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  • Mercoledì 27 aprile 2016

La politica estera americana secondo Trump

Prevede l'espansione dell'esercito statunitense ma non ha soluzioni per la guerra in Siria, tra le altre cose

Donald Trump (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)
Donald Trump (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

Mercoledì Donald Trump, il candidato favorito alla vittoria delle primarie presidenziali americane dei Repubblicani, ha tenuto il suo primo discorso riguardante esclusivamente temi di politica estera. Trump ha parlato all’hotel Mayflower di Washington, poco lontano dalla Casa Bianca, proponendo tra le altre cose un aumento significativo delle spese militari e un contemporaneo disimpegno dei soldati americani da diverse zone del mondo. Il Wall Street Journal ha scritto che «il discorso è sembrato essere in parte un tentativo di mostrare Trump come un personaggio serio e un potenziale capo delle forze armate», dopo mesi di affermazioni molto dure, approssimative e criticate. Diversi giornali americani hanno definito le idee di Trump come un cambiamento netto rispetto alla diplomazia statunitense degli ultimi decenni.

Trump ha criticato la politica estera sia dell’amministrazione Obama – che avrebbe contribuito all’ascesa dello Stato Islamico (o ISIS) – sia dell’amministrazione di George W. Bush – che con l’invasione in Iraq del 2003 avrebbe destabilizzato l’intero Medio Oriente. Trump ha detto che la sua priorità sarà quella di espandere ulteriormente l’esercito americano aumentando il numero di soldati, navi e aerei da guerra, e modernizzare l’arsenale nucleare degli Stati Uniti. Ha anche detto che gli Stati Uniti dovranno rivedere le loro alleanze, soprattutto con i paesi europei, e valutare se uscire da alcune organizzazioni internazionali che finora sono state centrali nella politica estera nazionale, per esempio la NATO.

Come ha notato il Wall Street Journal, Trump non ha affrontato alcuni dei temi più complessi che riguardano l’attuale politica estera americana. Per esempio non ha dato indicazioni precise su cosa farebbe da presidente per risolvere la guerra in Siria, una delle questioni su cui Obama è stato più criticato, soprattutto dai Repubblicani. Trump non ha nemmeno citato altre sue proposte molto controverse: per esempio la costruzione di un muro al confine tra Messico e Stati Uniti, che nelle sue intenzioni dovrebbe bloccare gli immigrati che entrano illegalmente in territorio americano; e l’estensione dell’uso della tortura da parte delle autorità statunitensi nei confronti dei terroristi.

Trump viene considerato molto meno preparato su temi di politica estera rispetto a Hillary Clinton, la principale candidata Democratica alla presidenza, e in passato è stato criticato anche dai neoconservatori del suo stesso partito. Clinton, oltre ad avere una grande esperienza politica, è stata segretaria di Stato della prima amministrazione Obama. Tra le altre cose, Trump ha anche cercato di legare le proposte di Clinton alla politica estera di Obama: «Il nostro obiettivo è la pace e la prosperità, non la guerra e la distruzione. Il modo migliore per raggiungere questi obiettivi è attraverso una politica estera disciplinata, ponderata e coerente. Con Obama presidente e Clinton segretario di Stato abbiamo avuto l’esatto opposto – una politica estera incosciente, incoerente e inutile, che ha tracciato nella sua scia un percorso di distruzione».