Anche gli alberi dormono?

È difficile stabilirlo, ma per la prima volta un gruppo di ricercatori ha osservato che di notte flettono rami e foglie

(DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)
(DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)

Un gruppo di ricercatori ha notato cambiamenti fisici negli alberi durante la notte che, seppure lontanamente, hanno qualcosa in comune con i cicli di sonno e veglia degli esseri umani e di molti altri animali. Anche se non si può dire con certezza che gli alberi “dormono”, il gruppo di ricerca dell’istituto di ricerca geospaziale della Finlandia spiega in uno studio che di notte è rilevabile una sorta di rilassamento della chioma e dei rami degli alberi, paragonabile a quella già osservata sperimentalmente nelle piante più piccole. Tra il giorno e la notte è stata osservata una flessione delle fronde che in alcuni casi ha superato i 10 centimetri.

La ricerca è stata condotta su due betulle, una in Finlandia e l’altra in Austria, utilizzando sistemi di rilevazione laser per misurare la flessione degli alberi: semplificando, misurando il tempo che il raggio impiega per raggiungere i rami e le foglie e tornare indietro si può tenere traccia del movimento dell’albero con margini di errore accettabili. Le misurazioni sono state effettuate in entrambi i casi in una sola notte, in assenza di vento e in prossimità dell’equinozio, in modo da avere una durata del giorno e della notte praticamente uguale. Le rilevazioni sulla betulla finlandese sono state eseguite 11 volte, mentre per quella austriaca è stato usato un metodo per effettuare misurazioni più frequenti, per un totale di 77 (circa una ogni 10 minuti). I ricercatori hanno utilizzato il laser perché permette di effettuare ottenere dati più accurati e, al tempo stesso, di farle al buio senza la necessità di illuminare le betulle; usando riflettori si sarebbe corso il rischio di condizionare l’attività notturna degli alberi.

Betulle al laserNell’immagine a sinistra è visibile la flessione di rami e foglie che si verifica di notte,
rispetto allo stesso albero a destra di giorno

Analizzando i dati raccolti nottetempo, è stato osservato un rilassamento delle principali strutture delle betulle: la chioma si è abbassata nel complesso di una decina di centimetri e il fenomeno ha interessato tutto l’albero. I ricercatori ipotizzano che il cambiamento notturno sia dovuto a una riduzione del turgore cellulare, la pressione dei fluidi all’interno delle cellule nei confronti della parete della cellula. I rami e le foglie sono soggetti temporaneamente a una pressione inferiore, quindi sono meno rigidi e si afflosciano un poco perché reggono meno il loro stesso peso.

Il turgore è condizionato dai processi di fotosintesi, che rallentano nelle ore notturne, e questo probabilmente spiega la minore rigidità dell’albero. Non si può escludere però che le piante si “riposino” dopo una giornata trascorsa faticosamente a mantenere foglie e rami il più inclinati possibile per ricevere più raggi solari, evitando che si facciano ombra a vicenda. Questo fenomeno, già osservato da tempo, richiede un notevole dispendio di energie, ma non ha senso che sia attuato anche di notte quando non c’è luce utile per proseguire la fotosintesi.

È difficile stabilire se il fenomeno sia dovuto semplicemente alla mancanza di fotosintesi di notte, quindi a un minore turgore cellulare, o all’effettiva esistenza di un ciclo giorno-notte per risparmiare energie. Non è comunque escluso che i due fenomeni siano legati e tesi a ottimizzare il consumo di risorse. I ricercatori analizzeranno altri alberi, di altre specie, per capirci qualcosa di più. Pioppi e castagni sono i candidati ideali perché sono già note le loro caratteristiche genetiche, compresa l’esistenza di geni che si pensa siano legati ai cicli circadiani, che negli animali regolano i cicli di veglia e sonno.

Da studi come questi si possono ottenere informazioni importanti sul funzionamento delle piante e sul modo in cui gestiscono l’acqua che hanno a disposizione. I climatologi potrebbero, per esempio, tracciare nuovi andamenti per valutare gli effetti del riscaldamento globale e del cambiamento climatico. Si stima che su tutto il pianeta ci siano circa 3mila miliardi di alberi in età matura. L’esistenza degli alberi per come li conosciamo adesso risale a circa 370 milioni di anni fa.