Pinterest sta andando meglio

Ma sta andando abbastanza meglio? Il sito delle immagini-segnalibro cresce ma piano, ed è ancora percepito come una cosa "da donne"

Pinterest, il sito per prendere nota di cose trovate online attraverso segnalibri visivi (“pin”) sotto forma di immagini, sta iniziando ad avere successo fuori dagli Stati Uniti, dove è stato fondato 6 anni fa. A fine aprile la società ha annunciato che, per la prima volta da quanto esiste, circa la metà dei suoi 100 milioni di utenti mensili si era collegata dall’estero, ripagando gli investimenti degli ultimi anni per fare conoscere Pinterest a un pubblico internazionale, con versioni locali del sito tradotte in varie lingue (compreso l’italiano). I numeri del servizio sono ancora molto bassi se confrontati con gli oltre 1,65 miliardi di iscritti di Facebook, o i 300 milioni circa di Twitter, ma – anche se la sua fondazione risale al 2010 – Pinterest si considera ancora una startup e non ha particolare fretta di crescere. Il valore della società è stimato intorno agli 11 miliardi di dollari e si parla da tempo di una sua quotazione in borsa, che potrebbe portare nuovo denaro per fare ulteriori investimenti grazie alla vendita delle sue azioni.

I piani di Pinterest prevedono l’utilizzo di una strategia commerciale all’estero simile a quella adottata finora negli Stati Uniti. Nei paesi in cui ha una maggiore presenza – Francia, Germania, Regno Unito, Giappone e Brasile – il sito ha avviato la funzione “Featured Collections”, che gli utenti statunitensi conoscono già da qualche tempo. Sono collezioni di segnalibri messe insieme da marchi e personaggi famosi, che vengono mostrate agli iscritti quando cercano qualcosa attraverso il motore di ricerca interno di Pinterest. Nel Regno Unito tra i partner scegli da Pinterest ci sono per esempio il marchio di abbigliamento Burberry, alcuni presentatori televisivi e il cuoco Jamie Oliver, conosciuto per i suoi libri e programmi sulla cucina.

Pinterest ha anche in programma una campagna pubblicitaria, che inizierà nel Regno Unito, su siti, televisione e cartelloni per mostrare il funzionamento del sito e la sua utilità per scoprire nuove idee o risolvere problemi di vario tipo. L’obiettivo è trasmettere un concetto cui i responsabili dell’azienda tengono molto: Pinterest non è un social network vero e proprio, è un servizio per mettere insieme cose trovate in giro online e che servono in primo luogo a se stessi. La società sta cercando di differenziarsi il più possibile dai social network più affermati, come Facebook, cercando di ritagliarsi uno spazio online dove la concorrenza è meno agguerrita.

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Dato che non è quotato in borsa, Pinterest non è tenuto a rendere pubbliche molte informazioni sulle sue finanze. Da notizie circolate in modo informale alla fine dello scorso anno, la società prevedeva di produrre 170 milioni di dollari di ricavi nel 2015, ma il dato non è stato confermato né smentito dagli interessati. I responsabili del sito dicono comunque che tra il 2014 e il 2015 i ricavi sono aumentati di cinque volte e che ci sono “piani molto ambiziosi” per il 2016. Di recente il sito ha ricevuto un importante aggiornamento per diventare più stabile e veloce, novità che riguarda anche le applicazioni per smartphone, criticate in passato per essere poco affidabili e complicate da usare. Migliorare l’esperienza d’uso del sito era del resto una promessa fatta da tempo dai suoi responsabili.

Pinterest produce ricavi attraverso le pubblicità mostrate sulle pagine del suo servizio. I contenuti sponsorizzati sono abbastanza mimetizzati con il resto dei pin, e funzionano più o meno come i contenuti sponsorizzati su Instagram. Un marchio apre un account su Pinterest, gestisce i suoi pin e ogni tanto ne sponsorizza qualcuno per fare in modo che sia messo in evidenza nelle bacheche di Pinterest dove gli altri utenti raccolgono i loro pin. In questo modo fanno arrivare nuove persone verso i loro siti, dove possono vendere prodotti o farsi ulteriormente pubblicità.

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Questo tipo di pubblicità, in cui il contenuto promozionale è mimetizzato tra quelli condivisi dagli altri utenti, è stato talvolta criticato per essere eccessivamente invasivo sui siti e social network che lo impiegano. A Business Insider, il cofondatore di Pinterest Evan Sharp ha spiegato che sul suo sito gli utenti si aspettano di trovare spunti e segnalazioni delle aziende: sono alla ricerca di idee e nuove fonti d’ispirazione, quindi in questo caso una pubblicità in tema con ciò che stanno cercando non è molesta, ma può rivelarsi molto utile. L’azienda intende comunque sperimentare nuove forme di pubblicità e per questo, ormai da qualche tempo, ha aperto una divisione che si occupa dei contenuti sponsorizzati e che fornisce assistenza ai marchi che vogliono farsi pubblicità sul suo sito.

Nonostante i risultati incoraggianti, diversi osservatori sono scettici circa le prossime evoluzioni di Pinterest, da un lato perché la sua crescita continua a essere lenta, dall’altro perché non è ancora riuscito a vendersi agli utenti come una cosa diversa dai classici social network e vincere alcuni pregiudizi. Il più grande è legato all’essere percepito come un servizio “da donne”, definizione che per qualche tempo hanno dato gli stessi responsabili del marketing di Pinterest, definendolo un sito con un pubblico “femminocentrico”. Sharp ce la sta mettendo tutta per rimuovere questa visione e dimostrare che Pinterest può servire a tutti, senza discutibili distinzioni di genere:

Non diamo molti dettagli specifici su come sono i nostri utenti, ma non stiamo cercando di nascondere nulla. C’è questa percezione per cui è un sito da donne. È sicuramente vero che le donne lo adorano, ma è ugualmente utile per quelli come me. Intendo, io sono un uomo e uso Pinterest. Pinterest è ideale per la moda da uomo, la cucina, se ti piace il fai-da-te, ci sono un sacco di idee per questo. Se ti piacciono le motociclette, c’è qualcosa anche per quello, quindi per sua natura Pinterest non è legato a un genere più di un altro.