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  • Sabato 7 maggio 2016

Cosa sta lasciando l’incendio in Alberta

Le foto dei danni nella città canadese di Fort McMurray, dove sembra di stare «sul set di un film post-apocalittico»

Un poliziotto cammina per le strade di Fort McMurray, Alberta, 5 maggio 2016 (EPA/RCMP ALBERTA)
Un poliziotto cammina per le strade di Fort McMurray, Alberta, 5 maggio 2016 (EPA/RCMP ALBERTA)

L’incendio che si è sviluppato una settimana fa in Alberta, una regione del Canada occidentale, non è ancora stato spento: finora ha bruciato un’area superiore all’intera città di New York e causato miliardi di dollari di danni. Circa 88mila abitanti di Fort McMurray, la città più colpita, hanno dovuto lasciare le loro case, ma il guaio è che l’incendio potrebbe espandersi ancora nei prossimi giorni. Il Globe and Mail, uno dei quotidiani più diffusi in Canada, ha scritto che secondo le autorità locali fra il 7 e l’8 maggio l’incendio potrebbe raddoppiare la sua area, e che ci vorranno settimane prima che venga spento.

Il fotografo Tyler Hicks del New York Times, che si trova sul posto per seguire le notizie sull’incendio, ha raccontato che sembra di stare «sul set di un film post-apocalittico»:

È chiaro che l’incendio si è esteso molto velocemente, anche se in maniera piuttosto casuale. Le persone non hanno avuto il tempo di portarsi dietro le loro cose più preziose e c’erano segni di una fuga avvenuta in preda al panico. Sulla strada che porta alla città, almeno una decina di macchine sono state abbandonate in mezzo alla carreggiata: ho immaginato che i loro proprietari abbiano cercato di scappare, siano rimasti intasati nel traffico e siano semplicemente saliti a bordo di altre auto.

Una gif che mostra l’espansione dell’incendio, elaborata dal Globe and Mail

Ma le fiamme sono anche state selettive: alcune aree sono state completamente rase al suolo, mentre altre sono state risparmiate, a seconda della direzione del vento. La periferia della città, coi suoi caseggiati al confine coi boschi, è stata distrutta. Eppure, su un terreno coperto di cenere, una bicicletta rosa shocking con le rotelle giaceva in disparte sul marciapiede, apparentemente integra e pronta per essere usata.

Migliaia di persone sono attualmente ospitate nei centri di accoglienza allestiti nelle città intorno a Fort McMurray, e altre arriveranno in queste ore: ieri un gruppo di ottomila persone che era scappato dalla città verso nord – dove c’era il rischio che arrivassero le fiamme dell’incendio – è stato salvato e portato in salvo con alcuni aerei dell’aviazione civile e militare. Per ora non ci sono notizie di morti o feriti gravi, mentre secondo una stima di giovedì gli edifici di Fort McMurray distrutti dall’incendio sono circa 1.600 (il Globe and Mail dice che venerdì le autorità locali non hanno avuto il tempo di aggiornare la cifra).

Altri ancora stanno facendo valutazioni più a lungo termine. Ancora prima dell’incendio, l’Alberta era una delle province più problematiche del Canada: la sua economia dipende in gran parte dai giacimenti locali di sabbie bituminose, usate per produrre petrolio, che da mesi fanno affari pessimi a causa del crollo globale del prezzo del greggio. Di recente migliaia di persone sono state licenziate – dall’aprile 2015 all’aprile 2016 nella provincia di Alberta ci sono stati 40mila posti di lavoro in meno – e altre migliaia si troveranno probabilmente in difficoltà a causa dei danni provocati dall’incendio. Cameron MacGillivray, il CEO di un’associazione che monitora le aziende che producono gas e petrolio, ha precisato che «finché l’incendio non verrà spento e capiremo quali danni ha causato, quali siti di produzione saranno chiusi e per quanto tempo, è molto difficile stabilire il suo impatto sulla forza lavoro locale».

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