Cos’è il diaconato?

Se ne è parlato oggi per la generica apertura di Papa Francesco a renderlo accessibile per le donne: è una specie di sacerdozio di Serie B

(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
(GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Papa Francesco oggi ha incontrato in Vaticano una delegazione di circa 900 suore dell’UISG, una importante associazione internazionale di suore cattoliche. Dell’incontro si è parlato molto sui giornali perché il Papa ha fatto una generica apertura alla possibilità di aprire il diaconato – cioè una forma “minore” di sacerdozio – anche alle donne. Rispondendo a una domanda di una suora, il Papa ha lasciato intendere di voler istituire una commissione che studi questa possibilità, spiegando che «sarebbe fare il bene della Chiesa, chiarire questo punto».

Cos’è il diaconato
La parola diacono viene dal greco antico diákonos, che in italiano significa “servitore” o “cameriere”. È una figura presente sin dalle prime comunità cristiane come aiutante ufficiale di persone che ricoprono importanti cariche religiose, come i vescovi, e in generale come figura di sostegno per i sacerdoti, con i quali condividevano alcuni compiti perlopiù “pastorali” (cioè di insegnamento del Vangelo e gestione della comunità). Della presenza di diaconi si parla esplicitamente negli Atti degli Apostoli. Parallelamente, si sviluppò la consuetudine di ordinare come diaconi le persone che intendevano diventare sacerdoti. Negli anni il diaconato perse gran parte della sua centralità: nel Medioevo e fino ai primi del Novecento, era diventato solamente il passaggio precedente al sacerdozio (anche oggi, i cattolici che studiano per diventare sacerdoti devono passare un periodo di diaconato). La figura del diacono permanente, che cioè non intende diventare sacerdote, venne reintrodotta ufficialmente dalla Chiesa cattolica nel 1967, con una lettera apostolica di Papa Paolo VI.

Oggi il diacono, sia quello temporaneo sia quello permanente, svolge diversi compiti solitamente riservati al sacerdote, e in un certo senso è una figura intermedia fra un membro a pieno titolo del clero e un laico: può fare le benedizioni, battezzare, dare la comunione e leggere il Vangelo durante la Messa. Come specificato chiaramente dalla Conferenza episcopale italiana (CEI), l’associazione dei vescovi italiani, il diacono però non può consacrare l’eucarestia, cioè “trasmettere” la presenza di Dio nella particola che viene data ai fedeli durante la comunione. Una persona può diventare diacono anche se è sposata, ma se lo diventa da celibe non può più sposarsi. Per diventare diacono l’età minima è di 25 anni per i celibi e di 35 per le persone sposate. Non sono previsti voti obbligatori, a parte quello del celibato per le persone che diventano diaconi da celibi.

Il diaconato permanente e le donne
Da tempo gli studiosi delle prime comunità cristiane ritengono che all’epoca il diaconato fosse aperto anche alle donne: in un passaggio della lettera di San Paolo ai Romani, contenuta nel Nuovo Testamento, San Paolo parla chiaramente di una diacona di nome Febe che abitava a Corinto, in Grecia, senza descriverla come un’eccezione. Negli anni successivi il diaconato femminile ha probabilmente perso importanza, fino a scomparire in età moderna. Papa Francesco ha comunque limitato la sua apertura al diaconato: già in passato aveva spiegato che sulla possibilità di aprire alle donne il sacerdozio «la porta è chiusa».