Guida alle elezioni di Trieste

Il sindaco uscente Cosolini si ricandida con il centrosinistra, i sondaggi sono equilibrati: e la questione di cui si discute di più è la Ferriera

Un manifesto per Roberto Cosolini, sindaco uscente e di nuovo candidato con il centrosinistra. In alto a destra Roberto Dipiazza (centrodestra) e in basso Paolo Menis, del M5S (ANSA foto)
Un manifesto per Roberto Cosolini, sindaco uscente e di nuovo candidato con il centrosinistra. In alto a destra Roberto Dipiazza (centrodestra) e in basso Paolo Menis, del M5S (ANSA foto)

Una delle molte città in cui si andrà a votare il prossimo 5 giugno per scegliere un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale è Trieste. Come anche a Torino, Napoli, Bologna e Cagliari, il sindaco uscente, che a Trieste è Roberto Cosolini, si presenta per un secondo mandato.

I candidati e i sondaggi
I candidati sindaco a Trieste sono undici. Roberto Cosolini si ripresenta come il candidato del centrosinistra ed è appoggiato da PD, SEL, Verdi, UDC e PSI. Nel 2011 la sinistra si era presentata compatta a sostegno di Cosolini; ora invece una lista di SEL sostiene il sindaco uscente. Il capogruppo di SEL Marino Sossi si è candidato in modo autonomo con la lista Sì-Sinistra per Trieste, espressione di Sinistra Italiana: ha 68 anni ed è il candidato più anziano. Il presidente del consiglio comunale Iztok Furlanic si presenta infine con Sinistra unita, unione dei due partiti comunisti PCDI e PRC.

Il centrodestra, che alle amministrative precedenti aveva sostenuto quattro diversi candidati, ha trovato invece un accordo sul consigliere regionale del Friuli Venezia-Giulia eletto con NCD Roberto Dipiazza, che è già stato sindaco di Trieste per due mandati, dal 2001 al 2011: è appoggiato da alcuni liste civiche e da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Parte del centrodestra appoggia invece Alessia Rosolen che si presenta con la lista Un’Altra Trieste Popolare, di cui fa parte anche Forza Nuova.

Il Movimento 5 Stelle ha candidato Paolo Menis, 39 anni, impiegato di una società di informatica, che lo scorso febbraio ha vinto con 108 voti le primarie online del movimento. Ci sono poi Fabio Carini (Startup Trieste), Maurizio Fogar (No Ferriera Sì Trieste, si era candidato anche nel 2011 ottenendo poco più di mille voti) e tre candidati indipendentisti: Vito Potenza (Lista Vito Potenza), Giorgio Marchesich (Fronte per l’indipendenza) e Nicola Sponza (Uniti per Trieste, è il più giovane: ha 34 anni). I candidati che hanno possibilità di vittoria sono Cosolini, Dipiazza e Menis. Il quotidiano Il Piccolo dice che quello del prossimo 5 giugno sarà un “triangolare”, che la sfida tra Cosolini e Dipiazza rischia di essere «disturbata» dal candidato del Movimento 5 Stelle che potrebbe arrivare anche al ballottaggio. Sempre il Piccolo dice che nei sondaggi i tre candidati sono attorno al 25 per cento.

Che cosa si dice
La campagna sembra piuttosto dimessa. Cosolini, che nel 2011 per la campagna elettorale spese 190 mila euro più un contributo di 60 mila euro offerto dal PD, ha detto che quest’anno non saranno spesi più di 50 mila euro. Nel 2006 Roberto Dipiazza spese più di 250 mila euro per ottenere il secondo mandato, ma stavolta ha annunciato disponibilità molto inferiori.

L’argomento principale della campagna elettorale è la chiusura della Ferriera di Servola, quartiere di Trieste: è un complesso industriale specializzato nella produzione di ghisa che si estende per 560.000 metri quadri, chiamata l’ILVA del nord-est per le accuse di inquinamento ambientale e i rischi per la salute causati dall’emissione di polveri sottili. La Ferriera è al centro delle campagne elettorali di Trieste da molti anni.

Su undici candidati in campo, otto ne chiedono la chiusura: quelli sostenuti da liste civiche non legate a nessun partito e Menis del Movimento 5 Stelle. «La situazione di Servola è insostenibile», dice, e i suoi obiettivi sono un impegno a «fermare o limitare la produzione a fronte degli sforamenti oltre il limite di legge» e «chiudere l’area a caldo». Dipiazza (che è stato sindaco per due mandati) ha detto di essere «da sempre favorevole alla chiusura dell’area a caldo, avendo effettuato molti tentativi senza peraltro riuscirvi, anche a fronte delle esigenze dei lavoratori, ora ridotti a meno della metà». Dipiazza ha anche accusato Cosolini di avere «i dati ambientali da alcuni mesi» ma di non aver limitato comunque «la produzione della ghisa con un’ordinanza».

Roberto Cosolini, invece, sostiene che «dalla verifica dell’efficacia degli investimenti sulle emissioni dipenderà la prosecuzione o meno dell’area a caldo, mentre sono stati garantiti allo stato attuale non solo la continuità produttiva ma anche l’avvio del laminatoio e l’ampliamento del traffico marittimo». Nel suo programma Cosolini dice anche che l’industria è di importanza strategica per la città e propone un patto: «Ora che sono partiti investimenti importanti, le istituzioni, l’impresa, i sindacati ed i cittadini devono trovare una coesione nel supportare il progetto su basi industriali sostenibili».

Roberto Dipiazza, candidato del centrodestra, ha anche dichiarato che se sarà sindaco creerà un assessorato che dovrà occuparsi dei fondi europei: «Sarà determinante perché regione e governo di soldi non ne hanno più. Andrà gestito da un assessore con competenza specifica e che conosca le lingue». Dice che una delle sue priorità sarà creare occupazione («Se c’è lavoro, si risolvono tutti i problemi») partendo però da un punto: «Prima gli italiani triestini. Non sono razzista ma è il momento delle grandi decisioni. E dobbiamo chiudere le frontiere». Dipiazza propone anche un accordo con Venezia «per agganciarci ai loro 25 milioni di turisti all’anno». Paolo Menis, del M5S, pensa che la prima cosa da fare sia mettere in sicurezza i conti del comune e unire i piccoli comuni.