Le principesse Disney sono cambiate?

Pare di sì: stanno diventando più toste e meno interessate al Principe Azzurro (era ora)

(Da "Frozen")
(Da "Frozen")

Una delle parole più spesso associate a Disney è “principessa”. La prima principessa Disney è stata Biancaneve, protagonista insieme ai sette nani del famoso film del 1937: fu il primo dei classici Disney, i film d’animazione prodotti dalla Walt Disney Animation Studios. Tra qualche mese uscirà Oceania, il 56esimo classico Disney, e la protagonista sarà una principessa di 16 anni che vive nel Pacifico meridionale. Tra Biancaneve e la principessa di Oceania ci sono state, tra le altre, le protagoniste o co-protagoniste di Cenerentola, La bella addormentata, La sirenetta, La bella e la bestia, Aladin, Mulan, Rapunzel – L’intreccio della torre, Pocahontas, Mulan, La principessa e il ranocchio e Frozen – Il regno di ghiaccio. Sono quasi tutte vere principesse – cioè figlie di re o mogli di principi – e secondo Adam Pulver del Guardian da qualche tempo sono cambiate: «Dopo decenni in cui Disney ci ha propinato giovani donzelle in pericolo, ora finalmente ha fatto una serie di film con forti personaggi femminili».

Pulver parte dal concetto di “principesse” dei classici Disney, ma estende le sue osservazioni a tutti i più recenti film Disney, quindi anche quelli non d’animazione. Secondo lui questi nuovi film fanno parte di «un progetto che prevede di dare più sostanza e forza alle spettatrici adolescenti e pre-adolescenti». Pulver scrive che anche solo un decennio fa sarebbe stato difficile ipotizzare che Disney sarebbe potuta essere portatrice di un «cambiamento sociale e femminista» di questo tipo; «era la casa cinematografica più conservatrice, con le sue favole fatte per insegnare a generazioni di ragazzine l’arte di fare le cose di casa, vestirsi bene e aspettare il Principe Azzurro».

Le protagoniste di Ribelle – The Brave, Frozen e Alice in Wonderland sono invece «ragazze e donne autonome per cui l’amore romantico non è l’obiettivo principale della vita, e nelle loro storie le azioni degli uomini sono state eliminate o comunque messe in secondo piano». Secondo Pulver se prima i «motori tematici» delle storie erano i fidanzati, ora sono madri e sorelle.

Pulver ha chiesto un parere sulla questione a Melissa Silverstein, fondatrice dell’associazione “Women and Hollywood” e una delle più ascoltate esperte di cinema e questioni di genere. Silverstein in realtà è meno convinta di Pulver: ha spiegato che qualcosa è cambiato ma che intanto Disney continua a fare cose molto tradizionali. Per esempio Principesse Disney, un franchise che esiste dai primi anni Duemila e mette insieme alcune delle più famose e tradizionali principesse Disney per farci giochi, vestiti, accessori e serie tv. Le critiche – di Silverstein ma non solo – riguardano soprattutto il fatto che, vecchie o nuove che siano, le protagoniste di “Principesse Disney” finiscono per essere fossilizzate in uno stereotipo che spesso le porta anche più indietro rispetto agli eventuali progressi fatti dai loro personaggi nei film.

principesse-disney

Anche le linguiste Carmen Fought e Caren Eisenhauer si stanno occupando delle principesse Disney, studiando quanto e come parlano nei film di cui sono protagoniste. La ricerca non è ancora conclusa ma alcuni mesi fa Fought e Eisenhauer hanno presentato i primi risultati, notando che nei primi tre film sulle principesse le donne parlano quanto o più degli uomini: in Biancaneve il rapporto è 50-50; in Cenerentola 60-40. In La bella addormentata, invece, i dialoghi femminili sono addirittura il 71 percento. Nei film usciti tra il 1989 e il 1999 – il cosiddetto “Rinascimento Disney” – succede il contrario: i personaggi maschili parlano per il 68 per cento della durata de La sirenetta, il 71 per cento in La bella e la bestia, il 90 per cento in Aladdin, il 76 per cento in Pocahontas e il 77 per cento in Mulan (dove la protagonista è stata contata come donna anche nelle scene in cui impersona un uomo).

È vero però che le battute di un personaggio non possono essere prese come unico parametro: Ariel, la protagonista di La Sirenetta, rimane muta per una parte del film. Valgono quindi forse di più pareri meno analitici e più soggettivi: il famoso critico cinematografico Roger Ebert scrisse che «Ariel è un personaggio femminile pienamente realizzato, che pensa e agisce in modo indipendente e quasi ribelle»; il New York Times la definì una «una tipa tosta e spericolata».

Proprio come non esiste un chiaro parametro oggettivo per giudicare se e quanto le principesse Disney sono cambiate, è difficile dire quando e perché ci sia stato un effettivo cambiamento. È evidente che i personaggi femminili di alcuni recenti film Disney – l’esempio migliore è Frozen, ma va benissimo anche l’Angelina Jolie di Maleficient – siano più dinamici, determinati e vivaci di quelli di anni fa. Decidono da sé cosa vogliono (non più solo che il Principe Azzurro s’innamori di loro), sanno cosa fare per ottenerlo e a volte ci riescono pure. Parte del merito sta forse anche nel fatto che stiano aumentando le donne nei team che progettano e realizzano i film Disney: Frozen è stato co-sceneggiato e co-diretto da Jennifer Lee e Maleficient è stato scritto da Linda Woolverton, la cui prima sceneggiatura è stata quella di La bella e la bestia. Proprio con una nuova versione di quel film potrebbe arrivare una nuova e consistente svolta per quanto riguarda le principesse Disney: nel nuovo film, che uscirà nel marzo 2017, la protagonista Belle è interpretata da Emma Watson, un’attrice che da anni si impegna contro le discriminazioni di genere e per il femminismo.