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  • Mercoledì 27 aprile 2016

I coraggiosi bibliotecari di Timbuctu

Nel 2012 hanno trafugato di nascosto 350mila antichi manoscritti, salvandoli dagli estremisti islamici che li avrebbero distrutti

Alcuni antichi manoscritti maliani fotografati il 16 marzo 2004 (AP Photo/Ben Curtis)
Alcuni antichi manoscritti maliani fotografati il 16 marzo 2004 (AP Photo/Ben Curtis)

Negli Stati Uniti è appena uscito il saggio The Bad-Ass Librarians of Timbuktu (And Their Race to Save the World’s Most Precious Manuscripts) – “I tostissimi bibliotecari di Timbuctu (e la loro impresa per salvare i manoscritti più preziosi al mondo)” – in cui il giornalista Joshua Hammer racconta la storia del bibliotecario maliano Abdel Kader Haidara: nel 2012 insieme ai suoi colleghi ha salvato 350mila antichi manoscritti dalle forze di al Qaida, che avevano conquistato la città. È uno dei rari casi in cui oggetti storici e culturali (anche se per dimensioni molto inferiori al complesso archeologico di Palmira, in Siria) sono stati messi in salvo da estremisti islamici, che li avrebbero distrutti, o da trafficanti che avrebbero approfittato di una situazione instabile.

In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal e in uno pubblicato sul National Geographic Hammer racconta in breve la storia di Haidara. Inizia negli anni Ottanta, quando l’allora giovane bibliotecario viaggiò nel deserto del Sahara e lungo le rive del Niger per recuperare e mettere in salvo decine di migliaia di antichi testi della tradizione islamica e secolare del Mali. Fino al 1993 Haidara lavorò all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, un importante archivio fondato negli anni Sessanta dall’Unesco.

manoscritto timbuctuUn antico manoscritto che necessita un restauro dopo essere stato danneggiato, a Bamako, in Mali, il 27 gennaio 2015 (AP Photo/Baba Ahmed).

Oggi Abdel Kader Haidara ha 51 anni. Nell’aprile del 2012, di ritorno da un viaggio di lavoro, trovò Timbuctu sotto il controllo di un migliaio di estremisti islamici legati ad al Qaida. Temendo che le centinaia di migliaia di rari manoscritti arabi conservati nelle biblioteche e negli archivi della città (oltre che nella sua collezione privata) fossero distrutti, Haidara organizzò un’operazione di salvataggio insieme ai colleghi dell’associazione delle biblioteche di Timbuctu, che aveva fondato 15 anni prima. Temeva che gli islamisti avrebbero distrutto i manoscritti perché mostravano una visione tollerante dell’Islam: risalgono perlopiù al XV e XVI secolo, quando la città era un importante snodo commerciale e ospitava più di 150 università. Alla fine di questo periodo, a causa dell’invasione dell’esercito marocchino, gli studiosi maliani furono venduti come schiavi a Fez, e Timbuctu subì un declino culturale.

Nella collezione privata di Haidara ci sono testi di astronomia, poesia, matematica e medicina scritti in un periodo di grande sviluppo culturale del Nord Africa. Il pezzo con più valore è un’edizione del Corano di piccole dimensioni realizzato nel XII secolo: le pagine sono fatte di pelle di pesce essiccata e alcune lettere del testo, scritto in inchiostro blu, sono decorate con gocce d’oro.

 

manoscritti timbuctu 2004Alcuni antichi manoscritti maliani fotografati il 16 marzo 2004 all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, in Mali (AP Photo/Ben Curtis).

Haimara ci aveva visto giusto: nel gennaio del 2013 i miliziani di al Qaida diedero fuoco all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, che conservava tra 60mila e 100mila manoscritti in contenitori climatizzati per evitarne il deterioramento. Nel frattempo Haidara era riuscito a metterne molti al riparo. Qualche mese prima aveva vinto una borsa di studio della Fondazione Ford di circa 10 mila euro per andare a studiare inglese a Oxford e riuscì a convincere la fondazione a utilizzare il denaro per far uscire i manoscritti da Timbuctu. Insieme a parenti, archivisti, impiegati delle biblioteche e guide turistiche della città organizzò il trasporto dei manoscritti da Timbuctu alla capitale del Mali, Bamako, più a est e fuori dal controllo di al Qaifda.

manoscritti mali bruciatiDue uomini cercano di salvare qualcosa dalle ceneri di antichi manoscritti all’Istituto Ahmed Baba di Timbuctu, il 29 gennaio 2013 (ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images).

Haidara e i suoi aiutanti comprarono delle casse di metallo e di legno, utilizzarono barili di benzina come contenitori e studiarono un percorso a tappe per far viaggiare in modo sicuro il carico di manoscritti. Per otto mesi, di notte, centinaia di volontari portarono le casse caricate sugli asini da un posto sicuro all’altro. Il “contrabbando” di manoscritti era difficile soprattutto a causa dei checkpoint: quelli dei jihadisti nella zona intorno a Timbuctu, e quelli dell’esercito del Mali nella zona sotto il controllo del governo. Alcuni manoscritti vennero anche danneggiati durante le perquisizioni di soldati e guerriglieri in cerca di armi. Nel gennaio del 2013 l’esercito francese intervenne nel Nord del Mali: nel frattempo gli islamisti avevano distrutto 4.000 manoscritti di Timbuctu, una piccola percentuale se si considera che in totale la città ne ospitava quasi 400mila prima nel 2012. Oggi Haidara vive a Bamako e vorrebbe riportare i manoscritti a Timbuctu, ma la situazione nel Nord del Mali è ancora instabile.