Da dove vengono gli enormi profitti di Facebook

Da tutti quanti noi, una decina di dollari a testa, ricorda un articolo del New York Times a commento dei dati del primo trimestre

(LLUIS GENE/AFP/Getty Images)
(LLUIS GENE/AFP/Getty Images)

Il modo in cui Facebook prospera, si espande e introduce nuove funzioni – in pratica: come riesce a fare soldi – è così ovvio e noto che ormai non ci pensiamo più: ma in un recente articolo, il New York Times si è fermato a ricordarci il suo funzionamento.

Quello che fate mentre aspettate l’autobus o quando vi prendete una pausa del lavoro è la spiegazione più esauriente di un terremoto in corso nell’economia e nei media.

Perché quello che facciamo, in una grandissima parte dei casi, è controllare Facebook. E la maggioranza di noi lo fa più a lungo che cercare cose su Google, leggere Twitter, controllare i dati di borsa su Yahoo o leggere articoli come questo.

E questa attrazione incessante, che si può soddisfare sia su uno smartphone che su un computer, spiega come mai Facebook stia andando più forte di qualunque altra società tecnologica. La vostra dipendenza fa arricchire Facebook. Detta più gentilmente, le vostre interazioni intellettuali ed emotive su Facebook lo fanno diventare un eccellente posto per metterci della pubblicità.

Il New York Times è tornato sul tema per spiegare i risultati ottenuti da Facebook nel primo trimestre del 2016, diffusi mercoledì e giudicati enormi dagli analisti. In Canada e negli Stati Uniti Facebook ha incassato 11,86 dollari di pubblicità per ciascuno dei suoi utenti. In generale i suoi ricavi sono aumentati del 50 per cento rispetto all’anno precedente, mentre il profitto netto è aumentato del 200 per cento. Si è parlato moltissimo dei dati incredibilmente positivi di Facebook anche per il fatto che negli stessi giorni società come Apple, Twitter e Google hanno annunciato dati piuttosto deludenti. Ultimamente Facebook sta messo meglio persino di Google, malgrado Google prevalga nel numero dei visitatori mensili (32,3 miliardi a marzo, contro i 29,5 di Facebook) e nei ricavi, dove Google è avvantaggiato dal fatto che mostra la sua pubblicità a persone che stanno effettivamente cercando quelle cose. Ma il guaio di Google è che ha costi di gestione molto maggiori. E soprattutto su Facebook gli utenti stanno molto più a lungo per ogni sessione, 17 minuti, rispetto ai 9 di Google: cosa che rende Facebook molto più attraente per gli inserzionisti.

Il New York Times spiega anche che in questi giorni ci sono stati molti commenti sul rallentamento di Apple. Il suo problema, sostengono i suoi critici, è che ha puntato troppo su un unico prodotto, iPhone: non appena le vendite di iPhone sono rallentate, anche Apple ne ha subito pesantemente le conseguenze. Anche Facebook, però, ha investito tutto sul modello di ricavi dipendente dalla pubblicità: e se i suoi utenti dovessero ridurre la quantità di tempo che gli dedicano ogni giorno – alla fermata dell’autobus, in ufficio, e in tutti gli altri momenti della giornata – anche Facebook potrebbe avere un problema, casomai emergessero dei concorrenti. Ma per ora non si vede questo rischio: e fino a quel momento, faremo guadagnare un sacco di soldi a Mark Zuckerberg.