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  • Giovedì 5 maggio 2016

I risultati delle elezioni locali nel Regno Unito

Il Labour è diventato il terzo partito in Scozia, dove ha vinto l'SNP, ma ha tenuto nel resto del paese

(Jeff J Mitchell/Getty Images)
(Jeff J Mitchell/Getty Images)

Aggiornamento del 6 maggio: Ieri nel Regno Unito si è votato per il rinnovo dei parlamenti in Scozia, Galles e Irlanda del Nord e per 124 amministrazioni locali in Inghilterra, oltre che per i sindaci di Londra, Bristol e Liverpool.

In Scozia ha vinto il partito indipendentista di sinistra Scottish National Party che però non è arrivato ai 65 parlamentari necessari per mantenere la maggioranza in Parlamento. Il partito Laburista è andato molto male ed è diventato il terzo partito del Parlamento, superato anche dai Conservatori: storicamente il Labour è sempre stato molto forte in Scozia, ma da alcuni anni a questa parte, soprattutto dopo il referendum sull’indipendenza dal Regno Unito, è diventato progressivamente irrilevante con cattivi risultati sia alle elezioni generali che, come in questo caso, a quelle locali. Il conteggio dei voti è finito: l’SNP è il primo partito e ha ottenuto 63 seggi (-6 rispetto al 2011), i Conservatori sono arrivati a 31 seggi (+16), il Labour a 24 (-13 rispetto alle elezioni del 2011), i Verdi avranno 6 seggi (+5) mentre i Liberal Democratici ne avranno 5.

La prima conseguenza del voto in Scozia, hanno fatto notare diversi osservatori, è che sarà molto difficile per l’SNP provare a organizzare un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito nei prossimi anni.

Anche in Galles il partito Laburista ha faticato, perdendo un seggio e ottenendo 29 seggi sui 60 del Parlamento locale. È andato bene il partito indipendentista di centrosinistra Plaid Cymru, che con 12 deputati eletti (1 in più di 5 anni fa) è diventato il secondo partito del Parlamento superando il partito Conservatore, fermo a 11 deputati. È andato molto bene invece lo UKIP, il partito anti europeista di estrema destra, che ha ottenuto 7 seggi in Parlamento per la prima volta nella sua storia.

Nelle elezioni per il rinnovo di 124 amministrazioni locali le cose sono andate meno peggio per il partito Laburista. In generale non ci sono stati risultati clamorosi e tutti i partiti sono bene o male riusciti a tenere dove dovevano. Il conteggio dei voti non è ancora terminato e per ora il Labour ha perso 28 seggi nei consigli locali ma ha perso la maggioranza solo in uno; anche il partito Conservatore ha perso qualcosa nel numero dei seggi e ha perso la maggioranza in almeno 2 consigli. Lo UKIP ha guadagnato nel numero di consiglieri, al momento è sicuro di averne eletti 30, ma non dovrebbe avere la maggioranza in nessuna delle amministrazioni per cui si votava.

I risultati per le elezioni in Irlanda del Nord stanno cominciando molto lentamente ad arrivare, e si stanno ancora contando i voti per il sindaco di Londra (per ora è in vantaggio Sadiq Khan, il candidato laburista, ma i risultati definitivi non arriveranno prima del pomeriggio)

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Giovedì 5 maggio nel Regno Unito si voterà per rinnovare 124 amministrazioni locali, in alcuni comuni si eleggerà anche il nuovo sindaco (per esempio a Londra, Liverpool e Bristol) e si eleggeranno i nuovi membri dei parlamenti locali di Galles, Irlanda del Nord e soprattutto Scozia. Il voto in Scozia è quello più seguito e raccontato dai giornali locali e internazionali, per la storia del partito che è attualmente al governo e per le conseguenze che i risultati potrebbero avere sul referendum che si voterà nel Regno Unito il prossimo mese per decidere se il paese debba rimanere nell’Unione Europea o lasciarla.

Galles
In Galles si voterà per rinnovare i 60 seggi dell’Assemblea nazionale. Sono favoriti i Laburisti, che avevano vinto le elezioni anche nel 2011. Secondo i dati degli ultimi sondaggi, però, il Labour è ai suoi livelli più bassi dal 2010. Plaid Cymru, partito di centrosinistra che sostiene la costituzione di un Galles indipendente all’interno dell’Unione Europea, è dato al secondo posto e risulta in ascesa anche il partito di estrema destra UKIP. Per i Laburisti sarà probabilmente molto difficile, secondo gli analisti, mantenere l’attuale numero di deputati; se il partito dovesse ottenere anche solo uno o due seggi in meno rispetto al 2011, probabilmente sarà costretto a fare una coalizione con Plaid Cymru o con i Lib Dem, come accadde rispettivamente nel 2007 e nel 1999.

Irlanda del Nord
Si eleggeranno i 108 membri dell’Assemblea legislativa. Sono favoriti il Democratic Unionist Party (DUP), il maggior partito protestante nord-irlandese, e il partito cattolico e indipendentista Sinn Féin (SF). L’Irlanda del Nord è da poco uscita da una crisi di governo causata da alcune tensioni fra gli Unionisti (i protestanti, detti anche Lealisti perché sono fedeli alla corona britannica) e i Repubblicani (i cattolici, che chiedono l’annessione dell’Irlanda del Nord all’Irlanda). La crisi si era aggravata a seguito di un omicidio avvenuto nel 2015 a Belfast, la capitale: lo scorso settembre il primo ministro, il protestante Peter Robinson, aveva nominato temporaneamente la ministra delle Finanze del suo governo, Arlene Foster, come sua sostituta.

In gennaio Arlene Foster era stata ufficialmente nominata nuovo primo ministro, prima donna a ricoprire l’incarico. Il Guardian dice che l’unica vera domanda per l’Irlanda del Nord che mette in secondo piano tutte le altre sarà: dal 5 maggio ci sarà un primo ministro unionista o nazionalista?

Scozia
Circa 4 milioni di elettori votano oggi per rinnovare i 129 membri del Parlamento regionale scozzese il cui mandato durerà 5 anni. Per la prima volta in un’elezione legislativa potranno votare anche i cittadini e le cittadine di 16 e 17 anni. Alle votazioni del 2011 lo Scottish National Party aveva vinto 69 seggi e aveva formato un governo di maggioranza.

Sondaggi Scozia

La Scozia è tradizionalmente di sinistra: il partito più votato è sempre stato il Labour. Dal 2010 però, e in particolare dopo il referendum sull’indipendenza del 2014, che vide il Labour schierarsi per il No insieme ai Conservatori, lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon è cresciuto sempre di più. Lo SNP era uscito sconfitto dal referendum per l’indipendenza scozzese: il 55 per cento degli scozzesi aveva votato a favore della permanenza nel Regno Unito, portando l’allora leader dello SNP Alex Salmond a dimettersi e facendo pensare a una probabile crisi del partito. Il risultato è stato invece un rafforzamento del movimento indipendentista e l’avvicinamento alla politica di molte persone che prima se ne disinteressavano. In breve tempo il partito ha visto aumentare di molto il numero dei suoi iscritti e la decisione del Labour di schierarsi con i Conservatori e contro lo SNP nel referendum sull’indipendenza aveva contribuito alla sua crisi.

Le elezioni politiche del Regno Unito del maggio 2015 avevano confermato questa tendenza: i Conservatori di David Cameron avevano ottenuto una vittoria netta e la maggioranza assoluta al Parlamento. I Laburisti avevano perso 26 seggi rispetto alle precedenti elezioni, i Liberal-Democratici avevano avuto un crollo perdendo 49 seggi, lo UKIP ne aveva guadagnato uno solo. E lo Scottish National Party aveva invece avuto un grande successo in Scozia, dove aveva ottenuto 56 seggi su 59, 50 in più rispetto alle elezioni precedenti: quasi tutti sottratti al Labour.

I sondaggi dicono che i nazionalisti vinceranno con circa il 50 per cento dei voti e dovrebbero nuovamente ottenere un numero sufficiente di seggi (almeno 65) per poter formare una maggioranza. Laburisti e Conservatori, i due principali partiti nazionali, sono dati da settimane praticamente alla pari anche se diversi sondaggi dicono che i Conservatori sono in leggero vantaggio. Tra i partiti più piccoli, i Verdi potrebbero per la prima volta superare i Liberal-Democratici.

Una nuova netta vittoria di Nicola Sturgeon – il cui carisma personale ha un certo peso nell’ascesa dello SNP – potrebbe rafforzare la sua posizione e darle un pieno mandato per portare avanti le ambizioni secessioniste del suo partito. In tutto questo sarà molto importante il risultato del referendum sulla cosiddetta “Brexit” del prossimo giugno. I nazionalisti sono favorevoli alla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, ma pensano che un’eventuale uscita giustificherebbe l’organizzazione di un nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia.