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  • Domenica 19 giugno 2016

In India stanno morendo gli avvoltoi

Erano 40 milioni, oggi ne restano circa 100mila: la causa è un farmaco per il bestiame che per loro è tossico

Il fondatore della Fondazione Asha per la cura e il salvataggio degli animali Harmesh Bhatt e l'avvoltoio Maya, a Hathijan, nel nord-ovest dell'India, il 16 gennaio 2010 (SAM PANTHAKY/AFP/Getty Images)
Il fondatore della Fondazione Asha per la cura e il salvataggio degli animali Harmesh Bhatt e l'avvoltoio Maya, a Hathijan, nel nord-ovest dell'India, il 16 gennaio 2010 (SAM PANTHAKY/AFP/Getty Images)

Negli ultimi 15 anni la popolazione di avvoltoi dell’India è diminuita del 99 per cento: negli anni Ottanta erano 40 milioni, oggi ne restano circa 100mila. È il più veloce declino di una specie in un ambiente naturale nel mondo secondo Asad Rahmani, ex direttore dell’Associazione di Storia Naturale di Bombay (BNHS). La scomparsa degli avvoltoi indiani potrebbe avere gravi conseguenze, perché modificherebbe l’intero ecosistema locale: in particolare causerebbe la maggiore diffusione di batteri e funghi, che normalmente gli avvoltoi frenano nutrendosi delle carcasse in via di decomposizione. Per questo motivo l’India sta cercando da anni di fermare il declino della popolazione di avvoltoi e ricostituirla.

Nel 2003 la BNHS ha scoperto che un numero sempre maggiore di avvoltoi stava morendo a causa di insufficienza renale: nutrendosi delle carcasse del bestiame, gli avvoltoi ingerivano anche il diclofenac, un farmaco anti-infiammatorio usato dai veterinari che risulta tossico per gli uccelli. Nel 2006 il governo indiano ha vietato la prescrizione di questo farmaco, ma da allora la crescita nel numero degli avvoltoi è stata molto lenta. Gli avvoltoi non cominciano a riprodursi prima di aver compiuto cinque o sei anni, e inoltre depongono un solo uovo all’anno: per questo un aumento naturale della popolazione richiede molto tempo. Inoltre, circa il 50 per cento dei cuccioli muore nel momento in cui lascia il nido. Ad alcuni animali poi i veterinari danno ancora il diclofenac, nonostante il divieto, e per questo capita che degli uccelli continuino a morire dopo essersi avvelenati.

A questo punto, senza un intervento umano gli avvoltoi indiani rischiano di scomparire. Per cercare di tornare il prima possibile ad avere 40 milioni di avvoltoi l’India ha anche avviato un programma di ripopolamento, il Gyps Vulture Reintroduction Programme. Finora due grifoni dell’Himalaya (Gyps himalayensis), un tipo di avvoltoi diffusi a nord dell’India e in parte della Cina, sono stati liberati nello stato settentrionale di Haryana.

Mangiando le carcasse degli animali selvatici e dei cani randagi, gli avvoltoi contribuiscono a limitare la diffusione di batteri e funghi nel suolo e nell’acqua. Uno studio del 2008, per esempio, ha dimostrato che la diminuzione del numero di avvoltoi è una delle ragioni dell’aumento di casi di infezioni da rabbia, una malattia trasmessa dai cani alle persone. La scomparsa degli avvoltoi è inoltre un danno per i Parsi, i seguaci dello zoroastrismo che vivono in India: una piccola comunità religiosa (circa 70mila persone, tra cui anche la famiglia di industriali Tata) che ha sempre fatto affidamento sugli avvoltoi per le sue pratiche funerarie. La tradizione dei Parsi prevede di esporre i corpi dei defunti in modo che siano mangiati dagli avvoltoi e poi le ossa possano essere riposte nei cimiteri una volta pulite dagli uccelli. Il declino del numero di avvoltoi ha fatto sì che i corpi dei Parsi defunti rimanessero esposti più a lungo, dato che altri uccelli necrofagi non mangiano la stessa quantità di carne degli avvoltoi, creando problemi igienici tra le altre cose. Per questa ragione sempre più Parsi decidono di essere cremati.