Cosa fa esattamente un sindaco

Tra poco si voterà in 1.368 comuni, ma di cosa si occupano tutti i giorni le amministrazioni locali e cosa dovremmo aspettarci dai loro programmi?

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Il prossimo 5 giugno si voterà per le elezioni amministrative in 1.368 comuni, tra cui molte delle più importanti città italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Spesso nelle campagne elettorali gli argomenti del dibattito nazionale si mescolano con quelli locali, e molti sindaci e candidati sindaci insistono su temi che dipendono solo marginalmente dalla loro attività, come la sicurezza, la disoccupazione e le tasse. Per votare informati, però, è importante capire di cosa si occupa veramente un sindaco e quindi in quali ambiti deve convincerci che farà un buon lavoro.

Cosa dice la legge
La legge è abbastanza generica sulle competenze dei comuni e anche per questo ci sono stati conflitti in passato su cosa dovessero fare i sindaci e cosa invece andava lasciato a regioni e stato centrale. La norma di riferimento è il Testo unico degli enti locali, che all’articolo 13 dice:

Spettano al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione ed il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità, dell’assetto ed utilizzazione del territorio e dello sviluppo economico, salvo quanto non sia espressamente attribuito ad altri soggetti dalla legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

Di fatto questa definizione molto generica e ampia si esprime in circa una decina di competenze, che di solito sono rappresentate da altrettante deleghe affidate ai singoli assessori che compongono la giunta, una specie di “ministri” del comune (qui l’elenco degli assessori di Milano con relative deleghe e qui quello di Roma).

Bilancio

Tra il 70 e il 90 per cento delle entrate dei principali comuni deriva dalle cosiddette “entrate proprie”, cioè tasse e imposte che spettano al comune e sulle quali l’amministrazione ha un certo margine di autonomia. La prima responsabilità di un sindaco, quindi, è la gestione responsabile del proprio bilancio. I margini entro i quali si può muovere sono maggiori sul lato delle uscite, quindi su quanto e come spende i soldi, piuttosto che su quello delle entrate, visto che in genere le amministrazioni posso cambiare le aliquote delle imposte proprie soltanto in maniera ridotta; e con l’abolizione dell’ICI/IMU, sostituita da trasferimenti statali, questa discrezionalità si è ulteriormente ridotta. Se siete interessati alla salute finanziaria del vostro comune, il sito OpenBilanci contiene informazioni sintetiche e chiare.

Rifiuti, decoro urbano e ambiente
Uno dei compiti di un’amministrazione comunale che produce gli effetti più visibili è la gestione dei rifiuti e del decoro urbano, cioè la pulizia delle strade e degli altri luoghi pubblici, parchi e monumenti di competenza comunale. Nelle città medio-grandi la gestione dei rifiuti è in genere affidata a un’azienda municipalizzata, cioè controllata del comune, che spesso per dimensioni di bilancio e numero di dipendenti è uno dei principali soggetti economici pubblici del comune. Per questa ragione, il bilancio della società municipalizzata che si occupa di rifiuti (se è in perdita o in attivo e quanto è indebitata), la percentuale di raccolta differenziata e l’osservazione empirica della pulizia dei luoghi pubblici sono tra i primi elementi che si utilizzano per valutare l’efficienza di un’amministrazione comunale.

Nelle ultime settimane, per esempio, durante la polemica tra il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e la direzione del Movimento 5 Stelle, uno degli argomenti più utilizzati dai difensori del sindaco era proprio il successo ottenuto nella raccolta differenziata, il 69 per cento del totale, uno dei più alti della regione, e il parziale risanamento delle finanze dell’azienda che si occupa dei rifiuti. In maniera speculare i guai del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, sono nati dal dissesto della società municipalizzata locale che si occupa di rifiuti, iniziato durante la precedente giunta guidata dal PD.

Mobilità e trasporto pubblico
La gestione della mobilità e del trasporto pubblico è spesso altrettanto importante e costosa. È un ramo di attività che comprende la manutenzione delle strade, l’organizzazione del traffico e l’amministrazione delle aziende che operano autobus, tram e, nelle città più grandi, metropolitane. Amministrare bene questo settore, in questo caso, significa nominare amministratori competenti nelle municipalizzate, riparare le strade e organizzare la circolazione stradale in maniera razionale, per esempio costruendo nuove strade, cambiando la circolazione di quelle esistenti o promuovendo progetti più ambiziosi, come lo scavo di gallerie o la realizzazione di nuove linee metro e tram.

A Milano, per esempio, l’introduzione dell’Area C (un’area con restrizione alla circolazione di alcune tipologie di veicoli, salvo il pagamento di un pedaggio) è stata una delle misure più apprezzate dell’amministrazione Pisapia. A Roma, invece, le varie giunte che si sono succedute negli anni hanno subìto moltissime critiche per la gestione dell’ATAC, l’azienda locale del trasporto pubblico, una delle più dissestate, indebitate e inefficienti del paese; e oggi tutti i candidati dicono che il traffico è il principale problema della città. Spesso, nelle città più piccole, diventa un grande argomento di dibattito il cambio di senso di una via o la scelta di chiudere una strada per lavori in un determinato momento dell’anno piuttosto che in un altro.

Pianificazione urbanistica e permessi
In molti casi il cittadino “subisce” le decisioni dell’amministrazione comunale, come quando passeggia per le strade più o meno sporche o quando utilizza il trasporto pubblico. In altri casi, invece, il cittadino interagisce con il comune: uno degli ambiti più frequenti in cui questo avviene è l’edilizia. Il comune si occupa di redigere il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico, documenti che stabiliscono quali tipi di edifici e con quali caratteristiche possono essere costruiti o modificati nelle varie aree della città. Il comune si occupa anche di esaminare ed eventualmente accettare le richieste di edificazione e ristrutturazione.

Nelle città medio-grandi, decidere se un’area può diventare edificabile o se una zona industriale può diventare residenziale sono temi importanti che spesso portano a un giro di affari di centinaia di milioni di euro e influenzano pesantemente lo sviluppo urbano, arrivando a volte sulle prime pagine dei giornali nazionali. Per questa ragione l’assessorato con delega all’urbanistica, che si occupa di questi aspetti, è di solito considerato una delle posizioni più importanti dopo quella della sindaco.

L’assessorato all’urbanistica in genere si occupa anche di organizzare i rapporti con i cittadini a un livello più basso, come la gestione dei permessi edilizi che le persone possono chiedere, come quelli per ristrutturare una casa o un appartamento. In molti casi i comuni gestiscono anche il Catasto, cioè il registro dei beni immobili, in convenzione con l’Agenzia delle Entrate.

Esiste un’ampia varietà di efficienza tra i comuni italiani in questo settore, con alcune amministrazioni che hanno organizzato uffici rapidi e funzionali e altri dove invece la burocrazia e la cattiva amministrazione rendono complicato eseguire anche un piccolo lavoro di ristrutturazione. A Verona, per esempio, parte dell’archivio dell’edilizia privata si trova da più di un anno in un edificio inagibile, rendendo molto complicato accedere agli atti necessari per effettuare lavori e compravendite su migliaia di immobili.

Multe e sanzioni
Le amministrazioni comunali sono anche incaricate di occuparsi delle violazioni dei regolamenti comunali (quelli sulle affissioni o sull’occupazione di suolo pubblico, per esempio) e di quelle al codice della strada: fare le multe, insomma. È uno degli aspetti meno amati dai cittadini italiani e spesso le amministrazioni locali sono accusate di utilizzare le sanzioni come sistema aggiuntivo per fare cassa, e non come strumento per promuovere comportamenti legali.

A Milano, per esempio, ci sono state molte polemiche sull’aumento degli introiti del comune dalle contravvenzioni, che tra il 2014 e il 2015 sono passati da 140 a più di 200 milioni di euro (qui potete trovare tutti i dati sugli incassi da sanzioni, oltre a numerosi altri indicatori di bilancio). Il comune di Milano si è giustificato spiegando che una grossa parte dell’aumento è dovuta a una serie di nuovi autovelox sistemati in zone della città dove si verificava un numero particolarmente elevato di incidenti per eccessi di velocità.

Altri servizi
Le amministrazioni comunali si trovano a gestire anche decine di altri di servizi, spesso tramite aziende municipalizzate oppure direttamente. Tra i più importanti ci sono la distribuzione di acqua, gas ed elettricità, la gestione di biblioteche e cimiteri, oltre a varie forme di assistenza sociale e welfare: dall’assistenza ai minori con problemi e ai disabili a quella alle famiglie meno abbienti e agli anziani, a cui si aggiunge la gestione dei rifugiati e richiedenti asilo e così via. Spesso questi servizi possono pesare fino a un terzo delle spese correnti di un comune. Le amministrazioni locali, inoltre, si occupano in maniera diretta della gestione degli asili nido, mentre hanno la responsabilità per quanto riguarda manutenzione, servizi mensa e scuolabus di scuole materne, elementari e medie.

Edilizia popolare e gestione degli immobili
L’edilizia popolare, sia per le risorse impegnate che per la sua rilevanza mediatica, in particolare nelle grandi città, è probabilmente uno degli aspetti più importanti dei servizi sociali gestiti dal comune. Raramente i comuni dispongono da soli delle risorse per costruire alloggi pubblici, che quindi di solito vengono realizzati in convenzione con regioni e stato centrale e poi gestiti dai comuni (tramite le cosiddette “Aziende territoriali per l’edilizia residenziale pubblica”, per esempio ATER Milano o ATER Roma).

I problemi nella gestione dell’edilizia popolare in genere derivano dalla scarsità di alloggi e dalla mancanza di risorse per effettuare la manutenzione di quelli esistenti, che a sua volta dà origine al fenomeno delle occupazioni. A causa della normale usura degli impianti, infatti, senza manutenzione molti alloggi pubblici divengono inagibili e quindi rimangono vuoti. A volte questi alloggi vuoti vengono occupati illegalmente, dando origine a mercati paralleli degli alloggi popolari. A Roma questo problema è particolarmente grave.

L’edilizia pubblica costituisce spesso una grossa fetta del patrimonio immobiliare di un comune: la sua gestione efficiente è un altro dei punti critici per le amministrazioni comunali. Ci sono sindaci e amministratori che non conoscono esattamente quanti e quali immobili siano di proprietà del comune, e spesso edifici di pregio sono da decenni affittati a prezzi bassissimi, oppure abbandonati e inagibili. A volte, invece, la responsabilità non è dei cattivi amministratori ma dello stato centrale, che nel corso degli anni ha trasferito ai comuni edifici, come vecchie caserme o scuole, che i comuni non possono ristrutturare e mettere a reddito per mancanza di fondi.