimissioni di Fernández Díaz e di Rajoy e ha detto: «Sono 85 anni che ERC non ha un solo caso di corruzione. In tanti hanno provato a scoprirne uno, ma non hanno trovato niente».

La reazione dei politici spagnoli di fronte alle intercettazioni pubblicate da Público è stata molto dura. Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha detto in un’intervista a Radio Nacional: «Ho ascoltato le intercettazioni e ne esce un ministro che apparentemente usa il suo incarico e le risorse pubbliche per fare delle indagini sui rivali politici». Anche Ciudadanos, partito di centro guidato da Albert Rivera, ha detto che quello che è emerso dalle intercettazioni «è di una gravità estrema». Per Ciudadanos lo scandalo è in parte un’opportunità politica: uno degli argomenti che il partito di Rivera ha più usato in campagna elettorale è stata la necessità di rinnovare la classe dirigente spagnola, soprattutto dopo i grandi scandali che hanno colpito diversi esponenti del PP nel corso degli ultimi anni. Critiche simili sono state espresse da Pedro Sánchez, leader del Partito Socialista (PSOE), il partito che sembra essere più in difficoltà in vista delle elezioni del 26 giugno.