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  • Domenica 1 maggio 2016

Come nacque il tiro da tre punti nel basket

Fu introdotto per aumentare lo spettacolo e rendere pericolosi anche i giocatori più bassi; poi fu scartato, poi ripreso di nuovo, oggi è usatissimo

Una partita dell'ABA giocata il 10 novembre 1970 tra Oakland Oaks e Miami Floridians (AP Photo/Toby Massey)
Una partita dell'ABA giocata il 10 novembre 1970 tra Oakland Oaks e Miami Floridians (AP Photo/Toby Massey)

Per un pezzo degli anni Sessanta e Settanta le squadre di basket americane erano divise in due leghe, spesso in competizione tra loro. C’era la American Basketball Association (ABA), che era stata fondata nel 1967 e che era conosciuta per essere molto innovativa e per proporre iniziative a volte piuttosto bizzarre; e poi c’era la National Basketball Association (NBA), che era stata fondata a New York nel 1946, anche se per i primi tre anni di vita aveva un altro nome. Allora si giocava un basket diverso rispetto a oggi, e anche il basket giocato nelle due leghe non era lo stesso. Per esempio nel 1967 la ABA introdusse in maniera un po’ sperimentale il tiro da tre punti, che pare fosse comunque già stato inventato molto prima.

«I fan adoravano il tiro da tre punti. Era notevole, ma era anche qualcosa che si poteva praticare a casa. Era un tiro a cui si poteva aspirare», ha raccontato il sito 99percentinvisible. Introdurre il tiro da tre punti fu il modo con cui George Mikan – l’allora commissario dell’ABA, da alcuni definito “profetico” – cercò di rendere il gioco più spettacolare e imprevedibile, e guadagnare spettatori a scapito della NBA. Secondo Mikan il tiro da tre avrebbe dato ai giocatori più bassi «una possibilità di segnare e aprire la difesa, così da rendere il gioco più bello e apprezzato dai tifosi».

Il primo ricordato e importante tiro da tre fu segnato il 13 novembre del 1967 da Jerry Harkness dell’ABA. Quella sera si giocava Indiana Pacers-Dallas Chaparrals e a un secondo dalla fine della partita i Pacers erano sotto per 116 a 118. La palla arrivò a Harkness, che giocava nei Pacers, con una veloce rimessa dal fondo: Harkness lasciò partire la palla con un gancio fatto con la mano sinistra dal fondo della sua metà campo, mentre i giocatori di Dallas stavano ancora festeggiando per il tiro appena segnato da John Beasley, che aveva portato Dallas in vantaggio. Ricorda il sito della NBA: «E poi la palla rimbalzò miracolosamente sul tabellone ed entrò nel canestro, zittendo quelli che stavano festeggiando. I giocatori dei Pacers pensarono immediatamente che Harkness avesse pareggiato la partita, segnando due punti e portando la sua squadra ai supplementari». Harkness ha raccontato quello che successe dopo: «Stavamo uscendo dal campo per prepararci al supplementare quando Joe Belmont venne da me e mi disse: “Jerry, è finita. Era un canestro da tre punti”».

Quando nel 1976 la ABA e la NBA si unirono – rimase solo la NBA, che inglobò quattro delle sei squadre che giocavano nel campionato ABA – molte delle sperimentazioni introdotte dalla ABA furono considerate eccessive e non vennero riprese: tra queste ci fu anche il tiro da tre punti. Questo anche perché la ABA si era creata una certa reputazione: per esempio nell’aprile del 1975 aveva organizzato uno show decisamente particolare tra il primo e il secondo tempo della partita tra Indiana Pacers e Utah Stars. Si chiamava “Victor: the wrestling bear” e la locandina dell’evento diceva così: «Victor sarà alla partita per affrontare alcuni noti lottatori come Chet Coppock, il direttore dello sport di WISH-TV, Reb Porter di WIFE radio e parecchi altri avversari speciali. Se il tempo lo permetterà, Victor combatterà anche con un paio di tifosi». Victor era un orso.

locandinaLa locandina della partita tra Indiana Pacers e Utah Stars che si giocò nell’aprile del 1975 (remembertheaba.com)

Il tiro da tre punti, una delle invenzioni che più hanno cambiato il gioco del basket, fu introdotto nella NBA solo nella stagione 1979-1980: era il primo anno in NBA di Larry Bird e Magic Johnson e sui giornali sportivi americani si parlava del trasferimento del forte Bill Walton dai Portland Trail Blazers ai San Diego Clippers. Per i primi anni il tiro da tre punti non raccolse grandi entusiasmi. Il New York Times lo definì più volte un “trucco” e diversi allenatori ne parlarono come qualcosa di poco utile. L’allora allenatore dei Phoenix Suns, John LacLeod, disse: «Potrebbe cambiare il nostro gioco alla fine dei quarti ma non ho intenzione di pensare a degli schemi apposta per tirare da sette metri. Penso che sarebbe un basket molto noioso». Il presidente dei Boston Celtics, Red Auerbach, disse che la sua squadra non ne aveva bisogno e teorizzò che la ragione dietro all’introduzione del tiro da tre punti fosse «la diffusione del panico nelle televisioni per i brutti ascolti» delle partite.

Il primo canestro da tre punti della storia della NBA fu probabilmente segnato da Chris Ford, giocatore dei Boston Celtics, durante la prima partita della stagione 1979-1980, quella che i Celtics giocarono contro gli Houston Rockets. Per diverso tempo il tiro da tre punti fu comunque usato solo come soluzione per recuperare uno svantaggio, spesso negli ultimi minuti della partita: non era parte normale del gioco e non era certo considerato una buona opzione di gioco. Nella stagione 1979-1980 la media di tiri da tre tentati per partita da ciascuna squadra era meno di 3. Per avere un’idea: nella stagione attuale la media è stata di più di 23 tiri da tre tentati a partita, di cui oltre 8 segnati (i Golden State Warriors, la squadra che più di tutte basa il suo gioco sui tiri da tre, ne ha tentati quest’anno più di 30 a partita).

In un certo senso il tiro da tre punti cominciò fin da subito a cambiare le logiche del basket, come ha raccontato Hubie Brown, ex allenatore sia della ABA che della NBA, in un libro pubblicato nel 2007 dedicato alla storia dell’ABA. Brown ha spiegato che non fu facile far entrare nella testa dei suoi giocatori che era necessario difendere su un tiratore avversario già a sette metri e mezzo da canestro, una cosa che fino a quel momento non si era mai fatta. E non fu facile per gli allenatori convincersi a dare il via libera sul tiro da tre punti ai propri tiratori. Anche gli stessi giocatori dovettero adattarsi al nuovo gioco. Come ha scritto il sito USA Basketball, Michael Jordan è stato un esempio evidente di queste difficoltà. Jordan esordì in NBA nel 1984 (in quella stagione il tiro da tre fu introdotto nel campionato italiano). Nei quattro anni precedenti aveva giocato a North Carolina, una squadra di college della NCAA (il campionato universitario americano) dove non era ancora stato introdotto il tiro da tre punti. Nelle sue prime quattro stagioni in NBA Jordan non tirò mai da tre punti con percentuali realizzative superiori al 20; negli anni poi migliorò parecchio, arrivando anche a medie superiori al 35 per cento.

Nel corso degli anni Novanta e Duemila le cose cambiarono, anche se alcune resistenze al tiro da tre punti rimasero. Diversi giocatori diventarono degli specialisti, cambiando sia il modo di giocare a basket delle loro squadre – più aperto e meno dipendente dal gioco dei giocatori più alti sotto canestro – che le singole partite. Uno dei tiri più famosi e celebrati degli ultimi anni è quello che segnò Ray Allen, uno dei migliori specialisti di sempre del tiro da tre, alla fine di gara-6 dei playoff NBA del 2013: Allen fece un canestro fuori equilibrio a cinque secondi dalla fine della partita contro i San Antonio Spurs, pareggiando la gara. I Miami Heat, la squadra di Allen, riuscirono poi a vincere quella partita e la successiva, vincendo il titolo NBA.

Del tiro da tre – dei suoi vantaggi e di come sta cambiando il gioco – si è discusso in particolare nelle ultime due stagioni, soprattutto per i numeri incredibili fatti registrare da Stephen Curry, giocatore dei Golden State Warriors e considerato uno dei migliori tiratori di sempre nella storia della NBA. Il tema però non è legato esclusivamente alle prestazioni di Curry e degli Warriors delle ultime due stagioni. Già alla fine dei playoff del 2014, diversi giornali e siti sportivi americani avevano cominciato a discutere della possibilità di allontanare ulteriormente la linea da tre dal canestro, di modo da rendere più complicata la vita dei tiratori. Per esempio Grantland si chiedeva se il tiro da tre non fosse diventata una soluzione troppo facile per i giocatori contemporanei: durante le finali dei playoff di quell’anno, giocate tra i San Antonio Spurs e i Miami Heat, gli Spurs segnarono da tre punti con il 47 per cento dei tentativi, una percentuale molto alta. E anche gli Heat non andarono troppi distanti. Nonostante le ampie e approfondite discussioni degli ultimi anni, la decisione di allontanare ulteriormente la linea da tre punti rispetto agli attuali 7,25 metri non è ancora stata presa.